AMORE E MITO IN SICILIA

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In questa terra generosa e dura, dove la natura è forza e passione e la tenacia della vita vince sui caldi raggi che cadono impietosi, anche le emozioni del cuore si esternano con determinazione, anche fino alla morte.

Uno dei tanti miti, questa volta collocato nelle profumate terre di Aci, narra dell’amore tra un pastorello di nome Aci e la bella Galatea, della quale però si era infatuato Polifemo – già conosciuto per il suo caratteraccio e per il vizio di scagliare oggetti – .

Galatea, innamorata di Aci, aveva respinto le proposte amorose del ciclope, il quale ferito nell’orgoglio e accecato dalla gelosia aveva intimato a Aci di non vedere mai più l’amata. Naturalmente i due amanti continuarono a incontrarsi, fino a che Polifemo li scoprì e invaso da rabbia e collera sollevò un enorme masso e lo scagliò su Aci, uccidendolo.

Nereide chiese allora aiuto agli Dei e trasformò il sangue di Aci in un fiume che scorre lungo i pendii dell’Etna sino a giungere al mare, così che Galatea bagnandosi nelle sue acque poteva continuare a unirsi all’amato.

Questa leggenda spiega la ricchezza di acque dolci che si trovano lungo i pendii etnei.

Vicino all’attuale Capo Molini esiste una piccola sorgente chiamata “il sangue di Aci” proprio per il caratteristico colore rossastro dell’acqua.

Secoli addietro, sempre nei pressi di Capo Molini, esisteva un piccolo villaggio, di nome Aci.  Quando un terremoto lo travolse, i sopravvissuti si sparsero sul territorio fondando nuovi centri, che in memoria del pastorello continuarono a chiamare Aci, seguiti da un diverso appellativo per distinguere gli uni dagli altri. Oggi parliamo infatti di terre di Aci indicando AciCastello, ove appunto sorge il Castello, oppure AciTrezza, il pittoresco paesino, cantato da Verga, ove sorgono i faraglioni e l’isola Lachea, AciSant’Antonio, AciReale, AciCatena….. Il prefisso Aci ci ricorda che sotto ogni pietra di origine lavica scorre amore, acqua e sangue.

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