Narratori è il momento di reagire! Di percorrere strade difficili, non battute. Di raccontare storie che la fantasia vi suggerisce, quelle che l’establishment editoriale vi impone (senza poi sostenerle). Siete voi i protagonisti della battaglia per la sopravvivenza del libro e delle storie raccontate!
Torno su queste pagine a parlare di narrativa popolare. Non per ribadire i soliti concetti (sì, un po’ma è logico visto che da 25 anni ho sposato questo genere di letteratura), ma per parlare un po’ della condizione del narratore e del lettore in un momento in cui sembra sempre tutto più difficile. “Quando il gioco si fa duro… i duri cominciano a giocare”, diceva un saggio. È davvero così. Lo so, la supposta (termine non usato a caso) ripresa economica non mi pare per nulla riguarda l’editoria. In effetti le condizioni di chi fa questo lavoro da più di vent’anni (non di chi s’improvvisa e vuol solo il suo nome scritto in una copertina magari solo virtuale e poi del contenuto si disinteressa salvo proclamarsi primo in classifica nello store del negozietto di elettronica sotto casa…) sono peggiorate. Meno possibilità di esercitare il proprio mestiere con la fantasia, l’ingegno e la soddisfazione che meriterebbero, concorrenza di una miriade di autoproclamati autori, punti vendita che sembrano dei bar di lusso e propongono altri prodotti, promozione e incentivi inesistenti. Senza parlare di tagli e decisioni che definire autolesionisti sarebbe un eufemismo. Mi spiace notare che in questo periodo molti colleghi, più o meno fortunati lo ammetto, sembrano arrendersi. Si chiudono in se stessi, sembrano aver rinunciato. Io non sono così. E mi fa piacere sentire un più giovane e talentuoso collega che, durante una presentazione di un suo ebook) perché il romanzo pur ottimo non è riuscito a farlo pubblicare su carta) mi dice: ‘ io quel libro lo voglio scrivere ugualmente anche se non ho ancora contratto o possibilità di pubblicarlo’. Così si fa e anche a me è successo molte volte. In alcune occasioni ho avuto il premio di riuscire poi a piazzarlo, in altre no, ma non dispero. Scrivere, raccontare storie non è una cosa che si impara a un corso pagando una retta. La tecnica, certo si affina, ma la scintilla che ti permette di continuare contro tutto e contro tutti devi averla dentro. E qui veniamo al punto di questa discussione. Sono convinto che l’editoria, pur essendo un’attività commerciale e che ovviamente deve fruttare un guadagno a chi ci investe (senza sfruttare chi ci lavora!) sia un lavoro che va svolto da ‘tecnici’. Persone che amano i libri, li conoscono, e abbiano la forza di continuare a proporre novità e innovazioni che magari all’inizio possono anche stentare, ma che hanno una possibilità di affermarsi. ‘La gente non legge’ è una scusa facile per proporre non-libri, oggetti di cui si parla, veicoli per altri prodotti, copie conformi di successi più o meno casuali. Personalmente seguo le serie che ho creato con passione anni fa alimentandole, cercando sempre di dare il prodotto migliore, rifuggendo dalla copia carbone degli episodi precedenti. Da un po’ mi capita di lavorare con editori minori, in cui i margini di guadagno sono certamente più scarsi. A volte ho preso solenni fregature, altre, invece, ne ho ricavato delle soddisfazioni. Paradossalmente lo stato pietoso dei punti di vendita e diffusione (le librerie) in cui versa il nostro paese, ha permesso di ridurre il divario tra il grande editore che una volta bloccava le entrate con piramidi di best seller (e adesso non è più in grado di farlo) e quello più piccolo. La libreria virtuale annulla un po’ questo divario. Se il libro è ben fatto (e intendo anche fisicamente) la differenza si nota di meno. Ma è sui temi che vorrei concentrarmi. La civiltà occidentale ha già attraversato momenti economicamente difficili. Durante la Grande depressione fiorirono i Pulp, libri economici che raccontavano storie avvincenti per un pubblico popolare (non ignorante o stupido) proponendo volumi e riviste a un prezzo accessibile. Ma quante idee, quanti talenti poi riconosciti come maestri del Thriller, della Spy Story, del Fantastico e dell’Avventura sono nati su quelle pubblicazioni! Perché