- Ciao Alessandro.
- Ciao Teresa, sei tornata?
- Da qualche settimana. Passavo da queste parti, e ho pensato di venire a salutarti! Disturbo?
- No, tutt’altro … Vedo molta gente, ogni giorno, passare, lanciare uno sguardo e andare oltre… Avevo proprio voglia di parlare con qualcuno.
- Ti inviterei a un aperitivo, ma non sei mondano, e so che non bevi da un po’…
- Eh sì, un bel po’ davvero.
- Mi sembri accigliato, Alessandro. Tutto bene?
- Me lo dicono tutti, o almeno lo pensano. Ma è risaputo quanto possano ingannare le apparenze! Certo, però…
- Sono tempi difficili.
- Ci sono stati tempi più difficili, e altri ne verranno… Ma ci sono anche tanti segni di speranza. Sai, alla mia età si vedono le cose da un’altra prospettiva. E poi, la Provvidenza…
- Proprio ieri parlavo di te con i miei alunni…
- Hai ripreso a insegnare?
- Sì, era destino! Dicevo, proprio ieri ti portavo a esempio tra i miei alunni… Pochi conoscono Milano come te, pochi la sanno descrivere come tu fai… Un giorno di questi magari te li porto tutti qui, così gli racconti qualcosa…
- Non è una buona idea, a quell’età si annoiano sempre con me.
- Sì, ma poi ti riscoprono da adulti. Anche io, quando andavo a scuola… Alessandro, ma tu ami ancora Milano?
- Sempre. Vorrei però vederla dall’alto, almeno qualche volta, e in certe giornate limpide allungare lo sguardo fino al Resegone… Invece trascorro ogni stagione in questa piazza a me così familiare, circondato da eleganti palazzi, a un passo dalla mia vecchia dimora.
- Eh già, con alle spalle quella chiesa di San Fedele dove…
- Ma adesso vai, Teresa, si sta facendo buio. Non mi abituerò mai all’elettricità, eppure qui le luci sono sempre fioche.
- Rimarrei volentieri a parlare ancora un po’…
- Vai, è meglio.
- Va bene, ti saluto. Stammi bene. Ci vediamo presto!
E Teresa se ne va, in “quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così splendido, così in pace”.