Sono le 17.30 del 23 settembre 2011 e la ragazza guarda fuori dal finestrino le increspature dolci delle colline del centro Italia. E così il giorno è (quasi) arrivato e il Freccia Rossa fila diritto verso Roma, dove Paola e Emanuele diranno Sì per poi volare veloci nel più lontano Est, verso la luce rarefatta di un mattino di Hong Kong.
La ragazza ha i capelli raccolti in un’acconciatura un po’ retrò, perché la parrucchiera uzbeca di Milano (ottimista) le ha promesso che così i boccoli resisteranno al viaggio, alle ore e alla notte, per essere sciolti domani. La ragazza pensa a Paola e alla sua vigilia forse insonne, all’emozione che proverà a vederla entrare in chiesa, e sa che sarà una giornata radiosa di sole e di vento, affacciata sul mare.
Ci sono date sul calendario che scandiscono solstizi più o meno consapevoli, e questa è una di quelle. La ragazza non è avvezza agli appuntamenti di lunga scadenza, preferisce per natura improvvisare, ma quella data è stata rassicurante come una boa in mezzo al mare, che da domani le mancherà. “Quella data è un frangiflutti” ha pensato tante volte, mentre i suoi giorni si stropicciavano in pieghe inaspettate. E poiché da oggi anche la velocità della luce potrebbe non essere più una certezza, e la vita si diletta a improvvisare, assecondare la corrente è forse il solo modo per andar lontano.
La ragazza compila nella sua mente un elenco, l’elenco delle cose che non avrebbe mai immaginato di vivere, scoprire, provare, e sa per analogia che ci sono altri elenchi ad aspettare. E respira forte questa bella sensazione di non saputo e libertà, mentre il treno graffia l’Appennino.
E mentre Milano aspetta a testa in su i pezzi di un vecchio satellite abbattersi dal cielo, la ragazza pensa che allo stesso modo ricadono sui nostri giorni presenti i frammenti dei giorni trascorsi, dopo esplosioni avvenute molto lontano da qui. Solo che talvolta quei pezzi di corpi e storie passate volteggiano leggeri come petali di rosa, o chicchi di riso fuori da una chiesa.