IL PROFESSIONISTA presenta LE BRIGATE DEL TIGRE

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1913. L’Europa si avvia a un momento cruciale della sua Storia. I servizi segreti austro-ungarici affidano a un inafferrabile quanto ignoto criminale chiamato Il Fantasma la realizzazione di un piano diabolico per mettere la Francia economicamente e politicamente in ginocchio. Ma quanto è possibile fidarsi della parola di un criminale così potente e malvagio che controlla società segrete, donne bellissime e pericolose e ha ai suoi ordini la più potente organizzazione clandestina del continente? Tanto varrebbe fare un patto con il Diavolo in persona. Ma, con la metodica puntualità di un meccanismo infernale, il Piano entra in funzione. Un tassello alla volta, spargendo disordine e terrore. In una Parigi che ancora vive nei fasti della Belle Époque ma freme per i brividi della nuova criminalità e della delicata situazione internazionale, le Brigate Mobili affrontano una nuova e inarrestabile ondata di delitti. Le chiamano le Brigate del Tigre dal nome del loro fondatore. Sono composte da un manipolo di agenti tra i quali spicca il commissario Stéphane Renard. Dotati di tutte le nuove tecniche d’investigazione scientifica, addestrati alla Boxe francese quanto all’uso delle armi più moderne, si muovono su veloci autovetture ma dispongono di sofisticati mezzi d’intercettazione. Presto una serie di rapine portate a termine da un’inafferrabile banda con il volto mascherato, atroci delitti che colpiscono giovani e “discutibili” fanciulle e il mistero legato a un truffatore giustiziato ma svanito prima dell’inumazione formano un inestricabile mosaico. Cosa ha a che fare tutto questo con il passato di Renard? Chi è veramente LaScomun, la misteriosa complice del Fantasma? Come s’inseriscono in questo mistero un bouquin traboccante di rivelazioni scottanti e un artista sfregiato? Per risolvere il caso Renard e i suoi compagni delle Brigate ripercorrono assieme al lettore una Parigi perfettamente ricostruita, dai vicoli di Pigalle, alle case da gioco nei quartieri orientali e haitiani, dai palazzi dei potenti al centro della Ville Lumière sino al cimitero di Père Lachaise e ai giardini del Lussemburgo. Un romanzo originale e avvincente dove il giallo si mescola all’avventura con un pizzico di mistero. Un’indagine delle Brigate del Tigre.

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IL PROFESSIONISTA STORY12…Attacco all’America

blog13 febbraio
Il Professionista story 12 apre un anno difficile con due storie che mi auguro siano di gradimento al pubblico. Duello a Raikujan lo scrissi nel 2000 al rientro di un viaggio a New York ancora non toccata dalla tragedia delle Torri Gemelle. Ci andammo con un gruppo di amici per festeggiare i 40 anni. Mi sembrò magnifica. Rividi quei luoghi che avevo imparato a conoscere al cinema, ripercorsi a piedi quelle strade, visitai i locali notturni e molto di più. Era lo scenario ideale per una avventura complessa che da Iguassù in Brasile finiva in una(inventata) diga sul Volga per il confronto definitivo tra Chance e la sua nemica Marny. Ancora oggi ritengo che sia uno degli episodi più riusciti di quell’epoca in cui, complice un cambio di direzione, il Prof era in pericolo di sopravvivenza. Come sempre, come ogni anno. E invece è ancora qui. Grazie ai suoi lettori che mi caricano di entusiasmo anche nei momenti difficili. Godetevi questa avventura e anche Missione Kodiak che è stata scritta in tempi più recenti e riporta il Prof in America, scenario che non sempre gli è consueto. Quasi un western in Alaska che riecheggia di avventure sognate da ragazzo al cinema ma reinterpretate in chiave moderna. Cosa succederà al Professionista? Io credo che continuerà a tenere anche se il cambio di periodicità della rivista, l’aumento di prezzo e quella che mi sembra una crisi gravissima dell’editoria italiana sono contro di noi. Io autore, lui protagonista e voi lettori. Ma già diverse avventure sono già completate, i programmi editoriali come sapete non sempre corrispondono ai nostri desideri e le ragioni sono varie, ma qualche piccola sorpresa che compensa un minor numero di volumi in edicola si prepara. Buona lettura quindi, e ancora un Hooray per tutti i lettori. Abbiamo fatto 20 anni di questo serial che non è cosa da poco e difficilmente sarà superata e ancora abbiamo voglia di mordere.

