Cult movies: I guerrieri della notte

La New York anni 70 secondo Walter Hill. Underground, cultura di strada e bande armate in un film dal ritmo ineccepibile.

È un film a suo modo affascinante, The Warriors.
Che sia un cult non vi è dubbio alcuno. Nel 2005 la Rockstar Games ne ha tratto un videogame (potevano fare di meglio ma si è visto pure di peggio…) e i rumors sulla produzione del remake diretto da Tony Scott sono ormai sempre più attendibili.
Il motivo per il quale il film di Walter Hill è giunto bello che attraente fino ai giorni nostri è semplice.

Prima di tutto, scenograficamente e stilisticamente non ha nulla da invidiare a nessuno. Girato con ritmo serratissimo, ambientato in una New York di fine anni settanta very underground, segue con piglio partecipe le vicende di una gang di strada (i Guerrieri di Coney Island) costretta a scappare perché accusata dalle altre bande di aver ucciso il leader Cyrus.

Il plot ricorda, in un contesto contemporaneo e metropolitano, l’Anabasi (opera greca di Senofonte risalente al IV secolo a.C. che racconta la ritirata dei Diecimila mercenari ellenici all’interno dell’Impero Persiano). L’attraversamento di un’intera città in gran parte sconosciuta e ricca di insidie, è una sorta di sfondo cittadino sul quale Hill costruisce attimi di tensione, trappole improvvise e incontri pericolosi – che generano variazioni inattese, come lampi fulminei, nel ritmo narrativo.
Tutti corrono, in The Warriors. C’è chi ha detto che sembra una maratona.
In realtà è una fuga, disperata, dalla morte certa.

Con il contributo di Andrew Laszlo alla direzione della fotografia, Hill spinge la ricerca visiva verso una cura del dettaglio “ampia”, filmando quadri cittadini spesso molto wide, lasciando così che sia il degrado delle zone periferiche a creare da sé l’ambientazione cupa della vicenda.
Solo una sequenza è stata girata in studio e costituisce il manifesto definitivo della violenza potente (ma priva di sangue visibile) che permea tutta la pellicola.

All’epoca dell’uscita di Getaway di Sam Peckinpah, per il quale Hill aveva curato la sceneggiatura, più di qualcuno tra i produttori dei grandi Studios disse che Walter Hill era un ragazzo in gamba, da tenere d’occhio.
Furono tutti facili profeti.

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