One Nite in Gangland

Condividi su facebook Condividi su Twitter


Può capitare di ritrovarsi alle quattro del mattino sulla via di casa, con un sigaraccio in bocca, la testa piena di pensieri, alcuni piacevoli, altri no. Fa freddo a Gangland la notte, anche quando si esce da un abbraccio caldo. Alla fine è sempre così. E mentre il mondo sembra impazzito, strangolato dal gelo, dalle restrizioni economiche, di ministri che ti chiedono sacrifici e ti rampognano anche invocando una mobilità del mercato del lavoro peri giovani sapendo che alternative adesso non ce ne sono, arrivano alla mente notizie lontane che ti si aggrovigliano in testa formando un puzzle demoniaco. La Russia chiude i rubinetti del gas e minaccia di lasciarci al gelo. E nello stesso tempo ci impone di guardare senza intervenire i morti massacrati nelle strade di Damasco, i reattori nucleari in Iran. E, nello stesso momento la polizia, la ‘nostra’, avvia un’operazione senza precedenti che segue un periodo di tumulti di cui sembra che nessuno si sia accorto. In effetti da mesi bande di giovani latinos si affrontano cin città seguendo sanguinosi rituali di vendetta e ritorsione. Latin Kings, MS13, New York, Trebol(il trifoglio) e spuntano persino i colori dei Blood, leggendaria banda del south central di L.A.. prima a Genova e adesso anche a Milano. Originariamente immigrati con facilitazioni per la preoccupazione che nei bassi genovesi ci fossero troppi nordafricani musulmani. Ora arrivano richiamati dai social network, con la scusa di avvicinarsi alle famiglie che sono qui da generazioni e lavoravano veramente. Quegli impieghi che i ragazzi milanesi non vogliono più fare. Lavori pesanti, umili e malpagati. Ma neanche loro, i giovani latinos con la testa piena di musica, di coca di rituali e codici d’onore lo vogliono. Si sentono a disagio in una città che si contendono con altre bande. Una città dove i ‘massaggi cinesi’ spuntano come funghi con lavoranti costrette alle undici di sera a fare da richiamo in minigonna davanti agli ingressi. Forse non solo per un massaggio. Una città multietnica che non può rifiutare chi arriva dall’esterno ma non può neanche ipocritamente far finta che siano tutti uguali dei poverini. E del pugile ucraino che massacrò una filippina in preda a un attacco di follia e adesso è fuori, che mi dite, voi bravi autori del noir ‘politicamente corretto’? Dei campi nomadi dove si vive in scatole di cartone e poi ci si lamenta se dentro ci sono stupratori e assassini? I Latin Kings intanto si affrontano a colpi di mannaia. Ma non solo a Cimiano in fondo a viale Palamanova che è periferia e,sembrava, non fregare niente a nessuno, ma anche in piazza Missori, vicino al centro dove ci sono tutti quei bei negozi che fanno i saldi? E mentre rifletto su tutto questo e la Polizia mette le manette,si scontra con i latinos, passo di fronte a un pornoshop, un angolo di strada semibuio offre riparo a un nero infreddolito che se ne sta lì con uno zainetto pieno di chissà cosa, inattesa di chissà chi. Eppure la tv continua a fare clisteri di buoni sentimenti, di programmi dove giovani deficienti piangono e s’azzuffano in una trasmissione che ormai ha più di dieci anni e , francamente, ha rotto i maroni. Andate a spalare guano, altro che posto fisso. Il serpente si morde la coda. Crea le condizioni del disagio, ci si alimenta e poi punta il dito. Una notte veramente fredda questa di Gangland.

This entry was posted in Parola del Professionista. Bookmark the permalink.

18 Responses to One Nite in Gangland

  1. erni says:

    Cruda realtà,che tutti vogliono e sono invogliati a non guardare,a non vedere…ma l’osservatore che è in pochi di noi viene sempre fuori,e anche in una piccola città come Verbania,chi ha occhi sa dove guardare,alla nuova generazione di “spalloni” che nulla di romantico hanno,alle styrane macchine che seguono un giro programmato e scadenzato incerte strade,dove anche qua le case di massaggi cinesi sono spuntate come funghi….e anche la Kimber in condition zero,che ormai mi porto dietro,potrebbe non bastare.