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BUON NATALE CON IL PROF

blog25
Cari amici, siamo giunti al fatidico (e sentito) augurio di Natale-fine anno da parte del Prof e del suo autore. 2015 difficile sotto molti profili ma, come sempre siamo qui in trincea a raccontare e a sognare avventure e a sostenere questa benedetta Cultura Popolare di cui molti parlano e pochi capiscono. Le idee che seguono sono solo frutto del mio pensiero, possono essere sbagliate e non sono né critiche né insulti per nessuno. Mi spiace constatare che l’editoria italiana sembri voler rinunciare a proporre libri, italiani e stranieri. Prezzi esagerati, momenti di lancio sbagliati, mancata pubblicità, sostegno assente agli autori, alla fine mi pare anche una mancanza di rispetto per il lettore che vorrebbe essere intrattenuto con letture appassionanti, intelligenti, con libri ben fatti venduti e distribuiti come meritano. La colpa… alla fine è sempre della gente che non legge e degli autori che non propongono storie interessanti? Sarà davvero così? Giudicatelo voi. Sul futuro del Prof non mi pronuncio. Le scelte sulla periodicità e sul prezzo della collana le subisco come il pubblico. Non discuto anche perché sarebbe inutile. Son contento di aver portato a termine il traguardo dei venti anni del personaggio (e sfido chiunque a fare altrettanto!) e ogni nuovo numero che esce è un regalo per me (e spero per voi) di fatto ho già diverse storie già pronte da essere pubblicate. Spero che lo siano. Vi assicuro, però, che in qualche modo le leggerete. Lo merito io per l’entusiasmo che ci ho messo a scriverle e voi per il supporto che mi avete sempre dato e continuate a dimostrare. E’ stato un anno anche di soddisfazioni. Una su tutte la possibilità di scrivere storie western che non credevo possibile e che invece ha avuto un buon riscontro. Altre ne leggerete. Sul fronte della piccola editoria, stiamo marciando con passi misurati ma con qualche soddisfazione. ‘La Tigre dagli occhi di Giada’ ha esaurito due tirature con la sola distribuzione su Amazon e alle presentazioni. È un romanzo d’avventura come forse non si ha il coraggio di proporre con i grossi marchi. Per chi l’ha letto spero sia stato un divertimento e per chi ancora non lo ha letto mi auguro che garantisca qualche ora di spensieratezza. Oltre a ciò ho avuto il piacere di pubblicare due saggi che mi stavano molto a cuore.’ Italian giallo’ è frutto di una ricerca decennale sulle radici del thriller italiano ed ‘Eroi dell’ombra’ è veramente un atto d’amore per un genere che amo moltissimo. Più di 400 a un prezzo più che accettabile, con tutto quello che potevo infilarci sulla spy story,. Per il futuro ho tre cartucce davvero potenti per Dbooks ma delle quali parlerò quando sarà il momento .E poi gialli(c’è un Bas pronto e comprato che…è stato apostato al 2017…), saggi, avventure e molto altro. E tutti gli appuntamenti alle serate. Come dicevo, credeteci sempre.
Statemi bene e un sincero augurio a voi tutti di ottime letture e tanta creatività per chi scrive.

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IL PROFESSIONISTA CHIAMA CINEMA

professionsita chiam cinema blog
Credo che lo sappiate bene, lo spionaggio è il mio genere preferito(forse non l’unico) ma sicuramente mi faccio un punto d’onore di leggere e vedere (quasi) tutto quello che esce sull’argomento. E allora perché non mettere sulla pagina il lavoro di raccolta e documentazione cinematografica sulla spy story raccolto in tanti anni? Eroi dell’ombra nasce così, da una passione, catalogata e raccontata con il ritmo e il linguaggio di un romanzo. Non solo i film, ma anche gli attori, i registi, i romanzi che li hanno ispirato. Viene istintivo parlare anche di spy story narrata e delle differenze tra cinema e romanzi. Insomma una guida che mi auguro si legga con la scorrevolezza di una missione del Professionista.
Ecco qui l’indice giusto per farvi un’idea di quello che potrete trovare in questo libro a cui tengo moltissimo.
– Introduzione e criteri
– La spy story come derivazione del noir e dell’avventura
– Rapporti tra cinema, letteratura, fumetti e televisione
– Dai primi del XX secolo alla Seconda guerra mondiale
– Spie in guerra. Infiltrati, sabotatori, eroi per forza
– La Guerra Fredda
– Il cinema di John LeCarré
– La spia diventa eroe
– Il cinema di James Bond, al Servizio di Sua Maestà. Il mito di 007
– L’Anti Bond. Il cinema di spionaggio con Michael Caine. L’Agente senza nome, ma non solo
– Il cinema di OSS 117. Il personaggio letterario e i film
– SAS! Il cinema di Sua Altezza Serenissima. Il personaggio letterario e i film
– La moda delle spie. I jamesbondoni e tutti gli altri
– Il cinema di spionaggio sino alla caduta del Muro. Terroristi, spie, complotti e Medio Oriente. Un panorama vastissimo
– Jason Bourne. Il cinema tratto da Robert Ludlum. Bourne in tv e al cinema. I romanzi e tutte le altre serie
– Il cinema di Mission Impossible. Rapporti con la serie Tv. I film
– Il cinema di Tom Clancy. Rapporti tra la narrativa e il cinema
– Il cinema di spionaggio sino all’11 settembre, temi ed eroi
– Il cinema della guerra al terrore
– Tutte le altre spie del nuovo millennio
– Il cinema di spionaggio asiatico. A bullet in the head
– Quando le spie vanno in battaglia. Il cinema spy diventa combat
– Il cinema delle spie tra commedia e risate. Parodie, rosa, cartoni
– Conclusione
EROI DELL’OMBRA è edito da Dobooks.it 476 pagine a 15 euro. Cartaceo Lo trovate dall’editore. Su Amzon.it, su IBS , da Bloodbuster (negozio a Milano via Panfilo Caastaldi 21 e sito) al Tempio del Video(in via dell’Unione 14 a Milano) presso l’edicola Zaccagni ,via Melchiorre Gioia 175 ,Milano e naturalmente alle presentazioni.

