Segretissimo amarcord

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Segretissimo ha compiuto 50 anni. Quest’anno anche io e, probabilmente non per un caso, anche il mio personaggio, il Professionista. Vorrei che mi fosse concesso un amarcord.  Un po’  tanto amaro a dirla tutta.  Giorni fa mi è capitato in mano un Segretissimo degli anni’70 quando la testata era settimanale e vendeva decine di migliaia di copie. Era il numero 500,  festeggiato con un bel romanzo intitolato Russo e solo. Spy – story classica nella cui cover occhieggiava persino Carlo Jacono in persona con cappello e occhiali neri tra una bella russa e il ponte di  Londra. Spia certo, ma inconfondibile per chi lo conosceva. Al di là di questo c’era un bel dossier con interviste al direttore, a uno dei principali traduttori e a personaggi vari dell’editoria mondadoriana, non necessariamente legati alla narrativa Pulp. Se pure è abbastanza prevedibile trovare un intervento di Fruttero e Lucentini meno lo è sentire il poeta (uno dei pochi e degli ultimi degni di questo nome, ma chi legge o pubblica più la poesia?) Vittorio Sereni confessare di essere un appassionato di storie di spie. E con lui l’allora direttore di Panorama e altri personaggi intervistati e fotografati. Ora, è ovvio leggendo quelle frasi che un po’ci si faceva pubblicità in famiglia e forse non tutte le dichiarazioni erano sincere al cento per cento ma… rappresentanti della cultura e dell’editoria ‘grossa’ non si facevano problemi a comparire come testimonial in una delle collane fortunate. Lo stesso  Tedeschi ammetteva di non amare moltissimo il genere ma riconosceva ad Arnoldo Mondadori l’idea di proporre in Italia un filone così fortunato all’estero. Arnoldo Mondadori. Editore… E poi sfogliando le pagine della rivista trovo due nomi a me familiari. Il primo è citato in una pubblicità di un volume su Marinetti. Luciano de Maria. L’altro era un autore di narrativa letteraria ancora giovane e destinato a una brillante carriera di editor. Alcide  Paolini. Ritrovarli lì(anche se in contesti differenti) su Segretissimo mi ha fatto piacere. Perché io li conoscevo. Nel 1989 quando comincia a lavorare come redattore di Urania in un periodo ormai non più fausto per le collane Luciano de Maria era editor della Saggistica e Alcide oltre a essere confermato autore era editor della narrativa Italiana. Io ero il nuovo venuto, quasi il ragazzo di bottega. Eppure ci si incontrava al caffè, ci davamo del tu. Parlavamo spesso. Con una familiarità e un rispetto che mi hanno sempre colpito. Lo so cosa pensate. Adesso riattacca con la solita solfa di come sia cambiata l’editoria, di come il marketing abbia prostituito tutto, della poca considerazione che hanno gli autori di Segretissimo fuori dalla cerchia dei periodici pulp. Sì, è vero. Mi sembra proprio tutto cambiato. Oggi scrivere Segretissimo significa essere considerati dei  paria dai rappresentanti dell’editoria letteraria. Ed è veramente un assurdo perché oggi Segretissimo è fatto quasi tutto da  italiani e presenta testi che, nella maggior parte dei casi, sono più forti, scritti meglio e decisamente più ‘ romanzi’ di quanto non fossero le gesta dell’agente tale o tal altro in quegli anni. Mi sembra che sia venuto a mancare il rispetto per le storie raccontate che in mancanza di guadagni(che l’editoria stia toccando minimi storici come contenuti e vendite è innegabili) la ‘casta’continui a promuovere e strapagare emeriti cialtroni per meriti non ben precisati e non si renda conto del lavoro ‘vero’ dei narratori. Che volete?  ricordare quei tempi( vent’anni fa) in cui Luciano rievocava con me certi suoi passati da savateur o Alcide mi parlava ,in maniche di camicia, con il (pessimo) caffè della macchinetta del quarto piano, di come gli sarebbe piaciuto trovare un autore che riscrivesse Salgari aggiornandolo mi ha messo addosso una strana sensazione. Sì, la situazione è davvero cambiata…