  2. kryss says:

    certe considerazioni ti fanno pensare che a Gangland sia sempre notte

    • ilprofessionista says:

      in questa stagione a volte sembra di sì. Queste considerazioni sono uscite proprio stanotte con un gelo cane.Gangland fa questo effetto

  3. Danilo says:

    A Genova ricordo che si riusciva a girare di sera per i caruggi senza problemi, se ti facevi gli affari tuoi, adesso credo sia sconsigliabile, a meno di non essere in parecchi e con poche remore a spaccare la faccia a qualcuno. A volte mi capita di rientrare in auto qui a Milano o anche a Genova e sul cd quasi come se aspettasse quel momento parte la traccia audio di “Fuga da New York” o “Distretto 13″. Sulle prime fa quasi ridere, mette un brivido che si sposa automaticamente col paesaggio, poi ci si pensa un attimo; extracomunitari ovunque, spesso ubriachi, che guardano male chiunque non sia del loro gruppo.Allora l’occhio cade sul pulsante del blocco portiere, e si rimpiange di non avere appresso quell’amica di metallo brunito che di solito ci fa divertire in poligono.

    • ilprofessionista says:

      in effetti gangland non è sempre e solo una città specifica. se ben ricordi nel racconto Bajo Fuego parlavamo dei latinos sia Genova che a Milano…. sembrvano solo fantasie…

      • Danilo says:

        Già appunto. E a Genova stanno creando non pochi problemi…anni fa c’era stata una specie di battaglia campale in Piazza Cavour tra magrebini e sudamericani, a forza di bastoni, coltelli, catene e quant’altro. Il fatto è che a Genova, la cosa è sempre stata più sommersa, siamo abituati a vedere gente di tutte le razze, specialmente in zona centro storico/porto, quindi del problema ci si è accorti più tardi.

        • ilprofessionista says:

          quiinvece si ha la tendenza afar finta di niente sinchè le cose non accadono in centro.è curioso come la gente abia una percezione differente delle cose a seconda del quartiere in cui capitano.

  4. Beppe says:

    è da tempo che sapevamo che Gangland era tra noi…

    • ilprofessionista says:

      anche per te vale lo stesso discorso fatto con danilo. Non per nulla sai che spesso il Prof si sposta a Genova… trovando un panorama simile…

  5. andrea-tortellino says:

    Quella notte ti ha lasciato parecchio amaro in bocca, Stefano, da quanto leggo. E’ altresì vero che in questo periodo si stanno scatendo le cose peggiori, tutto quello che serve a tenere tranquilla la gente sta scivolando via in un baratro. Una giovane che viene uccissa da parenti dei quali si fida come fossero la mamma e la sorella, mariti che uccidono la moglie, un ‘pazzo’ (non oso scrivere di più) che a roma alle 6 del mattino ha preso il suo bimbo di 16 mesi e lo ha gettato nel tevere, condannabdo quel poverino ad una fine atroce. Invece di tenerlo in braccio per dargli amore e calore lo ha avvolto nelle spire della morte… che atrocità. Per non parlare delle bande, a gangland come in altre città, alle persoen che si trovano senza lavoro e persone che rubano evadendo le tasse, togliendo qulcosa anche a chi poco ha… basta, voglio finire l’elenco perchè ho la bocca piena di fiele, ed in fondo io sto cercando di trovare invece un angolo di serenità, di relax dove trovare le energie positive per proseguire. Sicuramente passare del tempo con le tue letture Stefano a me fanno quest’effetto, è vero che te riporti -spesso in anticipo- le situzioni che si leggono nel giornale, ma è altersì vero che la tua scrittura mi regala momenti di puro ‘intrattenimento’ che non ho assolutamwent enessuna voglia di predere.

    • ilprofessionista says:

      sìè questo il paradosso della scritturache da una parte offre e vule offrire solo intrattenimento ma che in qualche modo, soprattutto quando tratta temi come il nero e la spy finisce sempre per aprire delel fienstre di riflessione. per questo ritengo molto importante quel fenomeno che ho definito ‘trasfigurazione’. i fatti, le persone sulla pagina di un romanzo(dei miei almeno) nonsono mai esattamente quelli che sono nella realtà. il lettore deveseguire la vicenda , appassionarsi. Se poi gli restaqualcosa inun angolo della mente che lo spinge a fare dei colelgamenti, ad approfondire, a guardarsi intorno con una differente prospettiva ancora meglio. Non devi pensare che le riflessioni di questa notte siano esclusivamente negative. io mi guardo in giro. questo è il nostro mondo, qui viviamo e qui dobbiamo stare. al meglio possibile. nonostante tutto. se cediamo alla disperazione, alla convinzione che non ci sia più nulla da fare, è davvero finita. e non è abitudine del Prof gettare la spugna.
      neanche la vostra, immagino. buona giornata.

