Di: Isabella Pesarini
Giorno numero uno. Milano,Stazione Centrale. Mi trovo con un amico seduta sul vagone di un treno della compagnia svizzera SBB,che porta a Ginevra,la capitale della moneta e di tutte le maggiori organizzazioni influenti a livello mondiale. Il prezzo del biglietto del treno con la compagnia SBB è estremamente vantaggioso rispetto allo stesso treno italiano,circa due terzi in meno. Il treno non è affollato,eppure quasi tutti gli hotel del capoluogo svizzero risultavano prenotati!
Le quattro ore di viaggio passano abbastanza velocemente,la mia occupazione principale è ammirare dal finestrino un panorama mozzafiato. La prima fermata è Stresa,una perla del Lago Maggiore,passando poi per Domodossola e attraverso le Alpi che costeggiano i vari laghi susseguenti l’uno all’altro dell’ultimo codolo a sud-ovest della Svizzera,fino a Ginevra,Gare Cornavin.
È ora di pranzo. Il check-in in albergo è previsto per le due di pomeriggio. Place de Cornavin vede posti di ristorazione uno dopo l’altro. Perché allontanarsi,affamati e con le valigie? Scegliamo un ristorante bistrôt,specializzato nella fabbricazione di birre proprie. Mi sento a casa! Uno dei piatti molto gettonati è una sorta di pizza dalla pasta molto sottile e leggermente croccante,una via di mezzo tra la comune pasta del pane e i crackers,sopra alla quale si aggiungono i vari condimenti,separatamente: carne,pesce,verdure,opportunamente abbinati.
L’hotel si trova di fronte alla stazione,in Place de Cornavin. I sette anni di studio della lingua francese mi tornano utilissimi per comunicare con il personale dell’albergo. A Ginevra si parla francese! La tariffa giornaliera degli hotel ginevrini non è economica,tuttavia bisogna tenere conto del fatto che al cliente viene offerto,compreso nel pacchetto,l’abbonamento per i mezzi pubblici urbani,tram,autobus e battello per attraversare il lago da una sponda all’altra,per la durata dell’alloggio,e la mappa della città.
Abbiamo tutto! Iniziamo a scoprire la città!
Il lago si trova a dieci minuti di distanza da Place de Cornavin. Ecco il Lago Lemano che si presenta con l’imponenza del Jet d’eau,il Getto d’acqua,simbolo della città. Centoquaranta metri d’acqua spruzzati verso il cielo tolgono il fiato! È possibile avvicinarsi al Jet fino a pochi metri di distanza. Oltre al suono dell’acqua si sentono solo i vari click di decine e decine di macchine fotografiche. Il Jet è la star di Ginevra!
Do uno sguardo al lago. Non ho mai visto tanti uccelli d’acqua in uno spazio così piccolo in vita mia! Anatre,cigni e gallinelle d’acqua convivono pacificamente,ben abituati alla presenza dell’uomo.
Passiamo un’ora a fotografare il Jet,da ogni angolazione. Se si ha la pazienza di osservare la gigantesca colonna d’acqua che quasi vuole toccare le nuvole è molto probabile assistere alla formazione dell’arcobaleno.
Arriviamo alla sponda opposta del lago,in direzione del Museo della Scienza. Ci troviamo in cima a una collina di qualche decina di metri,da cui vediamo ancora il Jet. Il Museo della Scienza è un esempio di grandiosità architettonica neoclassica.
Proseguiamo per il centro storico della città. Ginevra non si sviluppa in piano,le salite e le discese,più o meno ripide sono continue. Ci troviamo in pieno centro storico,in Place du Bourg-de-Four. L’atmosfera è quasi bohèmienne: i tavolini all’aperto dei diversi bar bistrôt sono tutti occupati dagli studenti che qui si danno appuntamento per la fine delle lezioni in università.
Ginevra è carica di fermento,culturale,sociale e politico,come confermano i vari manifesti sparsi lungo le vie della città. Qualcosa attira la mia attenzione. Una certa Libraire A. Jullien,è una libreria il cui catalogo vanta centinaia di libri antichi. Una rarità!
Prendiamo una via a destra di Place du Bourg-de-Four,costellata di bandiere svizzere su ogni parete degli edifici. Scopriamo la sede della Croce Rossa,fondata qui nel 1864. Saliamo per tre piani di logge,fino alla Salle du Grand Conseil,la Sala del Gran Consiglio: la porta di legno,che fa terminare in modo cieco la via,è chiusa.
Ridiscendiamo in strada,per proseguire lungo la città vecchia. Un arco neoclassico indica la fine del centro storico,per tornare sul lungolago.
