Davvero pensate che?

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Siete sempre sinceri con voi stessi? E con gli altri lo siete mai? Pensate di essere in diritto di dire sempre la vostra opinione, a costo di apparire maleducati, scortesi, ridicoli o fastidiosi? Siete dell’idea che valga sempre la pena di ribattere e contestare e illustrare minuziosamente il vostro punto di vista? Siete convinti che agli altri interessi sempre, necessariamente, conoscere il vostro parere su qualsiasi questione? Pensate che prendere gli interlocutori per noia o sfinimento sia una soluzione per uscire vincitori da un contraddittorio? Non vi viene mai il dubbio che la frase che affermate con orgoglio, soddisfazione e una punta di acidità possa essere accolta da un’alzata di spalle, uno sbuffo o un sorrisetto di scherno?

Siete fieri delle vostre scelte? Vi sono capitate per caso – un giorno camminavate per un viale o facevate la spesa al mercato e all’improvviso mentre infilavate il cartoccio con i fagiolini nella sporta vi siete scoperti pacifisti o vegani o seguaci di una religione alla moda – o avete impiegato anni a vagliare pro e contro, misurare distanze tra il vostro pensiero passato e quello in procinto di appartenervi, studiare testi e conoscere pareri e analizzare saggi e visionare video per avere un adeguato bagaglio di conoscenze da opporre a chi vi chiederà conto della vostra decisione? Pensate di avere il dovere morale di affliggere chiunque vi capiti a tiro con la dettagliata spiegazione della vostra etica? Vi sentite in dovere di salvare gli altri dalla possibilità di compiere una scelta in piena coscienza, qualora non sia quella che ritenete giusta per loro? Lottate per le vostre idee? E pensate che sia giusto farlo?

Cosa fareste per un amico? Soffrire insieme e gioire insieme sono attività che vi riescono ugualmente bene? La frase ‘sono contento per te’ ha un reale corrispettivo pratico? Vi sentite invadere di gioia se un amico ottiene un riconoscimento, o provate una punta di rincrescimento o di semplice indifferenza alla notizia? Preferite confortare o congratularvi? Asciugare lacrime o dare pacche sulle spalle? Siete ospiti migliori a un battesimo o a un funerale? Quanti sono i vostri amici? Due, tre, dieci, o tutti i 300 che avete aggiunto su Facebook? Vi sentite in dovere di accorrere in aiuto dei vostri amici se li vedete in difficoltà? Vi fa sentire meglio, indossare la candida uniforme da crocerossine? Avete bisogno di un capo-branco personale, un cane alpha che vi guidi e vi suggerisca la risposta giusta, la posizione da tenere, il lato della barricata su cui arrampicarvi? Aspettate il suo ok anche solo per scrivere la vostra opinione sotto un post su un social network, per essere sicuri di trovarvi dalla parte del vincitore? Non avete voglia, qualche volta, di perdere in proprio? O di usare parole vostre, e non servirvi vicariamente di quelle altrui?

Ho finito stamattina di leggere Non buttiamoci giù: sicuramente non il miglior libro di Nick Hornby, ma piacevole e divertente e ironico e intelligente nel porre le domande giuste: è chi ama la vita che si suicida? Quali sono le ragioni per andare avanti? Può, una persona scomparsa, tornare a casa solo per recuperare i suoi orecchini preferiti? E una bugia può riportare speranza e vita in una famiglia dolente?

La giornata di oggi è iniziata con la notizia dello sconcertante attentato compiuto nei pressi di una scuola di Brindisi: chi può aver fatto qualcosa di simile? Ma soprattutto, perché? La risposta probabilmente è molto più complessa e non-scontata di quanto tutti noi possiamo supporre.

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2 Responses to Davvero pensate che?

  1. lamate says:

    troppe domande maria. rispondo solo a due. per un amico farei di tutto, gioire, piangere, correre, cucire, sorridere, abbracciare. tranne che apprezzare un regalo che sembra fatto per dispetto.
    e sì. combatto per le mie idee. combatto, combatto, combatto.

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