Ferite

Per non dimenticareCome saprete, non ho l’abitudine di seguire tv e telegiornali. Non mi piace il modo che hanno di riportare le notizie e il loro attaccamento alle sottane dei partiti, ma questo non vuol dire che non mi tenga informata. E dalla distanza, dalla mia Emilia ancora profondamente ferita dal terremoto, una terra che quasi non riconosco più, sono vicina alle vittime delle inondazioni che hanno colpito la Sardegna. Ho il cuore infranto nell’assistere alla ripetizione di tragedie che si potevano evitare in Italia, andiamo avanti così da decine di anni, senza che le amministrazioni abbiano le risorse, ma nemmeno la volontà, di attuare una politica di prevenzione. Lo dico con cognizione di causa, perché anche da noi, se fosse stato riconosciuto lo stato di sismicità con le dovute tempistiche (si parla di dati noti da almeno trent’anni) avremmo avuto capannoni e case a prova di sisma, avremmo avuto meno vittime e meno tristezza. Lo dico perché anche qui da noi le alluvioni sono causate dal territorio troppo sfruttato, lottizzato, disboscato, cementificato anche inutilmente, magari solo per tirare su due soldi alla vecchia maniera. Sono infinitamente triste per quello che sta succedendo in Sardegna, sono infinitamente stufa di dove vivere in questo stato di continua emergenza, continua campagna elettorale, continuo scarico di responsabilità. Il territorio è un bene di tutti: difendiamo il nostro territorio, difendiamo i nostri alberi, lottiamo per infrastrutture migliori, teniamoci stretta la nostra indignazione per quando tutto questo non sarà più sulle prime pagine dei giornali, perché sarà quello il momento in cui fare davvero qualcosa. Magari non da eroi, ma come individui responsabili.

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