Voi mollate? Io no

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 Salone internazionale del Libro 2011.  In realtà non amo granché i saloni e le fiere. Anche quando andavo alla Buchmesse di Francoforte ho sempre ritenuto che fosse più un’occasione per farsi vedere e che per concludere realmente qualcosa. Avevo comunque alcuni appuntamenti per questa edizione e, alla fine, sono stato soddisfatto di esserci andato. Salvo che per i piccoli editori è difficile che si scoprano libri che, avendo l’opportunità di vivere in una grande città attrezzata con ampi bookstore o comunque con librerie ben fornite, non si possano trovare. Più interessante è captare quelle che possono essere indicazioni sullo stato attuale dell’editoria. La mia analisi, ribadisco, è molto personale e influenzata da quelle che sono le ‘mie’ prospettive, quindi forse non valida per tutti. Però ho un’esperienza di lavoro quotidiano e intenso in editoria da 23 anni e forse qualcosa conta. Inoltre ci sono alcune osservazioni di carattere personale che mi fa piacere condivide con autori o aspiranti tali.

Diciamo subito che non è un momento particolarmente favorevole. I lettori forti, quelli che si interessano al libro non come oggetto ma come ‘contenuto’, che hanno un loro gusto (quale che sia) e cercano prodotti in grado di soddisfare le loro esigenze sono, a mio parere, in una fase di stallo. Non sono di meno, ma neanche di più. Mi fa piacere vedere molti giovani che vengono visitare eventi di questo tipo, sicuramente in numero maggiore di quanti ne veda effettivamente nelle librerie. Cosa significa? Se ci si sofferma a osservare i visitatori –attività decisamente più illuminante dell’esame dei singoli stand- si percepisce un fatto che forse sappiamo già. Chi si interessa attivamente di libri… quasi sempre ha un interesse professionale. Si cercano nuovi editori, si valutano nuove proposte ma l’interesse vero è quello di trovare nuovi spazi per sé. Bene da un lato, perché dimostra spirito di iniziativa. Meno bene per un altro profilo. Il numero di chi consuma libri(e li compra per leggerli che è poi la linfa del settore) resta un po’ a latere di queste manifestazioni.  Valuto l’antologia, la collana del piccolo editore per vedere se potrà prendere il mio manoscritto, non tanto per quello che propone. Il grosso editore, l’ho già ripetuto diverse volte, mi pare più interessato ad accalappiare un pubblico che acquista l’oggetto libro convinto da altri fattori (pubblicità indotta da serie televisive, moda, personaggi famosi, un particolare titolo perché è un must) che magari allargano il numero degli acquirenti occasionali (ossia quelli che comprano effettivamente un libro,non parliamo di leggerlo, una o due volte l’hanno) ma tralascia completamente lo ‘zoccolo duro’ che invece cerca prodotti di qualità e recupererebbe volentieri a prezzi onesti anche volumi del passato. L’ingresso dell’editoria digitale nel settore è , a mio avviso, ancora in una fase di Far West. Il grosso editore mi sembra non capire esattamente la  potenzialità del mezzo (si pensi al fatto che i  libri periodici  adesso raramente concedono liberatorie dai contratti dei titoli chiaramente introvabili perché usciti in edicola per un mese, ma NON li sfrutta proponendoli a prezzi moderati e onesti in digitale, per cui ci sono moltissimi testi che restano bloccati…) e preferisce produrre a un prezzo alto e chiaramente sconveniente versione di best seller recentissimi che, con la differenza di pochi euro, il lettore ancora preferisce acquisire in cartaceo. In questo territorio ancora… senza legge(in senso figurato, non è che non esita una normativa contrattuale) fioccano nuove proposte che sono per gli autori ancora da valutare. Al momento c’è un ritorno di immagine più che di guadagno vero e proprio. A mio parere per un autore è il momento degli esperimenti, solo tra un paio d’anni vedremo chi si è mosso meglio, chi ha garantito all’autore un minimo ritorno economico che è la condicio sine qua non proporre testi scritti apposta per il web invece di riciclare semplicemente il proprio repertorio.