non accade così anche oggi? Il pubblico pronto a seguire idee nuove, storie avvincenti e ben raccontate, per tutti i gusti c’è. Forse è più ridotto (e sulle responsabilità della diminuzione dei lettori non mi addentro, già lo sapete come la penso) ma c’è. È disposto a spendere cifre ragionevoli per coltivare la sua passione ed è il miglior veicolo per trasmettere alle generazioni future la propria passione, passando fumetti, giornalini, libri ai propri figli. Magari questi ascolteranno, magari no. Ma qualcuno lo farà. Andavo al liceo e già ero concentrato su queste mie passioni. Da alcuni insegnanti (non tutti fortunatamente) e da diversi miei compagni ero considerato uno con la testa tra le nuvole, quasi un outsider. La cosa curiosa è stata scoprire decenni dopo che queste stesse persone che non leggevano allora e non leggono adesso, sono diventate dirigenti e proprietarie di case editrici ereditate da papà e si sono anche preparate per farlo studiando economia e commercio, con l’occhio al profitto. Queste persone non amano i libri, non potranno mai far nulla per diffonderli e migliorarne la qualità. Leggere è scrivere sono avventure, piene di difficoltà e come gli eroi (sì, perché qualsiasi sia il genere l’eroe in senso generale, il modello è quello che il lettore vuole, per passare qualche ora di svago, per identificare le parti migliori di se stesso) anche i narratori si trovano di fronte a continue sfide. Scegliere la strada meno facile, andare a cercare soggetti come fossero tesori, imbastire trame che sappiano avvincere, non è facile e non è da tutti. Richiede anche una certa cultura, non solo del genere che abbiamo scelto, ma in generale. La capacità di guardare il mondo nel suo insieme. ‘Se vuoi fare l’archeologo devi uscire dalla biblioteca’, diceva Indiana Jones ne ‘Il teschio di cristallo’ e aveva ragione. Uscite, fate esperienze, buttatevi. Poi tornate a casa con la mente piena di idee, suggestioni differenti. Sappiate cucinare un piatto che ogni volta sia differente ma che possieda sempre il sapore inconfondibile della vostra creatività. L’Avventura a tutto tondo, condita con un po’ di mistero, ricostruzione storica mi sembra un terreno ideale. Anche se al momento non sembra andare per la maggiore. Fa nulla. Non credo che Wilbur Smith si sia posto il problema quando ha cominciato a raccontare le sue storie. O anche King. Autori che hanno creato il ‘loro’ genere e si sono affermati e continuano a scrivere. Ma come loro ce ne sono tantissimi, validi e meno fortunati. Che ci hanno provato e ci provano ancora. Che si esaltano di fronte a ogni nuovo soggetto che viene loro in mente. Che si sentono presi da una febbre quando scovano un nuovo soggetto. Trent’anni fa, anche se qualche esempio già c’era, parlare di gialli o spionaggio italiani sembrava un controsenso. Invece oggi l’idea anche se con fatica e con le solite intromissioni di favoriti e raccomandati, anche noi possiamo praticare questi filoni. E con successo. A volte meglio di altri. Pensate che Sergio Leone non si sia trovato di fronte una barriera quando ha proposto di girare dei western all’italiana? Eppure è riuscito con ingegnosità e talento a creare un suo modo di rivedere un genere che non apparteneva alla nostra cultura. Perché l’avventura non ha nazionalità. Noi italiani, tra i mille difetti che abbiamo (e che condividiamo con tutti gli altri paesi)abbiamo la capacità di sviluppare creazioni artistiche (sì, l’ho detto e sfido chiunque a contraddirmi, anche la narrativa di genere e intrattenimento è arte alla faccia di chi scrive la bella paginetta ma non è capace di raccontare storie!) geniali innovative anche quando facciamo nostri spunti di altre culture. Perciò, cari amici narratori, non demordete. Se avete davvero il talento, la fiamma che vi permette di scrivere, di raccontare cercate, elaborate, scrivete. Anche se oggi sembra che il futuro sia buio. Se avete cuore per raccontare una storia, sicuramente qualcuno che ne avrà altrettanto per seguirvi lo troverete. Perché sono la passione, l’inventiva, la determinazione le qualità che vi aiuteranno. E continuare a promuovervi a credere in voi stessi. Se non ci credete voi che pretendete che vi segua?