Che c’entriamo noi con Scerbanenco?

Giorgio Scerbanenco fu Uomo, lavoratore, appassionato della Vita e delle cose che questa poteva offrirgli, prima che scrittore. Narratore dunque, perché con la Vita aveva dimestichezza, con la gente ci viveva vedendone le miserie e le virtù. Per la verità credo che non gli importasse granché essere considerato un nome di riferimento della fiction italiana. O forse sì. Chi di noi non lo desidera?  Di sicuro aveva oltre che la necessità professionale anche il desiderio di raccontare le storie che gli passavano per la testa o per le mani. Rileggendo la raccolta dei suoi Racconti  Neri più che Il Centodelitti o Milano calibro 9, piuttosto che il ciclo dedicato a Duca Lamberti si avverte che anche l’etichetta di narratore noir milanese gli andava stretta. Certo Milano per lui (come per me o altri di questa città) aveva un suo fascino una sua atmosfera particolare. Ma Scerbanenco ha dato dimostrazione di abilità e capacità narrativa in storie di guerra, d’avventura, d’amore e spionaggio ambientate in moltissimi altri luoghi e situazioni. Storie sempre dure, anche quelle sentimentali, perché la vita è dura. Violente qualche volta nei fatti, spesso nella spietata  logica del crimine. Storie che (sembra strano a dirlo visto che spesso scriveva per rotocalchi femminili forse affrettatamente definiti ‘ rosa quindi considerati ‘lettura consolatoria’) non erano per nulla buoniste, anzi proprio il contrario. storie curdeli. Io credo di avere qualche diritto di dire la mia visto che scrivo da vent’anni  e in molte più occasioni di quanto piaccia a qualcun ricordare proprio di Milano. La mia  Milano,Gangland,  ovvio: quella della mia generazione che ho visto scorrere dagli anni del Boom a quelli della contestazione  per passare poi per la ‘Milano da bere’ del riflusso, di Mani Pulite per arrivare alla Gangland di oggi. Scerbanenco ho cominciato a leggerlo non prestissimo ma, come spesso accade con le scoperte tardive, con passione e cipiglio. Un po’, diciamolo, per carpire la sua magia. E intanto guardavo i film di Fernando (come Chi Fernando?)trovando ora con l’uno ora con l’altro qualche punto di contatto anche se il mio sentire era differente. Scerbanenco (salvo forse per il personaggio di Ursini) non aveva il concetto dell’Eroe che Fernando probabilmente aveva maturato leggendo l’hard boiled americano guardando i film di Melville o, più probabilmente, scrivendo western all’italiana. La differenza tra i due mi sembra questa. Uno ha interpretato atmosfere, stati d’animo dell’altro. E noi (pochissimi in verità narratori noir milanesi) che c’entriamo? Poco, o forse molto. Lo sappiamo dentro di noi. Ma camminando per certe strade, fermandosi per l’ultima birra in quel bar fuori mano oppure in quel centro sfavillante di promesse mai mantenute, quel sentimento oscuro che si ritrova nei racconti di Scerbanenco riaffiora, così come l’adrenalina di Luca Canali nel momento del pericolo. Ma  in maniera diversa. Nostra. Tanto che quasi nessuno se ne accorge.

Nel frattempo festeggiamo l’ennesimo vincitore del premio omonimo sperando che almeno un  po’  condivida questo nostro senetire.

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10 Responses to Che c’entriamo noi con Scerbanenco?

  1. Dario pm Geraci says:

    Una della cose più “belle” che Tu abbia scritto.
    Grazie.

  2. sergio says:

    Bel pezzo, Stefano. Bravo.

    • ilprofessionista says:

      grazie Sergio..la ‘Nostra’ Milano ha sempre facce e volti differenti ogni volta che la si guarda…

  3. KRI says:

    Gran pezzo, Steve :-)

  4. Cappi says:

    Giorgio (e Fernando) si sentono dentro.
    Anche senza pensare alla Bouchet e ai suoi slip di lustrini, viatico per la dannazione (e ancora meritato motivo di orgoglio per la signora in questione, come abbiamo visto di recente in “Italia ’70″).

    • ilprofessionista says:

      Certo che ce li sentiamo dentro…soprattutto in giornate umide e solo apparentemente malinconiche(nel cielo grigio dell’idroscalocome domenica)…quando al viatico della signora Bouchet cosa sarebbe il ‘nero criminale’ senza certe immagini e certi ricordi’
      ‘Quando incontri uno come a ugo Piazza, il cappello di devi levare..’ frasi come colpi di pistola….

  5. Hot says:

    Chissà se leggendo le motivazioni per l’assegnazione dello Scerbanenco 2010 il povero Giorgio le condividerebbe…

  6. ilprofessionista says:

    ho in effetti una mia opinione….

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