Torniamo al centro storico. Ecco la Cattedrale St-Pierre! Inconfondibile per la presenza di un campanile totalmente verde,fenomeno dovuto all’ossidazione del rame. La Cattedrale ospita il Museo Nazionale della Riforma,si intende quella protestante,all’interno della Maison Mallet Genève. Continuiamo a camminare e ci imbattiamo nella Chiesa Protestante della città.
Il giorno volge al tramonto,il cielo si tinge di rosso e di viola,i nostri piedi instancabili si lasciano trascinare dalle mille facce nascoste di Ginevra.
In Rue du Puits-Saint Pierre mi immobilizzo appena avvisto la Maison de Rousseau et de la Litérature. Mi trovo di fronte alla patria di uno dei padri dell’Illuminismo e della letteratura! La Maison è composta da due vetrate incorniciate di rosso,su una delle quali campeggia,quasi con prepotenza,una massima indimenticabile di Rousseau: “Ce sont les grand occasions qui font les grand hommes” (trad.: “Sono le occasioni importanti a rendere gli uomini grandi”). E cosa dire della frase di benvenuto alla Maison? “L’aventure commence ici …” (trad.: “L’avventura comincia qui …”). Pura meraviglia!
Questa via custodisce la vita di numerosi personaggi della letteratura. Mi fermo nuovamente. Qui ha vissuto anche Borges? Ebbene sì,come conferma un’affissione in marmo su una via adiacente,Ruelle de Sautier. Anche la massima di Borges sulla città non può essere ignorata: “De toutes les villes du monde,de toutes les patries intimes qu’un homme cherche à meriter au cours de ses voyages,Genève me semble la plus propice au bonheur” (trad.: “Di tutte le città del mondo,di tutte le patrie intime che un uomo cerca di meritarsi nel corso dei suoi viaggi,Ginevra mi sembra la più adatta per la felicità”). In effetti lo scrittore argentino ha scelto Ginevra come ultima meta,dove morì nel 1986.
Il tramonto regala un’emozione continua di colori. Salutiamo il giorno rivolgendo lo sguardo a un cielo completamente dorato.
Giorno numero due. Ginevra,Quartier Plainpalais. La guida suggerisce la visita dell’angolo più vivace della città: il Quartier Plainpalais. Il continuo viavai sulle strade e per le piazze del quartiere vede incrociarsi le culture provenienti da ogni angolo della Terra.
Ci innamoriamo di un giardino pubblico molto particolare. All’entrata veniamo accolti dai giochi su scala umana della dama e degli scacchi. La tavola coi quadrati bianchi e neri è stata disegnata sull’asfalto,le pedine sono state ingigantite di modo che a dama gli sfidanti giocano spostando le pedine coi piedi,a scacchi muovendo i pezzi,alti mezzo metro,con le mani. Il parco giochi continua con la pista pubblica di pattinaggio sul ghiaccio. Qui si divertono tutti,adulti e bambini!
Uscendo dal lato opposto del parco arriviamo all’Università Statale di Ginevra,che ospita molto spesso conferenze di importanza mondiale.
Una tappa sicura di ristoro è Starbucks: per ora ne ho contati due,uno a Place de Cornavin,l’altro qui a Plainpalais. Aspettiamo l’ora di cena sorseggiando un caffé bollente,che calma un crescente appetito.
Ginevra è tanto piena di fermento di giorno quanto sembri poco abitata la sera. Non vedo nessuno entrare nei ristoranti sparsi per le vie della città,eppure sono così tanti! Ogni via principale ne ha almeno due o tre. I prezzi sono alti. Per fortuna i ristoranti etnici costano,anche qui,quei cinque-dieci euro in meno,per cui la scelta è indirizzata a un invitante locale di cucina turca.
Usciamo verso le dieci,decisi a sperimentare la vita notturna. Come si divertono i ragazzi a Ginevra? I ragazzi che fumano e chiaccherano davanti agli Starbucks chiusi da circa due ore ci consigliano di rimanere nel quartiere. Troviamo un pub pieno di ragazzi,una sorta di Irish pub popolato di soli universitari. Purtroppo il cambio euro-franco svizzero non è contemplato nell’offerta del locale,per cui è consigliabile portare con sé la moneta locale per non perdere il margine di guadagno sul cambio. Si può pagare in euro,ma il resto viene dato in franchi,a vantaggio del pub. Per fortuna una birra si aggira sui cinque euro.
