Ma ve lo ricordate Peter Hyams? Sì, quello di “Atmosfera Zero” (1981) con Sean Connery e “2010 l’anno del contatto” (1984) con Roy Scheider, o addirittura quello di “Capricorn One” (1977) con Elliott Gould. E va be’, gli anni Settanta-Ottanta sono passati da un pezzo, i soldi sono finiti e gli attori sono morti o in morte apparente indotta da alcol, droga e narcisismo. Così Peter giustamente si allontana dal mondo cinematografico e tira fuori il naso solo ogni tanto. Però poi alle cene di Natale la discussione cade sempre là: «John, figlio mio, perché continui a girare quelle ridicole bojate con Van Damme? Non ti è bastato che quel belga mi abbia rovinato la carriera con “Timecop” e “A rischio della vita”?» «Ma babbo, è il fantasma di un idolo marziale, e poi a cinquant’anni ha deciso che è il momento di combattere in video: quello cioè che ha rifiutato di fare sin dagli anni Novanta, quando ancora era vivo. Non merita di essere protagonisti di filmacci da due soldi?»
Peter è convinto e decide di contravvenire alla grande regola aurea («Al secondo film che fai con Van Damme, sei fottuto»). Sheldon Lettich, Ringo Lam, Tsui Hark, tutti sono crollati al secondo film: si è salvato solo John Woo che infatti ne ha fatto uno solo. Peter ne ha fatti due con J.C. e dopo è scomparso: è il tempo di farne un terzo!
“Enemies Closer” (2013) probabilmente ha avuto una genesi diversa di quella (apocrifa!) che ho raccontato, ma reputo più divertente vedere Peter Hyams intento a smerdarsi la carriera con un ridicolo filmaccio amatoriale, girato con due telecamere a mano e un paio di alberi come scenografia. Addirittura Hyams padre si fregia di firmarsi come curatore della fotografia: ho dei filmini delle vacanze girati mille volte meglio!
Perché la famiglia Hyams ha questo desiderio di creare spazzatura con Van Damme? E’ un mistero.
Malgrado la terrificante e assolutamente immotivata acconciatura di J.C., “Enemies Closer” è a sorpresa un film dalla sceneggiatura discreta, con degli spunti interessanti che sono qualitativamente superiori alla pessima resa in video.
Un aereo pieno di droga cade al largo di un’isola canadese, e un secondo dopo lo spettatore esplode: «Noooo, ma che è, n’altro film alla Cliffhanger? Abbasta!» E invece la cosa buona è che la sceneggiatura “sembra” alla Cliffhanger e invece cambia al volo e sfoggia qualche buona trovata, che in mano a professionisti avrebbe dato qualche ottimo risultato: trattandosi qui purtroppo di una massa di cialtroni ex professionisti, il risultato è davvero sprecato.
Grande sorpresa poi per J.C. cattivo. Negli ultimi tempi ha scoperto che gli riesce meglio che il buono, e qui è ancora più villain di Vilain, il suo cattivo ne “I mercenari 2“. Molto sopra le righe ma ci sta, visto che parliamo di un filmetto amatoriale che in qualsiasi scuola di cinematografia verrebbe bruciato sul posto.
Ci aspettiamo altri grandi ruoli da cattivo per J.C., anche se sappiamo che quando ci si aspetta qualcosa da lui è la volta che si rimane delusi: vent’anni fa gli chiedevo solo di combattere, visto che era un idolo marziale. Che ingenuo che ero…
Speravo anche io in Peter Hyams ma mi sa che ho sperato male, dismostrando i suoi limiti con dei budget risicati. La messa in video è davvero povera, e il digitale se non usato con criterio ammazza alla grande la fotografia. Van Damme comunque mi ha preso bene, anche se dopo aver visto Donnie Yen in Special ID ho iniziato a pensare che forse i nostri cinquantenni farebbero bene a cacar di meno il uallero.