Malgrado la situazione non certo incoraggiante… sono uscito dal salone con una nuova carica di energia. Qui entriamo sul personale. Un po’ è il mio carattere che è così. Non mi piace gettare la spugna o piangermi addosso. Molti di voi lo sanno. Ho appena compiuto 50 anni di cui 23 dedicati anima e corpo all’editoria con molte soddisfazioni ma moltissime delusioni. Dovrei mollare? Non vi è venuta mai – a voi che siete sicuramente più giovani e magari anche più bravi di me – la tentazione di fronte al continuo atteggiamento volto disincentivarla vostra creatività, di smettere e dedicarvi ad altro. Chi sente di seguire questa strada si accomodi pure. Una scrematura tra tanti aspiranti scrittori attirati da motivazioni che poco hanno a vedere con l’istinto di raccontare, ci vuole. Non è la prima volta che lo dico. Se non avete le qualità per fare questo lavoro, statevene a casa. Tanto di guadagnato per tutti. Ci sono mille altre attività che potete fare senza venire a togliere spazio a chi lavoro a professionalmente. Ma oltre la voglia di raccontare, il desiderio di primeggiare è necessaria anche un’altra qualità che è la costanza, la capacità di adattarsi, di non perdersi d’animo e cercare nuove strade, escludendo quelle che non portano a niente, per percorrere anche con un minimo di rischio quelle che ci possono portare a qualcosa. Perlomeno tentammo, scriveva Forsythe ne I Mastini della Guerra…vale anche per gli scrittori. Sono tornato dal salone del libro con la mente piena di idee, di contatti, di prospettiva. Non so esattamente se tutto quello che sto programmando in questo periodo avrà un seguito fortunato. Me lo auguro, ma neanche mi faccio troppe illusioni. Nondimeno sto seguendo diverse strade nuove (di cui la pubblicazione digitale è una ma non l’unica), sto sviluppando nuovi progetti. Insomma se con i 50 anni viene il momento di fare qualche consuntivo, ho anche capito però che stare troppo a… consuntivare… non è di grande aiuto. In tutto, nella vita privata come nel lavoro, son convinto che la passione e l’entusiasmo si debbano affiancare alla professionalità. Situazione difficile? Sì,ma quando mai non lo è stata? Negli ultimi anni ho dovuto accantonare diversi progetti di fronte a dei muri di gomma…che poi sono gli stessi che incontravo dieci anni fa. Solo che adesso la risposta ‘ C’è la crisi’ evita a chi ti vuol dire no un sacco di spiegazioni. La realtà è che, vent’anni fa come oggi, ci possono essere mille ragioni per non fare un libro e una sola per farlo: basta volerlo. Ma se non lo volete voi che siete autori, chi sperate abbia fiducia nelle vostre capacità? Diamoci da fare dunque per elaborare nuovi progetti, provare nuove strade e non darci per vinti alla prima difficoltà. Buon lavoro a tutti.

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18 Responses to Voi mollate? Io no

  1. Redazione Altrisogni says:

    Interessante analisi. Ottima.
    Mollare? No.
    Come disse qualcuno, “Tutti gli uomini sanno cosa è giusto, ma solo gli Spartani lo fanno”

  2. Beppe says:

    Prof, devi assolutamente passare alla configurazione con due monitor…sei veramente indietro :-D

    P.S. Sottoscrivo la tua analisi, e comunque alla fine la qualità paga….molto alla fine però

    • ilprofessionista says:

      Nudi alla meta? ahahahah pensate a quanti si sono persi in questi anni… come diceva Clint’ Non perdetevi d’animo perchè se l ofarete voi sarete morti e gli altri avranno vinto’

  3. andrea-tortellino says:

    Come al solito, lucido e spietato… da Prof. insomma!

  4. Hot says:

    Dopo 23 anni la pellaccia è dura… ormai con quello che hai affrontato in questi anni ti sai difendere bene. Ma così non può essere per chi ha più ambizione che talento e prima o poi si rende conto che tanta, troppa fatica, non viene ricambiata da risultati paragonabili… e ci rinuncia! Il guaio è che la situazione è talmente frustrante che porterà anche chi il talento lo ha davvero a rinunciare… e questo è un vero peccato!
    Il vero mistero è come mai, ogni tanto, qualche signor nessuno riesca a trovare un suo spazio senza nemmeno lontanamente meritarlo… incredibile!