Usciamo dal locale verso le undici. Proprio dall’altro lato della strada possiamo tornare a Place de Cornavin prendendo la linea 15. I ginevrini si muovono in auto,per cui c’è sempre poca gente alle fermate dei tram.
Giorno numero tre. Ginevra,Palazzo dell’ONU. La giornata è dedicata alla visita delle sedi delle massime organizzazioni mondiali,prima tra tutte l’ONU. Davanti alla sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite assistiamo a un sit-in di centinaia di persone a favore delle cause per lo Sri Lanka e per il Tibet. L’entrata dell’Organizzazione è vigilata da una decina di militari con le armi bene in vista. Io dovrei chiedere loro le modalità di visita dell’ONU? Deglutisco,percependo una fastidiosa sensazione di disagio. Senza pensarci troppo chiedo al corpo di vigilanza se è possibile effettuare una visita turistica all’interno. I militari mi rispondono con disponibilità e gentilezza. Alla faccia dei luoghi comuni! Purtroppo siamo capitati di lunedì,la sede dell’ONU è aperta ai turisti nella sola giornata di mercoledì.
Ci accontentiamo della vista esterna della sede dell’Organizzazione più discussa nel globo. La costeggiamo sul lato destro,finché arriviamo al Giardino Botanico. All’entrata ammiriamo decine di alberi secolari,che si sviluppano secondo ogni direzione possibile. La vera chicca del Giardino è la serra,un gabbiotto alto una decina di metri che ospita le piante più particolari dei cinque continenti. All’interno l’umidità è percettibile istantaneamente,le piante richiedono acqua di continuo. Oltre alla mostra al piano terra delle piante di ogni continente si può salire fino in cima alla serra,da cui si gode del panorama dell’intero Giardino e della città. Dentro alla serra sento le piante come degli organismi viventi,con delle necessità e dei caratteri propri. I rami e le radici di alcuni alberi intralciano il cammino dei visitatori. Ma la serra è delle piante,così come il Giardino.
L’uscita sul retro della sera ci porta al lungolago. Tutto è calmo,non mi sembra di trovarmi nel capoluogo più conosciuto della Svizzera,la quiete allontana qualsiasi pensiero turbolento.
Senza preavviso ci fermiamo davanti al Museo di Storia della Scienza. L’obbligo di entrare è scontato. Sul giardino esterno che precede l’entrata vedo una serie di sculture che raffigurano vari oggetti protagonisti nella storia della scienza. Mi avvicino curiosa al globo gnomico,un mappamondo dotato di meridiano mobile con cui si calcolava lo scorrere del tempo e delle stagioni. E cosa dire del cannone di mezzogiorno? Sì,è proprio un cannone,con tanto di “bang” al raggiungimento dell’ora esatta di mezzogiorno. L’entrata del Museo è vigilata dalla statua della dea greca Artemide.
Si avvicina l’ora del tramonto. Decidiamo di sperimentare le “mouettes”,i battelli che portano ginevrini e turisti da una sponda all’altra del lago. Perdiamo per un soffio la corsa delle cinque,dobbiamo aspettare una buona mezz’ora per la corsa successiva. L’attesa vale lo spettacolo! Cigni,anatre e gallinelle d’acqua sono così ben abituati alla presenza dell’uomo e dei suoi mezzi di trasporto che quasi li potrei accarezzare mentre il battello ci porta sulla riva opposta. Adoro questi piccoli traghetti gialli con le bordature rosse!
Il lungolago ora si chiama Bains des Pâquis: sto calpestando una struttura balneare fatta interamente di listelli di legno,pullulante di ragazzi e di artisti. Il mio amico vuole raggiungere a tutti i costi il faro bianco su cui terminano les Bains,io mi fermo qualche passo prima ipnotizzata da un pittore solitario che immortala su tela il panorama che si spiega sotto i suoi occhi.
La luce del sole calante si riflette sull’acqua,la quale si tinge di dolci onde dorate. Mi siedo sui listelli di legno,per assaporare il momento. In silenzio. Un cigno solitario mi sfreccia davanti,la curva del collo bassa verso l’acqua. I pensieri non ci sono più,c’è solo l’acqua,il tramonto,la perfezione di un momento. Appena il cigno attraversa il molo,perdendolo così di vista,mi sveglio da questo piccolo attimo. E noto che il lago si è popolato di centinaia di gallinelle d’acqua nere!
Giorno numero quattro. Ginevra,Monument Bruswick. Ginevra alle nove del mattino è piena di energia! Place de Cornavin vive di studenti e lavoratori che popolano le decine di mezzi pubblici che servono la città in una rete perfettamente collegata. Tutti i mezzi,o quasi,portano qui,in stazione. Il lago esercita la sua attrazione irresistibile su di noi. I piedi si muovono da soli.
