Victor Gischler: Notte di Sangue a Coyote Crossing

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Sotto di me, la Harley si risvegliò con un ruggito. Udii i latrati furibondi di Lucifero, sul retro della casa. Fottiti, cagnaccio. Imboccai il vialetto a velocità sostenuta e mi parve di essere seduto su un missile. Il vento nei capelli. Mi sentivo come un essere mitologico, con quel brontolio tra le gambe: sembrava di cavalcare un terremoto…
(Victor Gischler, Notte di Sangue a Coyote Crossing, Meridiano Zero, Padova 2011, p. 146; Traduzione di Luca Conti)

Coyote Crossing, Oklahoma, oggi.
Toby Sawyer è un giovane aiuto sceriffo precario e con contratto part-time, e, come se non bastasse, colleghi e popolazione non hanno alcuna fiducia in lui, non gli riconoscono alcuna autorità.
Ma a casa, nel vecchio trailer ereditato dalla mamma defunta, Sawyer ha una moglie e un figlio neonato, e, dato che non ha altre prospettive di lavoro, è ben deciso a cambiare le cose.
L’occasione gli è offerta dal misterioso furto del cadavere del piccolo delinquente Luke Jordan; un cadavere che, secondo gli ordini del capo della polizia (nonché sceriffo) Krueger, proprio lui, Sawyer, avrebbe dovuto sorvegliare.
Deciso a recuperare la salma prima del ritorno del boss, l’aiuto sceriffo fronteggia, nel corso di una lunghissima, infernale notte di violenza, i fratelli Jordan -informati della morte di Luke, armati fino ai denti e assetati di vendetta- e una banda di pericolosi messicani, ritrovandosi, in fine, a indagare su una serie di loschi traffici.
Come avrà occasione di verificare, marcio e corruzione hanno intaccato la “ridente” Coyote Crossing molto più a fondo di quanto visitatori occasionali o cittadini distratti non siano disposti a credere…

Scritto con la consueta lingua(1) rapidissima, dura e asciutta (ma non per questo meno evocativa o inadatta a produrre effetti compresi in una gamma che va dalla riuscita, sottile ironia, all’aperta comicità), con la solita, gischleriana irriverenza, con il classico citazionismo post-moderno (2), con gli usuali, sboccati, impagabili dialoghi, Notte di Sangue a Coyote Crossing, terzo romanzo di Victor Gischler proposto ai lettori italiani da Meridiano Zero(3) è esattamente ciò che lo strillo di copertina (targato Don Winslow) promette: “Una splendida miscela di western e noir”.

E se questa definizione evoca alla mente degli appassionati del genere il Jim Thompson di Colpo di spugna, c’è da dire che Gischler tratta la ricetta (a dir poco classica) con gusto del tutto personale, e il risultato ricorda piuttosto -anche se l’associazione, tenendo conto di tutte le differenze legate non solo ad ambientazione e intreccio, ma anche alle singole scelte narrative, è difficilmente motivabile- il Willeford della serie di Hoke Mosley.

Narrato in prima persona dalla voce di Toby Sawyer, al passato remoto e in regime di focalizzazione interna, senza l’uso di stratagemmi quali parallissi, omissioni ecc., Notte di sangue a Coyote Crossing, che si trova a poggiare solo su un’invidiabile linearità e su una ritmica furiosa, è il perfetto romanzo d’azione in salsa western.

Degni di nota, come al solito (non è un caso che Gischler si stia imponendo come maestro del pulp contemporaneo) personaggi -tanto eccessivi quanto credibili- e ambientazioni -appena tratteggiate eppure così precise sotto gli occhi del lettore- .

È bello vedere che, al di fuori di un panorama letterario nazionale che ha la presunzione di essere raffinato, sfaccettato e cosmopolita, ma che in realtà è tanto stagnante e provinciale da sentirsi periodicamente in dovere di proporre ipocrisie istituzionalizzate camuffate da “correnti letterarie” (sia detto senza offesa per chi credeva nel post noir) e tanto retrivo da non saper abbandonare il falso concetto di “alta letteratura”, c’è ancora chi si propone (“s’accontenta” diranno forse i detrattori) di scrivere (magari non “solo” ma “anche”) per intrattenere, sa come farlo e lo fa.
E non resta che sperare che i lettori -magari attratti dai reiterati e calorosi inviti di Joe Lansdale- s’affaccino all’opera di Gischler e riconoscano la differenza.

Notte di Sangue a Coyote Crossing è edito in Italia da Meridiano Zero.

(1)Magistralmente resa, come di consueto, dall’inarrestabile Luca Conti.
(2)Si vedano, per esempio, il chopper della citazione d’apertura, immancabile strizzata d’occhio all’ormai abusatissimo Pulp Fiction e la scena della fuga con fucile in spalla e bambino in braccio, troppo vicina a una delle sequenze più note di Hard Boiled di John Woo per essere semplicemente casuale.
(3)I precedenti La gabbia delle scimmie e Anche i poeti uccidono sono usciti rispettivamente nel 2008 e nel 2010.

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