Dark beauties: intervista a Lucio Parrillo

Come promesso, per celebrare l’uscita del suo Dark Beauties (Vittorio Pavesio Editore) ho incontrato Lucio Parrillo per una chiacchierata. Lucio non è solo un artista dal mostruoso talento, è una delle eccellenze italiane nell’illustrazione internazionale, un’autentica super-star celebrata soprattutto oltralpe e oltreoceano. Il suo portfolio annovera copertine per Marvel comics (Iron man, L’incredibile Hulk, Thor), copertine per le serie di Vampirella e Red Sonja, artwork per videogiochi “tripla A” come Forgotten realms, lavori per le carte di Magic the gathering e graphic novel per Soleil e Heavy metal magazine. Dark beauties sarà presentato nel corso dell’edizione 2013 di Lucca comics and games. Si tratta di un volume monografico che contiene materiale mai visto prima, un tributo alla femminilità più oscura e presenta un’ideale di bellezza feroce, con eroine notturne sospese tra l’incanto e l’orrore. In assoluta anteprima, Lucio mi ha concesso di pubblicare alcune tavole.

Ciao Lucio e benvenuto su Scritture Barbariche. Dato che l’argomento del post sono le “bellezze oscure” del tuo libro, la prima domanda non può essere che: come nasce Dark Beauties? Quali sono le fonti di ispirazione e le suggestioni?
Dark Beauties nasce da una mia esigenza di cambiare genere, dopo anni passati a disegnare personaggi super eroistici, guerrieri fantasy, draghi ed elfi. Avevo la necessità di dipingere qualcosa di diverso, qualcosa con cui dare sfogo alla creatività e alla fantasia, senza regole e senza imposizioni da parte degli art directors. Nella più totale libertà. Disegnare personaggi già esistenti, per quanto sia divertente, toglie un po’ di estro creativo a ognuno di noi artisti, non si è mai pienamente liberi di esplodere.

Oggi molti illustratori hanno abbracciato la scelta dell’illustrazione digitale. Le opere di questo portfolio sono realizzate a olio. Una sorta di legame con gli artisti del passato?
I miei lavori sono dipinti a olio o acrilico, con la classica tecnica tradizionale e in fine ritoccati in digitale prima di andare in stampa. Diciamo che un buon 20% è digitale: rifiniture, imperfezioni dovute alle scansioni e dettagli molto piccoli che sarebbe quasi impossibile realizzare a pennello (per via delle dimensioni ridotte). Per poter rientrare nei tempi di consegna ho dovuto lavorare su formati del tipo 35×50 o 35 x 70. Di conseguenza l’ausilio del digitale mi ha permesso di ottenere una definizione e una qualità quasi come se fossero stati dipinti di grandi dimensioni. Ormai il 90% degli illustratori al mondo lavorano interamente in digitale, niente in contrario, anzi, come dicevo prima sono uno di quelli che non disdegna l’utilizzo del pc, ma personalmente preferisco la pittura tradizionale su carta, tela, cartoncino perché dà emozioni e sensazioni diverse: la bellezza di spalmare del colore su una tela, di mescolare colori cremosi, di sentirne l’odore e soprattutto avere una tavola originale davanti agli occhi da riguardare, incorniciare ed esporre. Penso che la maggior parte degli illustratori digitali che sono usciti negli ultimi anni e che stanno invadendo il web siano molto avvantaggiati dai “trucchi” che i programmi di grafica oggi permettono. Sarebbe tutto molto diverso se si dovesse dipingere e imparare una tecnica pittorica come si faceva una volta. Ci vogliono anni di pratica, di studio, di esperienza, senza trucchi e scorciatoie. Se hai la stoffa e la perseveranza diventi un bravo pittore o illustratore altrimenti getti la spugna, proprio come succedeva una volta, quando per raggiungere un buon livello ci volevano anni di studio. Oggi con Photoshop o Painter e i vari programmi 3D si diventa dei “bravi pittori digitali” nel giro di qualche mese.

Nel corso della tua carriera, hai collaborato con i maggiori editori mondiali nel fumetto e nell’illustrazione. Tra tutte le tue opere, c’è un’illustrazione a cui sei particolarmente legato?
Sì, la mia caricatura! Ho dipinto quella tavola in Indonesia, dopo aver surfato il mio primo tubo. Ero talmente galvanizzato che non riuscivo a dormire. L’adrenalina accumulata dopo una giornata di Surf con onde fantastiche era talmente troppa che non prendevo sonno, così mi sono alzato in piena notte e ho buttato giù dei disegni di onde e surfisti. Alla fine ho ritratto me stesso in quell’attimo in cui stavo realizzando che sopra di me c’erano 2 metri e mezzo di parete di acqua azzurra che mi stavano avvolgendo, quasi chiudendo in testa. Solo pochi secondi per capire che ero all’interno di un tunnel di acqua ad un metro e mezzo di profondità e sotto la tavola c’era il reef tagliente. Una sensazione indescrivibile, senti una botta di adrenalina cosi forte che non hai il tempo di renderti conto, di ragionare. Tutto diventa istintivo, ti rannicchi più che puoi per prendere velocità, la tua mano sfiora la parete dell’onda come ad accarezzare questo gigante che potrebbe inghiottirti in una attimo, tra la gioia che esplode e la paura di schiantarti sul reef. Esco dal tubo….un urlo animalesco di gioia!!!! Il mio primo tubo! E chi riesce a dormire? Adrenalina pura!