    • ilprofessionista says:

      Hot:hai perfettamente ragione. Ogni giorno vedo schiere di ‘signori nessuno’ che approdano in posti in vetta. E’ sempre stato così sin dal 1989 quando ho cominciato a lavorare professionalmente nell’editoria ma probabilmente lo era anche prima, in un’epoca in cui mi affacciavo a questo mondo per tentativi e pubblicare un raccontino o un articola non pagati mi pareva già una vittoria. Questo per dire che non sono la politica o i tempi a dettare le regole dell’ambiente. E’ fatto così, estremamnte spietato. Ti rdirò di più, negli anni passati in più occasioni ho avuto la possibilità di pubblicare in libreria con editori ‘grossi’ e ogni volta ho messo nel mio lavoro tutto l’entusiasmo e le mie capacità. Poi mi sono sentito tradito dalla mancanza di promozione di diffusione,da certe incomprensibili logiche personali e aziendali che, anche di fronte a non ceracati ma inequivocabili riconoscimenti critici(indimenticabile quello di un funzionario della Nord che mi disse.Ma quante copie ti fa endere la recensione di Pachciano sul sole24 ore” Non lo so, è un lavoro tuo caro il mio esperto di marketing,non mio) facevano di tutto per sminuire il mio lavoro. Non credo che sia un’esperienza unica. Al momento cerco nell’entusiasmo, nella rinnovata fiducia che qualcosa possa cambiare ma soprattutto nel piacere di raccontaree nella consapevolezza di conoscerlo bene questo lavoro, laspinta per continuare. se dopo questi anni ancora sopravvivo vuol dire che forse non ho sbagliato tutto. invece vedo alle mie spalle alcuni- non tutti-fuochi di paglia che, convinti di aver sfondato conun solo libro e magari la promessa di un secondo, poi sono spariti dopo essere passati a strombazzare di essere scrittori di successo. Sai a chi alludo. però,per loro come per altri che pure ritengo meritevolimi dispiace. perchè comunque vedo persone meno dotate di loro ma forse più ‘corazzate’ psicologicamente riuscire a restare almeno a galla. E’ un sentiero durissimo e quella frase che ogni tanto cito di Oliver Stone :’ che si vinca o si perda si gioca ogni maledetta domenica’ ,è più che mai valida. Me la ripeto tutti i giorni.

      • Hot says:

        Conosciamo entrambi persone che pur di farsi pubblicare farebbero carte false… per questo esistono gli sciacalli dell’editoria a pagamento: c’è chi ha il massimo dell’orgasmo vedendo il suo nome su una copertina, anche se poi il libro se lo è pagato lui!
        Non tanto diverso è però il discorso di chi, dopo essere riuscito a pubblicare un romanzetto mediocre (ma anche, a volte, più che dignitoso) cede alle lusinghe delle sirene dell’editoria che propongono allettanti contratti (capestro) per i prossimi cinque libri nel corso di un paio di anni… o che riempiono di lusinghe e promesse il giovane autore che appare “trendy” (almeno quel mese)… ma talvolta si ritrova sbranato da queste sirene tentatrici… e professionalmente bruciato!
        Forse, allora, bisogna avere la forza di Odisseo… spalmarsi le orecchie di cera… non lasciarsi tentare e proseguire per la propria strada! :)

        • ilprofessionista says:

          verissimo ,Hot. Purtroppo c’è un meccanismo a ruote dentate in editoria di fronte al quale l’autore, a prescindere dalle proprie capcità, si ritrova difeso. Ecco, mi sento di dire che noi narratori un po’ siamo ingenui, quando qualcuno ti dice di apprezzare il tuo lavoro ci crediamo comunque senza immaginare secondi fini. Alla fine diventa un po’ complesso distinguere tra le promesse vere e quelle mendaci. Di errori del tipo di quelli che elenchi ne ho commessi anche io, inutile negarlo…l’importante è non fermarsi e cercare strade diverse. Al momento, devo ammettere, che l’editoria ‘grossa’ quella per cui ho sempre lavorato è in mano a persone che non sempre hanno la competenza per il posto che occupano..mi sembra che però avvenga in tutti i campi da altre attività alla politica, allo sport.il compromesso da trovare è quello tra la propria creatività e la salvaguardia del proprio interesse. qualche volta però ci sono scommesse incerte…sta al fiuto personale se accettarle o meno. magari mantendo un atteggiamento cauto. Purtroppo se è pur vero che questo è un mondo dove spicca chi si auto esalta è sempre meglio non vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato… perchè quello là fuori è un grizzly con unghie e zanne affilatissime e…al cuore, Ramon, devi sparare al cuore :-)