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IL PROFESSIONISTA STORY 11 L’AVVENTURA CONTINUA

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Arriva in edicola (e in ebook) il Professionista Story numero 11, certamente un bel risultato in un momento di difficoltà dell’industria editoriale. Come sapete da luglio la Collana Segretissimo è diventata bimestrale e ha anche aumentato il prezzo, notizie che non credo siano graditissime agli appassionati. C’è però da rilevare un dato che il Direttore mi ha comunicato in questi giorni. ASSO DI SPADE, l’episodio del ventennale in edicola proprio a luglio ha retto benissimo alla prova. Sono aumentate le vendite. Evidentemente la permanenza in edicola per due mesi ha permesso al volume di essere più visibile, quindi anche di venire acquistato. Mi piace pensare anche che sia un segnale della fedeltà e del supporto dei lettori per il quale ringrazio tutti. Come dicevo qualche tempo fa, mi aspettavo cattive notizie. Questa è buona e non posso che compiacermene. Detto ciò veniamo al dietro le quinte di questo volume. Prima di tutto c’è la ristampa di uno degli episodi che ho amato di più (sì, lo so che lo dico per tutti!). POCHI SOLDI,MOLTO ONORE riassume un po’ lo spirito delle avventure del Professionista. Mercenari oe agente free lance sì, ma anche, nella tradizione degli eroi popolari, pronto a imbarcarsi in un’avventura mosso da u nsenso di giustizia che supera il ritorno economico. In questo caso l’ispirazione mi venne durante un viaggio in Tibet qualche mese prima. Un’avventura ‘vera’, senza cadaveri e pestaggi ma che mi regalò il gusto del vento sulla faccia, dell’aria sottile delle grandi montagne e di quell’oriente così caparbiamente inseguito per tutta la mia vita. Il Nepal (dove ero stato già due volte) e il Tibet, la terra delle nevi, sognata su libri e traduzioni. Mi aprirono entrambi nuovi orizzonti. Non solo per gli scenari da ‘western orientale’ che erano perfetti per questa storia. In realtà il Tibet è un luogo magico, una terra sofferente, invasa da un regime straniero che niente ha a che fare con la sua cultura. Certo, si può obiettare che anche la teocrazia dei monaci era una forma di dittatura, ma era sempre frutto di una storia interna. Quelle cittadine così marcatamente divise tra settori cinese e tibetano, i posti di blocco ogni venti chilometri, le regioni ‘proibite’ al visitatore, persino la divisione tra monasteri approvati dal Beijing e restaurati e quelli ribelli ridotti in rovina. Tutto mi suggeriva una grande storia che, sulle orme del Professionista e dei suoi compagni, parlasse anche di problemi più seri. Senza essere invadente, l’idea della rivolta, dell’anelito della libertà cominciò a filtrare da ogni pagina. Ne è uscito poi un affresco dell’oriente che, rileggendo le bozze della ristampa, si è materializzato lì, davanti ai miei occhi, oggi come un tempo. È la storia inoltre che presenta Gregor che, nei primi anni del Ventunesimo secolo, sarà un comprimario importante, un amico persino, di Chance, fisicamente era Stellan Skarsgard come l’avevo visto in Ronin, ma in seguito si è trasformato, è diventato, come tutti i personaggi che rubano l’immagine a un volto noto, qualcosa di diverso, personale. Con lui tanti altri, una masnada di brutti ceffi impegnati in una missione che li tiene uniti per la sopravvivenza. Come dicevo quasi un western. Ricordo quando arrivai a Shigatse e mi ritrovai di fronte questo villaggio metà cinese, metà tibetano con le case di piacere peri soldati e quelle di fango riservate alla popolazione, la Main street con la banca e l’ufficio centrale. Persino uomini a cavallo. Che magnifica immagine!
Segue poi CACCIA SPIETATA, un episodio inedito concpeito per la formula di ‘ un’avventura in 110 pagine’ necessaria per raggiungere una paginazione abbondante ma non eccessiva richiesta dalla redazione. In effetti, pur essendo una storia perfettamente autoconclusiva, questa avventura chiude un miniciclio di inediti che hanno visto al centro dell’azione il colonnello Silva, ufficiale portoghese responsabile di massacri in Africa e legato all’estrema destra. Una storia che dal Portogallo , negli episodi precedenti, ci ha portati a Capo Verde, poi in Namibia e adesso, con una storia tutta nuova, lega la caccia a questo criminale alle storie sui Lupi Mannari che sempre suscitano l’interesse del pubblico. Da una spettacolare discesa con gli sci sulla alpi svizzere a Vaduz sino a un altro scenario inedito, il Sud Africa. Un territorio poco esplorato dalla Spy Story ma interessantissimo, fotografato alla fine del 1999 quando, già libero dell’Apartheid, muova ancora passi incerti tra nostalgia dei vecchi tempi e difficoltà nei nuovi. Anche in questo caso la documentazione si è rivelata una delle fasi più divertenti del lavoro. A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura sperando che continuiate a seguire le avventure di Chance in questa collana e su Segretissimo. Ci aspettano momenti emozionanti.