Cos’è quel fascinoso mausoleo in mezzo alla piazza? Il cartello informativo dice Monument Bruswick. La tomba con tanto di statua di chissà quale nobile locale non lascia spazio ad alcun dubbio. Stessa impressione alla vista di due leoni ruggenti in posizione da sfinge sui quattro lati del Monument.
Il lago è a destra del mausoleo. Riconosco i tipici alberi ginevrini,coi loro rami caratteristici tagliati apposta per impedire ogni diramazione oltre a quella principale. Il lungolago è vigilato da questi alberi piantati in serie coi rami che finiscono a nodo,di legno. Quasi non credo a quello che mi si presenta davanti agli occhi! Ci sono altri alberi rimodellati dall’uomo! Sono come dei giganteschi panettoni di foglie,con la punta tagliata di netto! Probabilmente Ginevra cova un segreto estetico che si rifà anche a livello botanico …
Prendiamo una “mouette”. A bordo del giallo battello ammiro il Jet che schizza in cielo in tutto il suo splendore.
Dal porto arriviamo a un giardino pubblico. Immenso! C’è anche una villa neoclassica!
Il poco tempo che rimane prima della partenza è dedicato alla scoperta della città affidandosi solo alla mappa turistica. Le strade sono tappezzate di manifesti politici. “Sì a sei settimane di vacanza”? Rimango a bocca aperta di fronte al manifesto politico per la proposta di più tempo libero per i cittadini! “Sì alla scuola il mercoledì mattina”? Conto ben due manifesti uno di fianco all’altro di fazioni diverse che propongono il medesimo programma! Inizio a pensare che la vicinanza geografica non presuppone quella culturale,come ci si aspetterebbe …
Un negozio è in fase di apertura. La pubblicità viene fatta per mezzo di una citazione letteraria,stavolta di Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta consiste non nello scoprire nuovi paesaggi,ma nell’avere nuovi occhi”. Sono giorni che vedo come la letteratura si sia contaminata con la pubblicità,in qualche modo aggiornandosi ai tempi attuali. In effetti la parola è immortale …
Il mio amico decide che è arrivata l’ora di sperimentare lo shopping. Ci troviamo nel Quartier des Bains,il quartiere per eccellenza di musei,gallerie d’arte e atelier. Anche le vetrine sono delle opere d’arte! I peluches bevono dai bicchieroni di plastica di ultima tendenza,di fianco a delle intramontabili cuffie Marshall per ascoltare la musica. Notiamo che una ragazza sta parlando al cellulare,ma non tiene il cellulare attaccato all’orecchio,di per sé pericolosissimo per il rischio di tumori,tantomento servendosi dell’auricolare. Il cellulare è collegato a una cornetta telefonica in plastica di colore fucsia. Entriamo in uno dei tanti negozi di oggettistica. Ecco la famosa cornetta per telefonare! Sono tutte di colore fluo,gran tendenza per il mondo del kitsch!
Proseguiamo e ci imbattiamo nella Maison des Arts du Grütli,in cui sta avendo luogo il festival internazionale del film e del forum sui diritti umani. Quanto fermento sociale vive a Ginevra!
Le sorprese qui non finiscono mai. Quale bizzarra forma di protesta può rappresentare una bicicletta agganciata in sommità al palo di divieto di sosta? O forse si tratta dell’ennesima rivoluzione culturale in fatto di modi di vivere?
Arriviamo su una delle rive del fiume Rodano,che esce dal Lago Lemano,dando le spalle all’università di scienze. Un ragazzo di origini africane in bicicletta non si lascia sfuggire i nostri sguardi disorientati alla ricerca di un mezzo pubblico per tornare in stazione. Sterza il manubrio,gira la ruota anteriore e torna indietro,verso di noi. Grazie alla sua disponibilità,non richiesta,semplicemente capitata,prendiamo la linea 14,che in un quarto d’ora ci riporta a Place de Cornavin.
Abbiamo tutto il tempo per riprendere le valigie opportunamente lasciate nella hall dell’hotel,fare scorta di sushi e sashimi vari al sushi bar per il ritorno e prendere comodamente posto in treno. Ginevra ci saluta con uno scherzo: i biglietti per l’Italia sulla linea della compagnia svizzera SBB non sono obliterati dall’apposita macchinetta,ma direttamente dal controllore a bordo.
E io sorrido,custodendo tutta la diversità e le curiosità nel cuore di questa città.