Tutta colpa di Nigella Lawson

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Nutro un’insana passione per i cuochi televisivi. Passo serate a scrutare la perizia con cui affettano millimetriche rondelle di cipollotto senza asportarsi le falangi, a vagliare l’appetibilità delle ricette che propongono – ché si sa, la cucina inglese o degli Stati Uniti non è identica alla nostra e le cappesante con uova di quaglia fritte non le assaggerei mai, anche se magari sono squisite –, a fare il conto del numero esatto di volte in cui Simone Rugliati urla Signora Maria! Mi piacciono la didascalica calma di Laura Ravaioli, la sicurezza a un passo dalla superbia di Maurizio Santin, la sbrigativa eccentricità di Jamie Oliver; soprattutto, mi piace molto Nigella Lawson. Illustra spesso ricette di dolci, semplici ma appetitosi, di solito a base di cioccolato: ricette che non copierei senza qualche modifica, perché lei è di Londra e può permetterselo ma, ad esempio, io non metterei mai cucchiaiate di essenza di vaniglia nelle mie torte. Sono molto pigra, e parlo un inglese degno delle peggiori caricature di italiani in vacanza: per questo ho accolto con gioia la decisione di una nota rete satellitare specializzata in cucina e che si chiama come un crostaceo comunista di doppiare i programmi condotti da Nigella, abbandonando i sottotitoli. E per questo ieri, dopo aver posizionato la pentola per la pasta sul fornello acceso, mi sono precipitata davanti alla tv, a tentare di scoprire come, in assenza di una planetaria, potessi riprodurre i suoi brownies al cioccolato. Mentre, ignara di tutto, appuntavo le dosi di farina e zucchero, in cucina si consumava la tragedia: rotolo di scottex e relativo portarotolo, bilancia non-molto-precisa e oggetti di contorno ardevano in silenzio. Allertata dall’odore  – non certo dal semi-labrador che continuava a dormire beatamente – ho spento il principio d’incendio con una provvidenziale bottiglia d’acqua, e fatto il conto dei danni: i miei nervi, il semi-labrador offeso di essere rimasto chiuso fuori dalla cucina e di aver perso lo spettacolo, poche decine di euro. Chiederò i danni all’agente della cuoca tv.
Per un po’ di tempo, penso sia saggio che io mi astenga dalla cucina, o almeno da sciocche attività come accendere il fornello ed andar via. Per oggi, quindi, un’insalata gustosa e invernale, tipicamente siciliana: arance e finocchi, a tocchetti o a sottili rondelle, accompagnate da una punta di cipollotto tritato. Ci andrebbe anche l’aringa, che a me non piace: al suo posto, una citronette con olio extravergine, poco limone e delle acciughe diliscate sarà perfetta.
Il fuoco è sempre stato il mio terrore assoluto: dal primo incontro con le fiamme che avvolgevano la lavatrice dei miei zii (‘zia, il fuoco!’ – avevo un paio d’anni) non ho mai accettato di buon grado di accostarmi a barbecue o camini accesi o a nient’altro di scoppiettante. E non leggo mai libri in cui ci siano scene d’incendi: motivo per cui dovrò perdermi Cecità di Saramago. Un incendio c’è, però, in Il buio oltre la siepe, libro che ho amato. E che non fa neanche molta paura.

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4 Responses to Tutta colpa di Nigella Lawson

  1. Mirella says:

    Voto per “non lasciare pentole sul fuoco e andare via” piuttosto che per “non cucinerò per un po’ ” ^_____^
    Ma non puoi capire quanto mi piace ‘st’insalata (senza acciuga né aringhe però)!!! Con una punta di pepe è assoluta poesia *_______*
    Il “crostaceo comunista” m’ha fatto morire ^_____^
    Anch’io ho una insana passione per i cuochi in cucina (sto vedendo la replica di MasterChef USA mentre scrivo) quindi ti posso capire benissimo… anche se non ho molta abilità ai fornelli – anche se la mia “pasta coi broccoli a minestra” oggi ha avuto un discreto successo ^____^

    P.S.: è “Rugiati”, non “Rugliati”: Cuochi e fiamme lo guardo ogni giorno!

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