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SCRIVERE DA PROFESSIONISTI

scrivere da professionista x blog
Dopo la pausa estiva comincia la nuova stagione.
Com’era prevedibile la situazione editoriale non è migliorata. Non vi nascondo che mi aspetto altre cattive notizie.
Chiariamo subito alcuni concetti.
Fare il Narratore professionista non è una cosa facile. Richiede disciplina, cultura (non del solo filone in cui intendiamo cimentarci), studio, dedizione continua e la capacità di sopportare umiliazioni e sconfitte, a volte inferte con malanimo e senza che sia possibile un confronto alla pari con chi sta ‘nella stanza dei bottoni’. La semplice aspirazione a sentirsi ‘scrittori’ e a vedere il proprio nome in copertina non bastano.
Occorre avere nel proprio DNA la volontà di raccontare delle storie. Costi quello che costi.
Da qui la seconda osservazione. La scrittura ‘terapeutica’ è un diritto, la pubblicazione no. Questa va conquistata giorno per giorno. A un certo punto può anche sfuggirci.
Il desiderio di narrare, invece, è solo nostro.
Chiariti questi punti affronto la nuova stagione con grinta e una gran voglia di esercitare il mio mestiere.
Perché non so fare altro.
Perché non voglio fare altro.
Partiamo dunque con qualche buon proposito. Ho intenzione di continuare a scrivere storie con il Professionista. Io mi auguro che almeno per un poco la situazione su Segretissimo si sia stabilizzata.
Lo stesso vale per Bas Salieri, che questa estate, ha avuto un buon riconoscimento con il racconto inserito in Delitti in giallo.
Intanto ci aspettano altre avventure. In digitale nei marchi che già conoscete e in cartaceo con Dbooks ma non solo. La Tigre degli occhi di Giada ha avuto un lusinghiero successo, sempre considerando i tempi, e per me è una grossa soddisfazione. Ci aspettano almeno altri tre romanzi che sono già scritti e pronti a essere cucinati. Storie diverse, autoconclusive, che seguono la mia linea editoriale ma, spero, possano anche aprire nuove strade. Come sapete il recupero di quella che considero la narrativa popolare prevede l’esplorazione di altri filoni. Sotto il profilo saggisticola pur limitata tiratura di Italian Giallo, il saggio sul ‘thrilling’ italiano al quale ho lavorato per diversi anni mi sta dando qualche bella soddisfazione. Il segreto è saper apprezzare quello che si ha e si ottiene. Se parliamo di saggi, ho in serbo qualche sorpresa per voi ,alcune a breve termine altre a più lunga scadenza.
Perciò, quali che siano le difficoltà, assodato che sei libri non sono distribuiti e non sono disponibili difficilmente si vendono, guardiamo avanti. Con fiducia e con grinta.
Giusto per chiarirci. Spesso si attribuisce la colpa delle attuali difficoltà del mercato editoriale agli autori che non producono testi che il marketing ritiene vendibili (ossia simili ad altri successi) o ai lettori che non leggono.
L’editoria è un’industria, certo. Ma io non credo che certi risultati non consoni alle aspettative siano solo responsabilità di autori e lettori. Magari in parte perché la ragione non sta mai solo da una lato.
In un momento difficile in linea generale, come è sempre stato, la mia opinione è che la narrativa ‘popolare’ dovrebbe diversificare e aumentare le offerte, abbassare i prezzi e spendere qualcosa per convincere il pubblico che leggere è bello.
Leggere e scrivere buoni libri, quindi.
Buon lavoro a tutti.