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14 Responses to Segretissimo amarcord

  1. AgenteD says:

    Post amaro, caro professionista.
    Amaro ma giusto. In realtà questo discorso, a mio parere, non è che un altro aspetto del declino della Cultura in Italia. Perchè le persone che hai citato, il poeta Sereni, i due Editor sono, innanzitutto persone di Cultura. E come tali perfettamente in grado di capire che essere Scrittori o essere Narratori (uso apposta quest’ultimo termine, da te citato) sono due facce della stessa medaglia: quella di raccontare storie o, più in generale, di far immergere il lettore in un’altra realtà, facendolo riflettere (lo scrittore) e facendolo innanzitutto divertire e, magari appena un attimo dopo, farlo riflettere (il narratore). Ma per capire questo occorre sensibilità che è data, per l’appunto, dalla Cultura. Nella mia famiglia c’è un detto: “l’albero più è alto e più si piega” e pertanto queste persone “dall’alto” della loro Cultura erano in grado di “piegarsi” e cercare “quel cespuglio” (leggi quell’autore di Segretissimo, del Giallo ecc.) capace di essere Narratore. Questo, appunto, ieri. Ma oggi?
    Oggi purtroppo si “pensa solo al portafoglio” e, poichè il libro non è un telequiz, e l’audience con la Cultura c’entra molto poco, ecco i risultati: calo delle vendite crisi del mondo dell’editoria e quant’altro. Insomma bisognerebbe “uscire dall’incantesimo” di dare al pubblico “solo quello che il pubblico chiede” e tornare ad assumersi la responsabilità di “educare il pubblico”, senza timore di essere pedanti, attraverso i libri e, magari, ma qui il discorso si farebbe più complesso (e molto più triste) anche attraverso la televisione.
    Insomma più si pensa solo a vendere e meno si vende: ricordiamoci di un vecchio spot di Renzo Arbore: Meditate gente meditate…

    • ilprofessionista says:

      meglio non avresti potuto dire. hai interpretato esattamente il mio pensiero.
      quanto a meditare…meditiamo, oh se meditiamo…. :-)

  2. fdenard says:

    mi è piaciuto questo post… un po’ amaro certo, ma perché si è arrivati a questo punto? Perché scrivere serie B significa essere paria oggi? Io non ne sono convinto del tutto. Suvvia, energia…

    • ilprofessionista says:

      hai ragione…l’amarcord di questo testo coinvolge un po’ tutta la situazione editoriale attuale , non solo quella cosiddetta ‘de genere’. Energia? ma certo, vedere le cose con un minimo di rimpianto e una goccia diamarezza non vuol dire arrendersi. Io ho una convinzione da vecchio ‘ fighter’. o si è guerrieri o non lo si è al di fuori di titoli e cinture. per la cultura è un po’ lo stesso. io mi ritengo un uomo di cultura, so con una certa consapevolezza quanti e quali sono i miei interessi e competenze. Seguo un sentiero ma non ne trascuro altri. Mi spiace che oggi si sia arrivati(in Italia soprattutto) a vedere solo ed esclusivamente l’aspetto esteriore dell’editoria. Da una parte si bada solo a quello che si vende, ma si vende quello che si promuove, quello che viene fatto passare per eccellente al pubblico che spesso viene bombardato di falsi messaggi. E quelli che hanno in mano le redini le tengono ben strette arrogandosi loro la facoltà di essere ‘ intellettuali’ quindi di guidare il gregge. E questo ha ben poco a che fare con la cultura e con l’editoria ‘vera’.

