- Ciao Francesco, vieni accomodati
- Grazie
- È la seconda a sinistra
- Sì
- Eccoci, appendi là il giaccone e dai a me gli occhiali
- …
- Stavolta abbiamo solo l’igiene, le radiografie le abbiamo fatte l’altra volta
- Sì… senti, ti vorrei chiedere una cosa
- Dimmi, siediti
- Potresti farmi male?
- Prego?
- Sì, male
- Come farti male?
- Con i tuoi strumenti, i tuoi attrezzi a punta, mi potresti fare male?
- Sì, ma se ti faccio male alzi la mano e io mi fermo, come al solito
- No, non hai capito, io vorrei che tu me lo facessi il male
- …
- Sì, cioè, la bocca, i denti, sono parti sensibili, vorrei tu mi facessi sentire male
- Perché?
- Perché…
- Qualcosa non va?
- Mh…
- Stai male e vuoi sentire dolore?
- Tu potresti farlo?
- Oddio… di solito cerco di fare il meno male possibile
- Ecco. Io ti sto chiedendo il contrario, tu conosci la bocca e i denti e sai quali sono i punti più sensibili in cui usare una maggiore delicatezza, vorrei tu facessi il contrario, appunto… sapresti farlo? Sapresti… infierire?
- Non ho mai fatto una cosa del genere
- Non sei capace?
- Ci posso provare, ma se tu cominci a urlare fuori spaventiamo tutti
- Non urlo, prometto che non urlo
- Posso sapere come mai questo desiderio?
- No, lo so io, non lo può sapere nessuno, mi serve di sentire male, dolore forte, insopportabile, non lo dico a nessuno, è una cosa mia, tu puoi solo aiutarmi, puoi aiutarmi?
- Non è una cosa che faccio. Nel senso. Non è una mia abitudine e non ho queste attitudini
- Ecco dovresti cercare di essere crudele, di non fermarti per le lacrime o il sangue
- Senti, una spiegazione me la devi, se mi spieghi, se mi dai degli indizi magari ci riesco
- Non sai se qualche tua collega è meno delicata di te?
- Nessuna credo. Quando arriva una nuova praticante poi alla reception interrogano sempre tutti i suoi pazienti sul loro grado di soddisfazione e, se qualcuno si lamenta, la praticante viene allontanata. Di solito qua la gente chiede l’anestesia, mi pare chiaro.
- Ok. Io. È come. È come se l’anestesia ce l’avessi già.
- In che senso?
- Sono anestetizzato,
- Anestetizzato?
- Non sento
- Non senti cosa?
- Niente, non sento niente, non provo emozioni, non provo né piacere né dolore.
- Come né piacere né dolore?
- È così, c’è un blocco,
- Che blocco?
- C’è del ghiaccio senza temperatura, una scatola chiusa, nera pare
- Nera?
- Nera
- Da quanto tempo?
- Credo sia stato un processo lento, non me ne sono accorto, non ti so dire da quanto. Sono sposato, ero sposato. Poi avevo l’amante. Più di una a dire il vero. Poi non so. Ho fatto quello che dovevo fare. Non mi sono né cautelato né protetto. Ho lasciato tutto a vista. Tutti potevano vedere, sapere, conoscermi. Evidentemente volevo essere scoperto. Dalla posta lasciata in giro, agli sms non cancellati, la casella email sempre aperta. Ha cominciato mia moglie, se ne è andata, e poi, per altri motivi, tanti altri motivi, uno a uno sono spariti tutti. Gli amici. Tutti. E io non sento niente. Sono dentro una campana. Sento a fatica i suoni e spesso non mi interessano. Mangio pochissimo. Non ho fame. Mangio yogurt. Soprattutto yogurt.
- …
- Allora? Be’ senti… se è troppo difficile facciamo come al solito, in fondo non è importantissimo, è solo un’occasione che non mi andava di sprecare senza provarci, vorrà dire che mi inventerò un altro modo
- Sì
- Cosa?
- … credo di avere capito. Anzi ho capito.
- Hai capito?
- Sì, ho capito perfettamente credo
- Sì?
- Senti, vuoi che lavoriamo sulla bocca o possiamo lavorare su tutto il corpo?
- Tutto il corpo sarebbe stupendo
- Allora spogliati
- Cosa tolgo?
- Tutto
- Tengo i boxer?
- No
(un ringraziamento speciale a Marta)