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IL PROFESSIONISTA E BAS SALIERI.ESTATE DI FUOCO

giallo e spy per blog
Malgrado la crisi e certi segnali non certo positivi dal fronte editoriale il professionista e il suo autore sono decisi a non restare con le pistole fredde. Anzi. In questo agosto torrido una doppia ventata di energia. L’uscita quasi contemporanea in edicola di due antologie dedicate agli italiani sul Giallo e Segretissimo porta alla ribalta non solo il Professionista ma anche Bas Salieri che nasce dalla mia anima thriller e che sarò(speriamo) protagonista di un più lungo romanzo che, pur acquistato a novembre scorso da Mondadori a fronte del successo di Il palazzo dalle cinque porte’ a causa dei cambi di periodicità e gli immancabili ‘ubi maior’ uscirà nel 2017. Per il momento spero che vi divertirà ritrovare Bas Salieri in IL BRUTO DI VALLELUNGA (nell’antologia Delitti in Giallo) un articolato racconto ambientato in Cadore che ripropone la formula classica delle inchieste di Bas Salieri. Un delitto (o meglio una serie di delitti)che sembrano aver qualcosa a che fare con antiche superstizioni locali e una affascinante ma discussa veggente, Abigail Manicini. Come spesso accade il confine tra reale e fantastico è molto labile e ci vorrà tutta l’abilità di Bas per svelare la Macchinazione. Il professionista , invece, è chiamato in Asia in DOPPIO TIRO A SAMARCANDA, contenuto nell’antologia Noi siamo legione curata da Fabio Novel che ripropone tutti gli autori italiani(con pseudonimi e non) dell’IFL. Chance deve liberare Antonia scoperta durante un’operazione d’infiltrazione a Samarcanda. Una classica missione anche qui per ritrovare nel formato del racconto lungo tutte le emozioni della serie. Disponibili anche in ebook.

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IL PROFESSIONISTA.UN’AVVENTURA PER L’ESTATE

professionista luglio SSODI SPADE per blog
In un inizio estate caldissimo torna il Professionista. Impegnato, come il suo autore, in una missione difficilissima. L’aumento di prezzo e la bimestralità di Segretissimo non sono segnali positivi. Inutile negarlo. Ci tengo a dire però che ci sono ragioni che esulano persino dall’andamento delle vendite di Segretissimo ma che coinvolgono alcune manovre aziendali e l’industria editoriale italiana tutta. Il Professionista continua a ‘tenere’ tanto che, pur nelle difficoltà evidenti, mantiene la sua presenza e soprattutto anche le ristampe. Una presenza costante, quindi che premia me come autore e, spero, voi come lettori. Mai come adesso abbiamo bisogno gli uni degli altri. Per un’editoria di buone storie, scritta e seguita con passione. Vinceremo la battaglia dei signori del marketing e del pallottoliere? Io mi auguro di sì. ma lo faremo con la forza delle idee. Io continuo a scrivere e ho già realizzato altri quattro episodi del Professionista. Vi assicuro che li leggerete. Passiamo adesso ad Asso di Spade, che scrissi quasi un anno fa anche lì senza contratto, convinto che il prof sarebbe arrivato al traguardo dei vent’anni di pubblicazioni continuative a testa alta. L’epigrafe contiene un omaggio ai grandi della narrativa del genere, da Fleming, a Bruce e, ovviamente a Gerard de Villiers che ci ha lasciato ma che si è guadagnato un posto di prim’ordine nel filone. La storia si allaccia direttamente a il cerchio nero. Ricordate’ la Talpa nella DSE veniva smascherata ma fuggiva lasciandosi alle spalle il cadavere di Nikki. Chance, dopo un comprensibile scoramento, veniva esortato proprio dal suo capo e amico Bruno genovese a riprendere la caccia. Qualcuno aveva avvistato Patrick Malley in Mongolia, in uno sperduto monastero. Territorio del gruppo 666. E IN Mongolia ritroviamo Chance al centro dell’azione prima in una città che mescola Oriente e Occidente, poi su, tra distese sconfinate assieme all’affascinante Battaseng. Qui, in questa sezione l’omaggio più evidente al Bond cinematografico ed esotico, come vuole la tradizione del prof reinterpretato per l’occasione. Ma anche strizzate d’occhio a cento altre mitologie dai Ninja ai GiJoe. Poi c’è quell’incontro con il leopardo delle nevi che ci lascia presagire una vicenda con alcuni risvoltipiù cupi. Di fatto procediamo attraverso una serie di tappe verso un finaleche chiam in scena i più amati comprimari di questi anni. Il palcoscenico è Haiti dopo la ricostruzione, un’idea che mi colse guardando un magnifico documentario sull’argomento. Considerando che sono coinvolti Haiti e il gruppo 666 non poteva mancare un tocco voodoo, sempre in tema con quelli che sono i canoni della spy story avventurosa. Se un’ombra di sovrannaturale s’intuisce , siamo in un mondo realistico dove si arriva sempre a soluzioni logiche e macchinazioni spesso risolte a colpi di pistola. La commistione dei generi in Segretissimosi ferma all’atmosfera. La storia dev’essere realistica, questo è il genere. Però mi piaceva riportare anche Chance a Parigi, città lasciata di fretta e senzavoltarsi indietro per Gangland. Parigi città amata con personaggi familiari8cantona e la sua squadra), ma anche echeggiante di ricordi di vecchie avventure. Ovviamente di nuovi tranelli. E poi l’America, la Louisiana, New Orléans e i pirati Lafitte, i paesaggi ipnotici e qualche ‘lontana’ suggestione di True detective. Ma tutto risolto con la consueta cadenza del Professionista, le sue donne(conoscerete una indimenticabile poliziotta della DEA) e i suoi nemici. Ho voluto così, come sempre, cucinare un piatto estremamente variegato, piccante, che gli appassionati troveranno speziato di allusioni e citazioni, ma senza esagerare. Storie, visi, immagini pescati da quel mondo immenso e infinito che è il mio Immaginario, ma riletti, rimontati in modo originale. Se nell’episodio precedente ci siamo trovati catapultati in piena guerra fredda, qui torniamo alla grande avventura, ai grandi spazi, al colore e all’esotismo del tipico format delle avventure del Professionista. Quelle che ho scritto per vent’anni con entusiasmo e passione e ho intenzione di continuare a raccontarvi, qualunque cosa il mondo editoriale ci riservi. Perché, come dicevo ad alcuni più giovani colleghi riuniti al Gran Giallo Città di Cattolica pochi giorni fa, scrivere non è solo il nostro lavoro. È la nostra vita. E noi vogliamo continuare a vivere.