  5. bastet says:

    Sono d’accordissimo sull’atteggiamento che ti porta a cercare nuove strade, sono allergica alle consuetudini abitudinarie a meno che abbiano una base solida e ricca di emozioni, ma seppur siano ancora pochi ci sono dei giovani che si applicano con costanza, passione e metodo. Una mia giovane amica ha aperto una casa editrice con una concezione legata alle avanguardie.
    Scrive: La letteratura (intesa quindi non tanto come insieme di testi quanto come sistema di comunicazione fossile) è già stata pubblicata, anche quella contemporanea. Per questo non ci occupiamo di letteratura ma di scrittura.
    Cos’è allora la scrittura?
    La scrittura è metodo, forma verbale, codice linguistico in quanto strumento di dialogo tra realtà.
    La capacità di cercare nuove strade e inventarle se non esistono è di pochi, mi sento tra questi. Certo che non è facile ma chi vuole la comodità? Anche a 50 anni…

  6. Fabio Lotti says:

    Sono d’accordo nel non mollare e percorrere anche nuove strade ma un minimo di autocritica no? Se sono dieci anni che i tuoi progetti ti ritornano indietro tutta colpa degli altri? Sono domande serie che ho fatto anche a me stesso e non provocatorie.

    • ilprofessionista says:

      Caro fabio, come forse non saiin 20 anni di progettiche ho portato in porto e con successo ce ne sono moltissimi, una certa percentuale anche molto altadi rifiuti e insuccessi è fisiologia anchzi se tu lavorassi professionalmente in questo campo invece di fare sempre il grillo parlante sapresti che per realizzare dieci progetti devi proporne 10.000… L’autocritica la lasciamo, dopo un certo numero di anni passati eprednere per buone critiche fatte solo per scoraggiare e avvilirti, a seguaci di quei regimi che costringevano ad autoflagellazioni prima di deportarti nel lager.
      Purtroppo non sempre si può partire avvantaggiati, e molte volte, moltissime,il lavoro che hai cercato di fare al meglio vienevanificato da incompetentiche nonci capiscono niente. E, di questo sono consapevole, se non fai il botto subito la stradaè tutta in salita.
      ma la migliore dote di un autoreè saper incassare e tirare diritto.
      nessun pugile ha mai vinto un incontro accusando il dolore. nessuno ha mai raggiunto un obiettivo facendosi travolgere dalle critiche.
      si arriva in fondo credendo i nse stessi. Anche quando, come sicuramente succede a me, si sbaglia, Io , in retrospettiva, sono felice dei miei errori. Rimpiango solo le volte in cui per dar retta a chi mi chiedeva di modificare il mio lavoro. In quelle occasioni ho prodotto testi di cui non ero convinto per cui certamente non buoni che di certo non mi hanno datto niente in termini di successo. ogni volta in cui ho creduto inun progettoe sono riuscito a farlo concretamente, al di là delle semplici cifre,ne ho ricavato enormi soddisfazioni.

  7. Fabio Lotti says:

    Ti sono veramente grato di questa risposta sincera come era stata sincera la domanda. Una bella risposta. Non sono un grillo parlante (cosa vuoi che dica) ma un toscano schietto e nella vita sono stati proprio i miei migliori amici a farmi le critiche e le domande più imbarazzanti.

    • ilprofessionista says:

      schiettezza volevi e shciettezza hai avuto..però adesso cerchiamo di dialogare in maniera costruttiva..il prossimo post sarà su libri o film..parleremo di quello , ok? :-)

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