Di Elena Zabo
Era tanto tempo che soffrivo di mal di Sahara, o meglio, di mal di dune sahariane e specialmente delle dune del Sahara libico…era tanto tempo, da fine febbraio. Ho accettato di accompagnare questo viaggio nei deserti della Cina per cercare di dimenticare il mal di Sahara che mi attanagliava e non pensavo di venire sorpresa…non pensavo d’innamorarmi nuovamente di un altro deserto. E che deserto!
Il viaggio è durato diciassette giorni, sondandosi attraverso un itinerario complesso lungo il Gansù, la Mongolia interna e lo Xinjiang ma quello che lo rendeva speciale ed unico come proposta di viaggio in Italia era quella traversata attraverso uno dei deserti più duri e ostinati al mondo: il Gobi Alashan e l’area che viene chiamata Badan Jaran. Un deserto fatto di dune alte più di 500 mt, dune strette, inaccessibili, insormontabili; un deserto che lascia senza parole, lo sguardo perso, la paura di non farcela annidata nelle viscere. Un deserto che ti prende nel senso vero e profondo del termine, un deserto che dal momento che sali in auto a quando termini la giornata di attraversamento ti scatena tutta l’adrenalina fino a lasciarti spossato la sera.
Ho visto le auto che avremmo usato nel tardo pomeriggio del giorno prima d’iniziare la spedizione davanti all’hotel di Youqui e sono rimasta perplessa, preoccupata. Jeep piccole, passo corto all’apparenza poco potenti. Stretto l’abitacolo con la testa di qualche partecipante che sfiorava il tetto della jeep e mi stavo chiedendo perché non avessi scelto un’altra professione invece che la guida free lance nei deserti del mondo. La mattina successiva siamo partiti, strettini, avvinghiati alle maniglie di sostegno ed abbiamo capito: nessuna altra jeep avrebbe potuto affrontare quei passaggi troppo stretti, troppo estremi tra una duna e l’altra.
La traversata è durata tre giorni, intensi, per raggiungere una città: Khara Khoto, la città nera. Fatiscenti mura della mitica città emergono tra le sabbie del deserto del Gobi Badan Jaran facendo rieccheggiare nella nostra mente le parole de Il Milione e la visita di Marco Polo ad una città sul fiume Edjina. Khara Khoto, la città dei fantasmi. Uomini e donne assetati dalla deviazione delle acque che alimentavano la città da parte delle truppe della dinastia Ming, fantasmi che dopo il tramonto si aggirano tra queste mura, piangendo insieme a Khara Bator, l’eroe nero che uccise la sua famiglia e si tolse la vita per non affrontare il dolore di vedere morire la sua gente. In realtà di Khara Khoto è rimasto ben poco perché la sabbia ed i venti inesorabilmente la proteggono, forse da ulteriori violenze, ma passeggiando tra ciò che resta è incredibile la sensazione di morte che aleggia ancora sulla città, come se i fantasmi non l’avessero abbandonata del tutto.
Da Lanzhou a Urumqui
Il nostro viaggio, iniziato a Lanzhou è terminato a Urumqui, e non ha tralasciato nessuna delle località toccate dalle grandi carovane che transitavano la Via della Seta, ricalcando spesso i percorsi che il nostro Marco Polo aveva calpestato. Ma abbiamo anche seguito le tracce di esploratori come Stein o von Le Coq, Diavoli Stranieri, su cui ci sarebbe da aprire un dibattito sull’etica archeologica che imperava ai primi del ‘900. Lo shock della devastazione delle grotte perpetrata da questi esploratori lo si subisce a Bezeklik dove intere pareti sono state asportate. Tappe obbligate sono state le grotte di Binglingsi, le grotte dei mille buddha, in una gola del Fiume Giallo; il corridoio Hexi e la visione del famoso gruppo bronzeo del Cavallo Volante di Wuwei risalente a 2000 anni fa; e ancora le grotte di Yulin e le grotte sconosciute di Dunhuang fino a quelle di Mogao.
Ma di tutto il viaggio, oltre alle dune, rimane impressa nella mente lei: la Bella di Loulan. Una mummia di donna risalente a quasi 4000 anni fa, dai tratti caucasici, occhi chiari, capelli castani e ti guarda…una vera bellezza nella ricostruzione facciale eseguita dagli studiosi che l’hanno ritrovata. Ed il mistero inizia a prenderci la mano, cosa ci faceva qui questa popolazione europeoide? La via della Seta era già un passaggio aperto dalle migrazioni umane? Ed è guardando negli occhi limpidi della Bella di Loulan che abbiamo cercato la nostra storia.