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IL SEGRETO DELLA TIGRE DAGLI OCCHI DI GIADA.CREDERCI SEMPRE

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La tigre dagli occhi di giada è un romanzo d’avventura. La sua stesura e la sua pubblicazione, in sé, sono stati un’avventura. L’idea risale al 2013, un anno in cui già l’attuale crisi dell’editoria stava facendo sentire il suo peso come un’incudine sulla testa del povero narratore. Capitava a me come, credo a moltissimi altri. Contrarsi dei compensi, promozione inesistente salvo quella fatta da sé, spazi sempre meno disponibili per chi non era nel ‘giro giusto’. Nel corso dell’anno avevo sviluppato almeno due lunghi progetti da scrivere ed eventualmente proporre a un editore per la pubblicazione in libreria. Tenendo conto delle tendenze del momento, della mia ispirazione e della necessità di elaborare testi per un vasto pubblico di persone. Uno era storico, l’altro era un noir a tinte forti ambientato in Italia. Mi ritrovavo con la sensazione però di non avere interlocutori adatti a capire quel tipo di storie. Lasciai i progetti dov’erano. Sono ancora lì, validi secondo me, ma per il momento non abbastanza per dedicarci lunghi mesi senza nessun tipo di sicurezza. Poi fui colpito da un’idea, al diavolo ogni possibile tentativo di convincere editor che, sempre di più, sembrano esperti di marketing di prodotti alimentari e meno esperti di narrativa. Io volevo scrivere un nuovo romanzo. E per farlo al meglio dovevo far piazza pulita di tutti i preconcetti che mi tiravano da una parte o dall’altra, suggerendomi scorciatoie o strade maestre che, ahimè, non avevano un fondo reale. Decisi allora di scrivere un romanzo seguendo alcuni concetti base, quali la possibilità di appassionare un pubblico più vasto di quello che già mi seguiva in edicola in un format che, logicamente, riduceva il numero dei lettori. Come era accaduto per il Palazzo delle cinque porte, che era dedicato al Giallo, dovevo entrare in un altro universo, staccarmi dal Professionista, ma solo un poco perché il ritmo, l’azione e il carattere di quella serie sono parte di me e sarebbe un tradimento verso il lettore rifiutarli. Però ci voleva anche qualcosa che potesse essere accattivante per un pubblico più vasto, anche femminile, visto che pare che le donne leggano molto più degli uomini. Così ho pescato nel mio immaginario e ne sono uscito con una idea che mi ha folgorato. Dovevo tornare a scrivere una di quelle storie lunghe e complesse che erano avventurose ma non necessariamente spionistiche, mettendoci dentro tutto il mio universo fantastico coltivato negli anni. Una storia che risalisse indietro nei secoli, con una sua dimensione epica, ma che sviluppasse oggi, partendo dall’Italia, ma spostandosi in un mondo esotico e pericoloso. Arti marziali, leggende di culti misteriosi, personaggi forti, appassionati, legati da relazioni solide. Il senso del dovere. La necessità del riscatto. Una serie di gruppi in lotta tra loro per recuperare… un favoloso tesoro. E così nacque l’idea di questa grande tigre d’oro con gli occhi di giada fatta forgiare da Kublay Khan per il Papa ai tempi di marco polo da una setta di maestri forgiatori, guerrieri mistici venuti dal Chipango, servitori e al tempo stesso avversari del khan. Una statua che era stata affidata a un capitano di ventura veneziano e a una mikosan, una fattucchiera, appartenente alla setta. Due personaggi legati contro ogni convenzione da un amore proibito. E la statua si perde e riappare nei secoli come una ossessione peri discendenti dei suoi primi custodi. Sino a emergere oggi nel contesto di un’isola immaginaria ma simbolo di tutto l’esotismo e il mistero dell’Oriente che mi aveva affascinato da ragazzo. E qui la storia riprendeva dall’Italia. In pochi giorni la tram, i personaggi, le ambientazioni che dapprima erano confuse si erano già materializzate davanti ai miei occhi ordinandosi in modo logico e affascinante. Restava il problema che il modo editoriale ‘del salotto buono’ restava chiuso per me che sono un narratore pulp che ha acquisito un piccolo ma tenace seguito in edicola. Non importava. Ci volevo credere e ci credetti. Durante quell’estate scrissi la prima stesura, convinto a lasciarla da parte sino a quando non fossero venuti tempi migliori. I tempi migliori non sono venuti. Anzi, mi pare che la situazione stia peggiorando. Ho commesso anche una ingenuità indulgendo alla lusinga di chi prima mi prometteva mari e monti inducendomi a cedere per nulla un progetto per poi non farsi sentire più. Neanche in quel caso ho mollato. Mi sono ripreso i diritti e ho aspettato. Qualcuno forse ricorda qualche mio post su facebook dell’epoca. Ero convinto che l’editore l’avrei trovato. E così è stato.
LA TIGRE DAGLIO OCCHI DI GIADA è edito da Dbooks.it e ordinabile sia sul sito della casa editrice. ordinabile e presto disponibile su Amazon.it. presto disponibile su IBS e ovviamente alle presentazioni. per esempio mercoledì 24 a Taglieri e bicchieri Milano(zona Moscova) alle 19.45

