La tigre dagli occhi di giada è un romanzo d’avventura. La sua stesura e la sua pubblicazione, in sé, sono stati un’avventura. L’idea risale al 2013, un anno in cui già l’attuale crisi dell’editoria stava facendo sentire il suo peso come un’incudine sulla testa del povero narratore. Capitava a me come, credo a moltissimi altri. Contrarsi dei compensi, promozione inesistente salvo quella fatta da sé, spazi sempre meno disponibili per chi non era nel ‘giro giusto’. Nel corso dell’anno avevo sviluppato almeno due lunghi progetti da scrivere ed eventualmente proporre a un editore per la pubblicazione in libreria. Tenendo conto delle tendenze del momento, della mia ispirazione e della necessità di elaborare testi per un vasto pubblico di persone. Uno era storico, l’altro era un noir a tinte forti ambientato in Italia. Mi ritrovavo con la sensazione però di non avere interlocutori adatti a capire quel tipo di storie. Lasciai i progetti dov’erano. Sono ancora lì, validi secondo me, ma per il momento non abbastanza per dedicarci lunghi mesi senza nessun tipo di sicurezza. Poi fui colpito da un’idea, al diavolo ogni possibile tentativo di convincere editor che, sempre di più, sembrano esperti di marketing di prodotti alimentari e meno esperti di narrativa. Io volevo scrivere un nuovo romanzo. E per farlo al meglio dovevo far piazza pulita di tutti i preconcetti che mi tiravano da una parte o dall’altra, suggerendomi scorciatoie o strade maestre che, ahimè, non avevano un fondo reale. Decisi allora di scrivere un romanzo seguendo alcuni concetti base, quali la possibilità di appassionare un pubblico più vasto di quello che già mi seguiva in edicola in un format che, logicamente, riduceva il numero dei lettori. Come era accaduto per il Palazzo delle cinque porte, che era dedicato al Giallo, dovevo entrare in un altro universo, staccarmi dal Professionista, ma solo un poco perché il ritmo, l’azione e il carattere di quella serie sono parte di me e sarebbe un tradimento verso il lettore rifiutarli. Però ci voleva anche qualcosa che potesse essere accattivante per un pubblico più vasto, anche femminile, visto che pare che le donne leggano molto più degli uomini. Così ho pescato nel mio immaginario e ne sono uscito con una idea che mi ha folgorato. Dovevo tornare a scrivere una di quelle storie lunghe e complesse che erano avventurose ma non necessariamente spionistiche, mettendoci dentro tutto il mio universo fantastico coltivato negli anni. Una storia che risalisse indietro nei secoli, con una sua dimensione epica, ma che sviluppasse oggi, partendo dall’Italia, ma spostandosi in un mondo esotico e pericoloso. Arti marziali, leggende di culti misteriosi, personaggi forti, appassionati, legati da relazioni solide. Il senso del dovere. La necessità del riscatto. Una serie di gruppi in lotta tra loro per recuperare… un favoloso tesoro. E così nacque l’idea di questa grande tigre d’oro con gli occhi di giada fatta forgiare da Kublay Khan per il Papa ai tempi di marco polo da una setta di maestri forgiatori, guerrieri mistici venuti dal Chipango, servitori e al tempo stesso avversari del khan. Una statua che era stata affidata a un capitano di ventura veneziano e a una mikosan, una fattucchiera, appartenente alla setta. Due personaggi legati contro ogni convenzione da un amore proibito. E la statua si perde e riappare nei secoli come una ossessione peri discendenti dei suoi primi custodi. Sino a emergere oggi nel contesto di un’isola immaginaria ma simbolo di tutto l’esotismo e il mistero dell’Oriente che mi aveva affascinato da ragazzo. E qui la storia riprendeva dall’Italia. In pochi giorni la tram, i personaggi, le ambientazioni che dapprima erano confuse si erano già materializzate davanti ai miei occhi ordinandosi in modo logico e affascinante. Restava il problema che il modo editoriale ‘del salotto buono’ restava chiuso per me che sono un narratore pulp che ha acquisito un piccolo ma tenace seguito in edicola. Non importava. Ci volevo credere e ci credetti. Durante quell’estate scrissi la prima stesura, convinto a lasciarla da parte sino a quando non fossero venuti tempi migliori. I tempi migliori non sono venuti. Anzi, mi pare che la situazione stia peggiorando. Ho commesso anche una ingenuità indulgendo alla lusinga di chi prima mi prometteva mari e monti inducendomi a cedere per nulla un progetto per poi non farsi sentire più. Neanche in quel caso ho mollato. Mi sono ripreso i diritti e ho aspettato. Qualcuno forse ricorda qualche mio post su facebook dell’epoca. Ero convinto che l’editore l’avrei trovato. E così è stato.
LA TIGRE DAGLIO OCCHI DI GIADA è edito da Dbooks.it e ordinabile sia sul sito della casa editrice. ordinabile e presto disponibile su Amazon.it. presto disponibile su IBS e ovviamente alle presentazioni. per esempio mercoledì 24 a Taglieri e bicchieri Milano(zona Moscova) alle 19.45
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L’ho acquisto subito!
Grazie Stefano! Dopo la notizia del Segretissimo bimestrale, un tuo nuovo romanzo ci voleva.
Scusate l’errore
Lo acquisto subito.
sì ,Rosario , purtroppo le novità che ci giungono dall’edicola Mondadori sono negative quanto incomprensibili8a me risulta che le collane andavano benino e il Prof naviga bene..altrimenti non lo avrebbero tenuto). ma non è ancora il momento di parlarne. al momento sto scrivendo nuovi episodi del Prof che vi assicuro leggeretein ogni modo.
tornando alla Tigre credo che piacerà a te e a molti altri lettori che amano l’avventura esotica e anche certe ambientazioni..mmisteriose… non poi così lontano dal prof anche se, per una volta, mi posso permettere le 400 pagine
A breve anche io lo comprerò, devo ricaricare la mia carta e poi… via con l’Avventura!
In periodi come questi leggere un tuo romanzo (lungo!) è un vero toccasana.
sicuramente ti divertirà ci sono elementi che credo siano nelle tue corde