Sette note in nero (del 1975 che, nella versione francese, ha un titolo anche più evocativo: L’emmurée vivant , in pratica ‘la sepolta viva’) è un thrilling classico che esplora una vena differente ma non incompatibile con i lavori precedenti di Fulci. Ambientata suggestivamente a Siena, la vicenda apre la via a una serie di thrilling che lasciano le grandi città per recuperare il fascino dei borghi e della provincia con il risultato di creare un’atmosfera che non ha nulla da invidiare ai set della campagna britannica del Mystery classico. La storia presenta un – molto- vago richiamo al racconto di Poe Il gatto nero(che Fulci riprenderà in chiave più magica in un altro suo film) ma sostituisce il miagolio con un carillon che, appunto, ispira il titolo del film. La protagonista, Jennifer O’Neill (bellissima ma piuttosto capricciosa anche a causa della tormentata relazione con Porel, pure lui impegnato nel film, ma già devastato dalla droga) è una medium e crede di vedere un delitto avvenuto nel passato in un casale abbandonato di proprietà del ricco marito Gianni Garko. E anche lo spettatore ci cade visto che, seguendo il caleidoscopio delle visioni, Jennifer porta la Polizia a riesumare il cadavere di una giovane uccisa anni prima. Ma qualcosa, nella vicenda, non quadra. Non tutte le immagini hanno una spiegazione e, quando del delitto viene accusato proprio Garko, le incongruenze temporali diventano disperate piste da seguire. La protagonista, che già è sconvolta dal ricordo della visione del suicidio della madre (una delle poche scene splatter del film), si trova chiusa negli angusti vicoli di Siena tra personaggi ambigui, ricattatori, indizi inspiegabili e la crescente sensazione di un pericolo che l’aspetta. È davvero così perché, come le spiega Porel nelle vesti di uno spasimante parapsicologo, Jennifer ha avuto una precognizione. Il delitto della donna murata viva deve ancora avvenire e sarà lei a esserne protagonista. Un giallo con elementi parapsicologici ma spiegazioni solide e pochissimo sangue. Ben diretto e recitato, è un’altra prova dell’abilità di Fulci e della sua versatilità dietro la macchina da presa. Ma anche, per la nostra indagine, fonte di riflessione. Il thrilling italiano non si basa solo sulla pura suspense o sulle morti efferate, ma si arricchisce di nuovi elementi. Il legame con il paranormale, l’influenza sul reale del ricordo di crimini commessi all’interno di dimore maledette, le ambientazioni che scavano negli angoli meno noti del nostro Paese. E sempre sono presenti intrighi familiari, pulsioni che costringono “semplici” assassini a uccidere ancora per coprire le proprie tracce e un senso di ineluttabilità del male di fronte al quale la Polizia interviene con successo solo per qualche casualità.
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Questo film mi era piaciuto molto. Solido, suggestivo… non è che lo rammenti fotogramma per fotogramma, ma mi aveva lasciato un senso di soddisfazione che ricordo ancora oggi. Era il periodo che stavo recuperando (a fatica, tempi pre-dvd) l’opera di Fulci, e che tra l’altro neppure mi intrigava troppo. Sembrerà essere irriverenti, oggi che tutti lo adorano, ma non ho maturato affetto per questo regista, a differenza di molti altri autori italiani del periodo. Mi aveva spaventato (e affascinato) quasi a morte il trailer di “L’Aldilà”, ma quando ho visto il film anni dopo l’ho trovato di toccante stupidera… continuo a pensare che in quei due minuti ci fosse tutto ciò che valeva la pena di vedere del fim, imagini dirompenti (la donna sull’autostrada sovraesposta, per esempio, gli occhi ciechi). Rivedrei però molto volentieri questo “Sette note in nero”.
ancora una volta , e non casualmente, siamo d’accordo, Mike. Il ‘terrorista dei generi’ all’inizio non mi prendeva molto. Soprattutto la sua opera horror non mi colpiva..anche per colpa di distribuzioni tagliate e rese quasi incomprensibili. Poi mi sono accorto che il talento ce l’aveva eccome. E lo dimostrano i suoi thrilling ma anche opere più recenti come ‘la casa del tempo’ prodotto per la tv e mai messo in onda. Sono d’accordo anche io che da l’Aldilà si poteva trarre qualcosa di decisamente migliore con un occhio più accorto alla sceneggiatura. Sette note in nero è un piccolo capolavoroc he ancora non è distribuito in Italia in DVD, bisogna accontantarsi di un’ottima versione francese con traccia italiana.
Sapevi che un regista indiano ne ha fatto un remake intitolato “100 days”?
no, interessante. hai qualche dato in più?
No, nessuno. Notiziola da Wikipedia.
cercheremo, grazie comunque per la segnalazione