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SCRITTORI ALLA RISCOSSA

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Narratori è il momento di reagire! Di percorrere strade difficili, non battute. Di raccontare storie che la fantasia vi suggerisce, quelle che l’establishment editoriale vi impone (senza poi sostenerle). Siete voi i protagonisti della battaglia per la sopravvivenza del libro e delle storie raccontate!
Torno su queste pagine a parlare di narrativa popolare. Non per ribadire i soliti concetti (sì, un po’ma è logico visto che da 25 anni ho sposato questo genere di letteratura), ma per parlare un po’ della condizione del narratore e del lettore in un momento in cui sembra sempre tutto più difficile. “Quando il gioco si fa duro… i duri cominciano a giocare”, diceva un saggio. È davvero così. Lo so, la supposta (termine non usato a caso) ripresa economica non mi pare per nulla riguarda l’editoria. In effetti le condizioni di chi fa questo lavoro da più di vent’anni (non di chi s’improvvisa e vuol solo il suo nome scritto in una copertina magari solo virtuale e poi del contenuto si disinteressa salvo proclamarsi primo in classifica nello store del negozietto di elettronica sotto casa…) sono peggiorate. Meno possibilità di esercitare il proprio mestiere con la fantasia, l’ingegno e la soddisfazione che meriterebbero, concorrenza di una miriade di autoproclamati autori, punti vendita che sembrano dei bar di lusso e propongono altri prodotti, promozione e incentivi inesistenti. Senza parlare di tagli e decisioni che definire autolesionisti sarebbe un eufemismo. Mi spiace notare che in questo periodo molti colleghi, più o meno fortunati lo ammetto, sembrano arrendersi. Si chiudono in se stessi, sembrano aver rinunciato. Io non sono così. E mi fa piacere sentire un più giovane e talentuoso collega che, durante una presentazione di un suo ebook) perché il romanzo pur ottimo non è riuscito a farlo pubblicare su carta) mi dice: ‘ io quel libro lo voglio scrivere ugualmente anche se non ho ancora contratto o possibilità di pubblicarlo’. Così si fa e anche a me è successo molte volte. In alcune occasioni ho avuto il premio di riuscire poi a piazzarlo, in altre no, ma non dispero. Scrivere, raccontare storie non è una cosa che si impara a un corso pagando una retta. La tecnica, certo si affina, ma la scintilla che ti permette di continuare contro tutto e contro tutti devi averla dentro. E qui veniamo al punto di questa discussione. Sono convinto che l’editoria, pur essendo un’attività commerciale e che ovviamente deve fruttare un guadagno a chi ci investe (senza sfruttare chi ci lavora!) sia un lavoro che va svolto da ‘tecnici’. Persone che amano i libri, li conoscono, e abbiano la forza di continuare a proporre novità e innovazioni che magari all’inizio possono anche stentare, ma che hanno una possibilità di affermarsi. ‘La gente non legge’ è una scusa facile per proporre non-libri, oggetti di cui si parla, veicoli per altri prodotti, copie conformi di successi più o meno casuali. Personalmente seguo le serie che ho creato con passione anni fa alimentandole, cercando sempre di dare il prodotto migliore, rifuggendo dalla copia carbone degli episodi precedenti. Da un po’ mi capita di lavorare con editori minori, in cui i margini di guadagno sono certamente più scarsi. A volte ho preso solenni fregature, altre, invece, ne ho ricavato delle soddisfazioni. Paradossalmente lo stato pietoso dei punti di vendita e diffusione (le librerie) in cui versa il nostro paese, ha permesso di ridurre il divario tra il grande editore che una volta bloccava le entrate con piramidi di best seller (e adesso non è più in grado di farlo) e quello più piccolo. La libreria virtuale annulla un po’ questo divario. Se il libro è ben fatto (e intendo anche fisicamente) la differenza si nota di meno. Ma è sui temi che vorrei concentrarmi. La civiltà occidentale ha già attraversato momenti economicamente difficili. Durante la Grande depressione fiorirono i Pulp, libri economici che raccontavano storie avvincenti per un pubblico popolare (non ignorante o stupido) proponendo volumi e riviste a un prezzo accessibile. Ma quante idee, quanti talenti poi riconosciti come maestri del Thriller, della Spy Story, del Fantastico e dell’Avventura sono