Anni 70, bestie scatenate

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Con lo scoccare degli anni ’70 il thrilling nostrano, confortato da lusinghieri successi al botteghino, non ha bisogno di nascondersi più dietro l’imitazione dei gialli anglosassoni. Le società di produzione sono disposte a spendere purché si replichi il successo di Argento e, come spesso accade in questi fenomeni di exploitation, i finanziatori, i distributori, “i signori nella stanza dei bottoni” come si suol dire, non vanno troppo per il sottile. Basta che i conti tornino, poco importa del contenuto dei singoli film. Con le loro belle regolette stabilite senza troppe sottigliezze sono pronti a promuovere o a bocciare prodotti di varia qualità. Sicuramente la politica volta a spremere il limone sino all’ultima goccia si rivelerà deleteria a lungo andare ma, nel frangente, procura occasioni di lavoro e, per alcuni registi più scaltri di altri, la possibilità di creare opere originali agghindandole semplicemente da cloni dei film di cassetta. Pensate ai titoli. Il bestiario argentiano sembra un elemento di sicuro richiamo sul pubblico, così come certi manifesti che ripropongono lame, figure femminili, simboli della morte con qualche allusione al mondo arcano. Molti sono i prodotti di pura imitazione ma, dietro abili mascherate, emergono anche pellicole di qualità. Duccio Tessari, per esempio, proveniente dallo spaghetti-western , confeziona tra il 1970 e il 1974 tre storie thrilling, differenti tra loro e sicuramente originali e ben riuscite. Se I milanesi ammazzano al sabato(conosciuto anche come La morte risale a ieri sera, del ’70) è certamente antecedente alla “moda” argentiana e basato sull’omonimo romanzo di Scerbanenco, discorso a parte merita Una farfalla con le ali insanguinate. Anno di distribuzione: il 1971, titolo e manifesto chiaramente ispirati all’Uccello dalle piume di cristallo. Le similitudini finiscono qui. Tessari concepisce il thrilling, sin dal film precedente, con regole sue. I suoi sono intrighi basati sulla ricerca del colpevole di un unico omicidio. Le altre morti sono accessorie e anche la follia ha radici più realistiche, comprensibili. L’intuizione migliore del film è l’ambientazione a Bergamo, città di provincia, mostrata come un intrico di vicoli lastricati, vecchie case nobiliari, quartieri storici. La presenza di Helmut Berger e Giancarlo Sbragia assicura una recitazione di alto livello, peraltro non tradita dalla presenza femminile della vittima, la giovanissima Carole Andrè, futura lady Marianna nel Sandokan televisivo. Gli appassionati del filone non hanno di che lamentarsi. C’è un brutale omicidio di un’adolescente nel parco, il coinvolgimento morboso di adulti ricchi e famosi, qualche scena di nudo, un giovane ossessionato e ribelle, tradimenti e persino una sfuggente figura di omicida con impermeabile e capellaccio. Ma l’intreccio si gioca su indizi, testimonianze contraddittorie, rivelazioni e tradimenti. Alla fine un thrilling intrigante, originale per l’ambientazione e attento alle psicologie come era avvenuto nella pellicola scerbanenchiana interpretata da Frank Wolff nel ruolo di Duca Lamberti diventato, per l’occasione, commissario.

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One Response to Anni 70, bestie scatenate

  1. corrado artale says:

    Ad onor del vero, il film di Tessari non m’ha convinto del tutto. Non so, mi sembrava un po’ sbilanciato come giallo… bravo Berger, come sempre. La moda dei titoli zoofili spesso veniva imposta dai produttori; ad esempio Fulci si era adeguato per i suoi thrilling ma in effetti con Argento c’entravano quasi nulla.

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