  6. Isolano says:

    salve, prima volta che scrivo.

    la cosa brutta è che in città enormi e forzatamente multietniche ancora ancora è para-fisilogico la presenza di quello descritto, ma in una cittadina come Olbia, di neanche 60mila abitanti? ci si lamenta della crisi ma come fa una persona onesta ad aprire un’attività commerciale se subito gli viene chiesto il pizzo. nell’ultimo anno tra incendi dolosi e bombe si è capito che chi vuole lavorare deve andarsene.

    poi parli con amici nelle forze dell’ordine e quelli vergongandosi ti dicono che la legge gli lega le mani, che se sfiorano la teppa finiscono loro in galera

    se non fosse per la solitudine viene veramente volgia di seguire l’esempio del vecchio che andò a vivere a Spargi, e ospitò Renard.

    • ilprofessionista says:

      carissimo,
      hai ragione. il fatto che io viva in una città come Gangland(:-) a volte mi restringe la visuale e mi mostra solo alcuniaspetti della realtà, quelli legati alla grande città Ma alla fine seppure con caratteristiche un po’ differentii problemi siassomigliano. anche a me risulta che in certe zone molto commerciali della città non si possano aprire attività commerciali se non pagando il pizzo e che la risposta delle autorità sia quella che tu racconti.
      Intanto ieri , nel primo pomeriggio, con un freddo davero siberiano passo davanti a un altro dei famosi ‘ saloni di massaggi’. incrocio lo sguardo di questaragazza che forse non arrivava ai diciott’anni, bellina da morire, che stava sulla porta con la scusa di fumare ma, sospetto, con molto più prosaico scopo di far capire a possibili clienti che i massaggi dentro erano molto più caldi. tenuta stivaloni a mezza coscia, calze, hot pants di pelle e un giubbinoscollato. era pallida digelo, il sorriso non arrivava agli occhi. la mafia cinese nonesiste. la polizia sta a guardare….

      • Isolano says:

        io non so com’è da voi, se non si vive fissi in un posto non lo si conosce, ma qua in Sardegna a parte Olbia, che con lo sviluppo che ha attira la mala come il miele attirano le mosche, nel resto dell’isola i non sardi vengono bloccati dalla mala autoctona. in certe zone interne non ci pensano tanto a regalare confetti calibro 12 o investire qualche euro in benzina per fare falò delle macchine.

        diciamo che almeno a microcriminalità il livello è basso; altro discorso il riciclaggio del denaro sporco tramite il turismo: la c’è da farci tesi di laurea

        approfitto del post per una curiosità: mai pensato di scrivere un saggio o un romanzo sul banditismo sardo. e non parlo di idiozie stereotipate tipo l’ultima frontiera?

        • ilprofessionista says:

          L’idea è sicuramente interessante ma come dici tu per scrivere una cosa realmente interessante a livello saggistico bisogna vivere il territorio. Ho una maggiore esperienza della Corsica che però credo viva differenti realtà. in ognicaso sono sempre più indirizzato verso la cosiddetta ‘faction’ ossia quel mix tra realtà e fiction in cui mi sento più libero di articolare una storia…di sicuro la situazione serda è interssante.lessi un libro tempo di newton Compton mi pare ma non era del tutto soddisfacente. sarebbe un lavoro difficile, più per un saggista che per un narratore. grazie del suggerimento che senz’altro m ispinge a fare qualche ricerca.

          • Isolano says:

            di nulla. ti consiglio se già non lo hai letto, il saggio il muto di gallura. molto bello e pur essendo statoscritto nel 1884 ha una linea molto attuale

            nel caso c’è tanto da scrivere o trarre ispirazione letteraria da Graziano Mesina.

  7. ilprofessionista says:

    grazie, vedrò di recuperare ciao s

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

*

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>