nati su quelle pubblicazioni! Perché non accade così anche oggi? Il pubblico pronto a seguire idee nuove, storie avvincenti e ben raccontate, per tutti i gusti c’è. Forse è più ridotto (e sulle responsabilità della diminuzione dei lettori non mi addentro, già lo sapete come la penso) ma c’è. È disposto a spendere cifre ragionevoli per coltivare la sua passione ed è il miglior veicolo per trasmettere alle generazioni future la propria passione, passando fumetti, giornalini, libri ai propri figli. Magari questi ascolteranno, magari no. Ma qualcuno lo farà. Andavo al liceo e già ero concentrato su queste mie passioni. Da alcuni insegnanti (non tutti fortunatamente) e da diversi miei compagni ero considerato uno con la testa tra le nuvole, quasi un outsider. La cosa curiosa è stata scoprire decenni dopo che queste stesse persone che non leggevano allora e non leggono adesso, sono diventate dirigenti e proprietarie di case editrici ereditate da papà e si sono anche preparate per farlo studiando economia e commercio, con l’occhio al profitto. Queste persone non amano i libri, non potranno mai far nulla per diffonderli e migliorarne la qualità. Leggere è scrivere sono avventure, piene di difficoltà e come gli eroi (sì, perché qualsiasi sia il genere l’eroe in senso generale, il modello è quello che il lettore vuole, per passare qualche ora di svago, per identificare le parti migliori di se stesso) anche i narratori si trovano di fronte a continue sfide. Scegliere la strada meno facile, andare a cercare soggetti come fossero tesori, imbastire trame che sappiano avvincere, non è facile e non è da tutti. Richiede anche una certa cultura, non solo del genere che abbiamo scelto, ma in generale. La capacità di guardare il mondo nel suo insieme. ‘Se vuoi fare l’archeologo devi uscire dalla biblioteca’, diceva Indiana Jones ne ‘Il teschio di cristallo’ e aveva ragione. Uscite, fate esperienze, buttatevi. Poi tornate a casa con la mente piena di idee, suggestioni differenti. Sappiate cucinare un piatto che ogni volta sia differente ma che possieda sempre il sapore inconfondibile della vostra creatività. L’Avventura a tutto tondo, condita con un po’ di mistero, ricostruzione storica mi sembra un terreno ideale. Anche se al momento non sembra andare per la maggiore. Fa nulla. Non credo che Wilbur Smith si sia posto il problema quando ha cominciato a raccontare le sue storie. O anche King. Autori che hanno creato il ‘loro’ genere e si sono affermati e continuano a scrivere. Ma come loro ce ne sono tantissimi, validi e meno fortunati. Che ci hanno provato e ci provano ancora. Che si esaltano di fronte a ogni nuovo soggetto che viene loro in mente. Che si sentono presi da una febbre quando scovano un nuovo soggetto. Trent’anni fa, anche se qualche esempio già c’era, parlare di gialli o spionaggio italiani sembrava un controsenso. Invece oggi l’idea anche se con fatica e con le solite intromissioni di favoriti e raccomandati, anche noi possiamo praticare questi filoni. E con successo. A volte meglio di altri. Pensate che Sergio Leone non si sia trovato di fronte una barriera quando ha proposto di girare dei western all’italiana? Eppure è riuscito con ingegnosità e talento a creare un suo modo di rivedere un genere che non apparteneva alla nostra cultura. Perché l’avventura non ha nazionalità. Noi italiani, tra i mille difetti che abbiamo (e che condividiamo con tutti gli altri paesi)abbiamo la capacità di sviluppare creazioni artistiche (sì, l’ho detto e sfido chiunque a contraddirmi, anche la narrativa di genere e intrattenimento è arte alla faccia di chi scrive la bella paginetta ma non è capace di raccontare storie!) geniali innovative anche quando facciamo nostri spunti di altre culture. Perciò, cari amici narratori, non demordete. Se avete davvero il talento, la fiamma che vi permette di scrivere, di raccontare cercate, elaborate, scrivete. Anche se oggi sembra che il futuro sia buio. Se avete cuore per raccontare una storia, sicuramente qualcuno che ne avrà altrettanto per seguirvi lo troverete. Perché sono la passione, l’inventiva, la determinazione le qualità che vi aiuteranno. E continuare a promuovervi a credere in voi stessi. Se non ci credete voi che pretendete che vi segua?

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