Due mesi di vacanza? Quando mai: impossibile rimanere lontano dalla parola scritta e dal bisogno di comunicarla. Perciò rompo dopo solo una settimana il mio silenzio per condividere alcuni pensieri che sviluppo da tempo, relativi al romanzo e alla narrativa in generale. Mi ricollego a quanto dicevo nel post sul Ritorno alle origini in riferimento alla struttura di Storia di Geshwa Olers:
Oggi non è più il tempo del romanzo strutturato in inizio, sviluppo e conclusione. Oggi la conclusione può essere l’inizio di tutto, l’inizio può diventare la conclusione e lo sviluppo manifestare le infinite sfaccettature della vita quotidiana.
Le riflessioni che seguono sono relative a qualunque cosa stia scrivendo o abbia scritto. Mi rendo conto sempre più che fin dalla prima pagina scritta il mio atteggiamento di fondo è sempre stato lo stesso.
In due parole…
Il romanzo che tende alla rappresentazione armonica e in sé conchiusa della vita, oggi è un puro frutto della volontà, distante da ogni sensata necessità dell’uomo contemporaneo. Un prodotto artificiale per un uomo del “si”. Il romanzo dev’essere aperto, multiplo e moltiplicatore, specchio della ricchezza di un essere umano immerso nel continuo tentativo di creare un puzzle di senso compiuto, impossibile da realizzare fino in fondo.