… e anche quest’anno è accaduto: la primavera ha un orologio biologico inappuntabile.
Così, da un giorno all’altro, macchie di chiome fiorite bianche e rosa (che ieri, potremmo giurarlo, non c’erano) decorano gli alberi dei viali. Una pioggia di luce torna a colorare le geometrie dei palazzi, mentre il tramonto rosso, oltre l’obelisco di piazza Cinque Giornate, esplode quando ormai i negozi vanno abbassando le saracinesche.
Ma se la natura trova il modo di rispettare le scadenze anche in mezzo a un giardino di cemento, non si può certo dire che le milanesi non facciano altrettanto. Meno di una settimana fa era ancora inverno e diluvio, eppure si era già pronti al cambio di stagione (ma di nascosto, come cospiratori). E così, di punto in bianco, doppiato il 21 marzo, ecco spuntare ad ogni angolo ragazze senza calze e signore in calze a rete chiare, il nero cede il passo, le giacche di lana e di pelle prendono il posto dei piumini e dei cappotti pesanti. Esplosione di colori, ma senza esagerare (siamo a Milano). Perfetto.
Teresa si guarda attorno, compiacendosi della puntualità con cui Milano si apre alla nuova stagione. Per lei l’inverno è stato breve, lei che poco più di un mese fa sguazzava nell’estate argentina. E Teresa non può fare a meno di pensare che sia stata davvero una fortuna quella di tornare in tempo per osservare Milano mutare pelle, entrare in primavera.
(maledetta primavera)