Sono sempre incuriosita dal “dietro le quinte” dell’illustrazione, quindi non posso fare a meno di chiederti come hai mosso i primi passi nell’ambiente.
Be’, qui è lunga. Diciamo che fino ai 20 anni ho sempre e solo disegnato in bianco e nero. Le uniche cose a colori erano i miei graffiti sui muri della città 🙂 Poi ho scoperto il colore e ho capito che il mondo era tridimensionale con luci, ombre, profondità e un sacco di colori!!! Io lo avevo sempre visto bidimensionale per linee di contorno come i miei fumetti. Da lì in poi ho scoperto che questi maestri del passato come Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, Mattia Preti, erano ragazzi che a 15 anni andavano a bottega dai loro maestri ad imparare l’arte della pittura. Caspita! Ero in ritardo. Così mi sono messo al lavoro giorno e notte, senza sosta. Mangiavo velocemente e continuavo a dipingere, disegnare, dormivo 3 ore a notte, provavo mille tipi di fogli diversi, colori e tecniche. Disegnavo di tutto su ogni supporto: tela, fogli, legno, muro, corpi umani e anche l’ascensore del palazzo (una volta quando ci sono rimasto chiuso dentro per 1 ora!). Un giorno poi a Firenze in una chiesetta nascosta (Santa Felicita) ho scoperto il grande e unico Maestro di tutti i maestri Antonio Ciseri! Nessuno mi aveva mai parlato di lui, nemmeno in accademia, o al liceo, eppure i sui quadri sono in tutti i musei del mondo. È stato il maestro di Fattori e di tanti altri grandi pittori dell’Ottocento. Il mio punto di arrivo è lui, spero un giorno di poter migliorare al punto da pareggiare la sua grande tecnica. Sarà dura. Nel mondo dell’illustrazione ci son arrivato pian piano, passando dai fumetti alle illustrazioni fantasy per giochi di ruolo, alle covers. Ma in realtà mi sento un “artista” più che un illustratore o un fumettista, un artista a 360 gradi. Mi piace tutto ciò che è arte. Prediligo la pittura, ma a volte scolpisco e uso altre tecniche. Spero un domani di non essere ingabbiato in una “categoria ” tipo: “fumettista” o “pittore”. Vorrei essere riconosciuto come Artista, cioè uno che con i mezzi che Dio gli ha dato a disposizione crea mondi e personaggi immaginari dando forma e colori. Soprattutto non voglio essere acclamato per aver disegnato “Spiderman” ma perché chi mi stima come artista, lo fa perché apprezza le mie opere. In questo ambiente, specie nel mondo dei comics, troppo spesso il disegnatore viene messo sul piedistallo non per la sua arte ma perché ha disegnato il tal personaggio Marvel o DC e quando smette di fare quel personaggio o di lavorare per quella grossa azienda non è più nessuno. I miei primi contatti del terzo tipo con le case editrici li ho avuti in Italia, pessima esperienza, porte in faccia, delusioni. Facevo altri lavori per pagarmi l’affitto di casa. Poi un giorno ho preso la valigia e i pochi soldi che avevo da parte e sono sbarcato a New York. Facevo a tappeto, porta a porta, tutte le case editrici di comics, libri, etc. mostrando il mio book, senza conoscere l’inglese. Pian piano qualcosa ha iniziato a muoversi. Poi in Francia, dove ho avuto i miei primi ingaggi professionali. Insomma era davvero difficile, non come oggi che mandi una email col tuo blog e comodamente da casa tua mentre chatti su FB ti rispondono dall’America gli art directors.

Prima di salutarci, hai voglia di svelarci i tuoi progetti futuri?
Un progetto che aspetta di essere tirato fuori dal mio cassetto, in quanto dovrei trovare un grosso finanziatore. Ho un’idea per un film di animazione che sarebbe spettacolare, ma al momento rimane un progetto finche’ non capiterà quell’occasione. Una di quelle che di solito capitano una volta nella vita. Sto aspettando. Per quanto riguarda i prossimi appuntamenti sarò ospite al Lucca Comix per tutte le giornate. Verrà presentato il portfolio, area performance, stand A708- One4All. E in area performance dipingerò dal vivo come ogni anno.

Per saperne di più http://www.lucioparrillo.com

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One Response to Dark beauties: intervista a Lucio Parrillo

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