ANDRE’ HELENA

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Qua sotto il testo del mio intervento al convegno sul noir francese in occasione del festival Serravalle noir 2010 frutto della collaborazione fra l’Assessorato alla cultura del Comune di Serravalle Pistoiese e l’Associazione Amici del giallo di Pistoia. Al convegno hanno partecipato ospiti illustri come Serge Quadruppani e Luigi Bernardi.

ANDRE’ HELENA

André Hèlèna è stato a lungo un autore misconosciuto nel suo paese, la Francia, che lo ha riscoperto di recente dedicandogli due numeri della rivista Polar, uno studio sulla rivista 813 e un’esposizione alla biblioteca di letteratura poliziesca. In Italia è in corso la ripubblicazione di molti dei suoi romanzi ad opera di una casa editrice di Cagliari, Aìsara.
Era nato nel 1919 e muore nel 1972 minato dall’alcool. Un vita piuttosto breve ma molto intensa.
Stupirà sapere che a diciassette anni, nel ‘36, a Parigi è assistente durante le riprese del film di Arsenio Lupin. Pubblica nello stesso anno il suo primo libro di poesie. Partecipa alla guerra civile spagnola e nel’44 è imboscato nei Pirenei. Dopo la guerra si sistema a Parigi e fa un po’ tutti i lavori che gli capitano. Pubblica una rivista di poesie e per una questione di firme false finisce in prigione.
L’esperienza lo segnerà: entrerà nel meccanismo giudiziario e farà la conoscenza della vita del carcere e dei metodi della polizia, così lontani dagli interrogatori in guanti di velluto di Maigret e dei suoi ispettori.
Tuttavia i personaggi dei poliziotti che ritrae nei suoi romanzi non sono tutti dei violenti: c’è il corrotto per istigazione di una donna sbagliata, c’è il violento per il piacere puro di esserlo, c’è quello che cerca di fare il suo dovere, cercando i veri colpevoli.
Ho riassunto brevemente la biografia di Hèlèna perché tutte le sue esperienze confluiscono nelle sue opere. Per vivere diventa un forzato della scrittura: gli editore gli chiedono di scrivere continuamente per alimentare le molte collane di polizieschi, molto di moda all’epoca. Ma per dare un’idea della sua produzione basta ricordare che nel ‘52 scrive undici romanzi, nel ‘53 diciotto e dieci nel ‘54.
Nel suo primo romanzo noir “I poliziotti hanno sempre ragione”, pubblicato nel 49, traspare la sua esperienza in prigione.
Crea personaggi seriali e pubblica sotto pseudonimo, anche femminile, che utilizza per i romanzi erotici. Scrive anche una cinquantina di romanzi porno. In trent’anni di carriera scrive duecento romanzi. La quantità non va a scapito della qualità. Niente da invidiare, in quanto a polizieschi e noir, al suo contemporaneo molto più celebre e fortunato, il belga Simenon.

Autentiche perle sono”Il gusto del sangue”, “I clienti del Central Hotel”, “Un uomo qualunque”, “La vittima”.
“I clienti del Central Hotel”, scritto nel’ 59, dopo una lunghissima serie di lavori su commissione, è un insolito noir corale.
Siamo a Perpignan, alla vigilia della liberazione della Francia dall’invasione tedesca.
Al Central Hotel della cittadina si trovano casualmente riunite persone di varie nazionalità, tutte con un passato ambiguo e un presente incerto.
Basato sui dialoghi fra i clienti e quasi tutto “girato” nella hall e nelle camere dell’hotel si sarebbe prestato per una riduzione cinematografica o teatrale, se soltanto l’autore avesse avuto maggior fortuna editoriale. I personaggi entrano ed escono, per lo più in coppia. Si tratta di donne bellissime e fatali, ex poliziotti alla ricerca di un riscatto personale, agenti segreti, ebrei in incognito, contrabbandieri e trafficanti, soldati tedeschi a caccia di evasione, un’ambigua proprietaria. Hanno tutti qualcosa da nascondere.
Quello che accomuna tutti i personaggi è il senso del cambiamento imminente e per molti di loro irreversibile, dell’assenza del futuro che li fa agire in base agli istinti primordiali, il sesso sopra a tutto.
I festeggiamenti per la Liberazione apriranno un nuovo capitolo nelle vite di tutti, ma alla fine non ci saranno vincitori ma soltanto vittime: del rimorso, delle torture, della delazione, della droga, della violenza cieca della guerra. Tante piccole storie che si uniscono per fare la Storia con la S maiuscola.
Il tema dell’uomo vittima dell’ambiente, di se stesso, della Storia, è caro all’autore che lo racconta con tutte le sfaccettature possibili.. L’autore partecipa ala vita dei suoi personaggi, non li giudica mai, al contrario traspare sempre un senso di pietas per le sventure umane.
Ne “I clienti del Central Hotel” fra dire a un capo partigiano: “La guerra” disse Ramon “è un bordello, un’azienda di ubriachezza e un mattatoio. E’ il casino elevato al rango di istituzione internazionale.”(Pag. 163).
Il romanzo “La vittima” è un tipico noir. Si apre con la notizia, di taglio giornalistico, di uno stano incidente d’auto in cui ha perso la vita un uomo. Viene poi raccontato l’”incidente” in presa diretta e in terza persona. Nelle partizioni a seguire Héléna introduce i vari personaggi che raccontano le loro storie in prima persona che, come raggi di una ruota, si incontrano tutte in uno stesso punto.
La soluzione del caso, che arriva grazie all’acume e alla sensibilità di un ispettore, viene raccontata in terza persona.
Magistrali le descrizioni di personaggi e ambienti: in poche pennellate l’autore ci introduce nel loro mondo.
“Il mio cognome non solo è plebeo ma prosaico e addirittura ridicolo. Verblanc, Edgar Verblanc, ovvero Edgar Larva….L’unica cosa che mi ricordo è un appartamento tetro, mal illuminato, con mobili neri, miseri. Forse per rallegrare l’ambiente era stata messa una carta da parati scura ornata con fiori spenti.”
“…in casa nostra non solo non vedevamo mai il sole ma anche l’aria c’entrava a malincuore perché non poteva fare altrimenti:appena si aprivano le finestre, la casa veniva invasa dal puzzo per tutta la giornata. Il giorno dopo un altro lezzo rivoltante sostituiva quello del giorno prima.”

La foto della copertina di una vecchia edizione francese del romanzo di Andrè Hèlèna è tratta da : frenchbookcovers.blogspot.com

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