  3. Quiller says:

    Sfortunatamente quando l’offerta, soprattutto in edicola ma non solo, era più varia e diffusa, io non potevo permettermi di comprare granchè, per cui, da consumatore attivo solo negli ultimi 15/20 anni, posso solo rammaricarmene.
    Volevo dare anch’io un grosso incoraggiamento al professionista, ultimamente qualche post ha un tono che fa intuire una crescente frustrazione di cui mi dispiace molto.
    Ho letto spesso su siti americani di solidi e pluripubblicati autori che per continuare (o in altri casi ampliare e rigenerare) la loro carriera si sono dovuti proporre sotto mentite spoglie (nome nuovo, serie o addirittura genere nuovo), per sfuggire all’incasellamento e alla ferrea legge di Bookscan. Da autentico combattente so che non lascerai nulla di intentato, posso dirti che noi ti seguiremo sempre.

    • ilprofessionista says:

      Ti ringrazio innanzitutto per il supporto e l’incoraggiamento. Sì , ammetto che da un po’ vedo la situazione delinearsi in maniera piuttosto grigia. Non vi ingannino però certe mie considerazioni che sono anche uno sguardo un po’ disincantato su un ambientein cui lavoro da(forse) troppi anni per nutrire delle illusioni. Quando mi metto di fronte alla tastiera per cominciare a raccontare c’è sempre una magia che scaturisce da dentro e che è più forte di ogni altra considerazione. Narrare fa parte del mio DNA come credo quello di moltissimi autori, amici e colleghi di qui e altrove. So di identiche se non peggiori vicissitudini di autori americani. Non è un mestiere facile, no. Ma (come diceva lo Sconosciuto) son troppo vecchio per mettermi a rapinare banche… :-)

  4. Umberto says:

    giustamente amaro, giustamente disincantato su una deriva che ormai non conosce fondo.
    sono daccordo aon AgenteD qui bisogna prendere il coraggio a due mani e lottare per i buoni libri e i buoni narrattori nonostante i gusti (?) del pubblico.
    Ma i guerrieri hanno sempre lo scudo alzato e la spada stretta nel pugno, sanno che devono combattere sempre e comunque e chissà che in futuro a furia di mollare fendenti si riesca ad abbattere… certe barriere :)

  5. Fabio Lotti says:

    Meglio Re a Staggia che uno dei tanti a Roma. Certo che se ti presenti così…:)

  6. Sna says:

    Quando avrò dato l’esame per cui sto studiando, quello che ha fatto citare al professore “Segretissimo” in continuazione, e ti avrò portato i saggi sull’editoria italiana (non saggi “know-how”, ma “storie” della cultura italiana e dell’editoria) ci faremo una bella chiacchierata, spero.
    Tra l’altro mi sono rotta le palle di leggere saggi scritti da eminenti teorici che non hanno esperienza sul campo: dovresti scrivere un saggio sulle vicissitudini di Segretissimo, che sia pubblicato ai livelli da cui traggono materiale da far studiare all’università – un po’ di “pratica” all’uni italiana che conosco farebbe solo bene. È grazie a te che conosco le dinamiche di fatto che i saggi riassumono ad accenni vaghi. Grazie, Prof.

    • ilprofessionista says:

      weel,Sna…
      disponibile per lunga chiachcierata quando hai finito lo sgobbo sui testi. di cose da dire ce n’è.
      Sì, come accade spesso mi leggi nella mente, un a ‘bella’ storiasulle vicissitudini editoriali di Segretissimo,i tafferugli, gl’inguacchi e cose varie potrei proprio scriverla..anche perchè da buon spy-writer sono vent’anni che colleziono storie(segrete9 eho approfondito qualche fatto precedente. la scriverò in pensione..ora..non è prudente. ma parlarne sì…
      Sull’editoria vissuta e non parlata spero che quest’anno replicheremo il corsoche l’hanno passato tenemmo alla statale ma in Bicocca. sarai debitamente informata.
      besos

  7. Clarilux says:

    Proff. continua cosi’ perche’

    when the going gets tough, the tough get going

    firmato Una fan sfegatata :-p

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