“Nella Firenze dei Medici, qualcuno uccide in nome delle sette virtù. Solo un ragazzo può fermarlo. A quale virtù dovrà fare appello?” Questo interrogativo ci catapulta nel mondo de I Delitti delle sette virtù (Sperling & Kupfer), l’ultimo romanzo di Matteo Di Giulio.
Mi piace definirlo un romanzo moderno in quanto ha un ritmo incalzante e i colpi di scena ben calibrati ribaltano continuamente la prospettiva, costruito su una base storica credibile. Ma ora preferisco lasciare la parola all’autore che ci farà da guida per avventurarci nella sua Firenze di sangue e fuoco.
Benvenuto Matteo. Non è facile cimentarsi nella stesura di un thriller storico. Come ti sei preparato a questa nuova sfida?
Tornando sui banchi di scuola, o meglio della biblioteca, e studiando. Oltre a rivangare un’epoca che conoscevo poco, a cavallo tra Medioevo e Rinascimento – il mio romanzo è ambientato nel 1494 a Firenze -, ho dovuto scoprire, come un esploratore, una città che per me, che sono di Milano, presentava molte insidie. E’ stato un bel viaggio, istruttivo ma soprattutto affascinante.
Perché hai scelto di ambientare la vicenda nella Firenze dei Medici?
Tutto è nato da un personaggio che mi ha colpito. Un personaggio chiaroscurale, controverso, uno di quei personaggi in grado di appassionare i lettori, e gli scrittori, perché offre mille possibilità. Questo personaggio è Girolamo Savonarola. Scavando nella sua vita, mi sono imbattuto in una zona d’ombra, il progetto per la costruzione di un grande convento che non fu mai completato, e da lì ho colmato le lacune delle fonti con la fantasia, intrecciando le vicende reali con quelle del mio protagonista, uno straniero dal passato misterioso che arriva a Firenze e si trova coinvolto in una scia di brutali delitti.
Quali sono state le tue fonti di ispirazione?
Più che fonte d’ispirazione, uno stimolo alla sfida: Cuore di ferro di Alfredo Colitto, per il modo con cui ha saputo rendere immediata una storia complicata e dettagliata. Proprio parlando con Alfredo, diversi anni fa, quando stava per uscire il suo romanzo, gli avevo chiesto come fosse stato, per lui il passaggio dal genere noir metropolitano allo storico. Lui mi rispose che si era divertito moltissimo; e lo stesso è accaduto a me. Senza quella spinta inconscia, forse, mi sarei lasciato bloccare dai mille dubbi che attanagliano uno scrittore quando, cercando la propria strada, decide di cambiare direzione in maniera così netta.
Tre canzoni che sceglieresti come colonna sonora per I delitti delle sette virtù.
Per l’apertura: “Gli errori e di fronte a noi il nulla” dei The Death of Anna Karina. Una canzone che trasuda sofferenza, per una storia come la mia, cupa e senza speranza. Per le scene d’azione: “Razor” degli Unbroken. Selvaggia come un combattimento, cadenzata come una battaglia. Per la chiusura: “Will You Smile Again for Me” degli …And You Will Know Us by the Trail of the Dead. Una canzone che ha, nella mia testa, dei suoni drammatici perfetti (e che è stata usata anche in una delle mie serie tv preferite: The Shield).
Per saperne di più il sito ufficiale di Matteo Di Giulio è: http://www.matteodigiulio.com/
Foto di Tommaso Pellegrino