Il titolo

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Ad alcuni può sembrare un aspetto secondario, più da atmosfera che di sostanza. Invece è il biglietto d’ingresso nel mondo dell’autore per quel capitolo della sua vita creativa. Il titolo dispone (o indispone) il lettore ad accogliere la storia. Ampliando ciò che diceva Hegel in riferimento alle introduzioni delle sue opere filosofiche, il titolo è già l’opera stessa, parte efficace della trattazione.

Ci sono molte tipologie di titolo e le variazioni possono essere molteplici, ma l’obiettivo è sempre quello: focalizzare l’attenzione del lettore su un aspetto che, prima o poi nel corso della lettura, salirà dall’abisso del romanzo, dando da pensare (il filosofo Paul Ricoeur lo diceva riguardo al simbolo, ma cos’è il titolo se non un simbolo del romanzo?).

Nome del protagonista: mi vengono in mente libri famosissimi, quali Moll Flanders, Tom Sawyer, Pinocchio, I fratelli Karamazov (sebbene questo titolo inserisca già un elemento ulteriore, quello di un legame familiare molto preciso), Carrie, I Malavoglia. Ce ne sono altre migliaia. Fate caso: il nome nel titolo definisce il percorso della storia. Non è inserito a caso e non si tratta solo del nome del protagonista principale. Inserire il nome del protagonista principale di un romanzo nel titolo vuol dire sottolineare che la vicenda che viene raccontata dev’essere tutta letta nell’ottica (o tenendo ben presente) quel personaggio, perché essa ci dice chi è quel personaggio. Può sembrare un fatto ovvio, eppure credo che sia possibile scrivere un romanzo che parla di un personaggio il cui nome è il titolo, addirittura senza presentare mai quel personaggio come protagonista attivo e in primo piano della storia. Ogni parola in più oltre al nome conferisce una sfumatura differente al modo di intenderlo.

Senso del romanzo: è un titolo normalmente generico e che non attiene direttamente alle vicende di un protagonista principale o di più protagonisti (vedi Il signore degli anelli). Come sempre, il titolo delinea il vero protagonista della storia, che può diventare un oggetto inanimato, una comunità, un sentimento, un modo di vedere le cose, un animale. Romanzi quali Se questo è un uomo, Delitto e castigo, I promessi sposi, Carne e sangue o Sabato ci indicano la traiettoria di un percorso, che parte dall’attenzione del lettore (che si dispone a comprendere il significato del titolo) e arriva alla sostanza del romanzo, come si palesa al suo termine. È una sorta di cammino a due, nel quale l’autore vuole illustrare il suo punto di vista al lettore, che poi sarà libero di trarre le sue conclusioni circa la storia che ha letto. Talvolta si possono avere dei titoli che appaiono così generici e slegati dal contenuto del romanzo, da lasciare interdetti. Uno su tutti, Guida galattica per autostoppisti. Come ben sappiamo, non si tratta di un atlante dell’universo.

Se un titolo viene tradito, per esempio nella traduzione, si rischia di far seguire al lettore un approccio non fruttuoso. Mi viene subito in mente il caso dell’ultimo romanzo di Stephen King, Under the Dome, trasformato in Italia in The Dome. Salta subito all’occhio come il titolo originale ponga l’attenzione su ciò che accade sotto la cupola, mentre il titolo italiano la sposti sulla cupola stessa, con la conseguente reazione di molti lettori che, giustamente, si aspettavano di sapere qualcosa di più circa la cupola che di punto in bianco isola dal mondo Chester’s Mill. Ovviamente nel romanzo non si parla quasi mai della cupola in sé e della sua origine, anche se alla fine qualcosa si intuisce. Il vero focus della storia è su ciò che accade a una comunità rurale dell’avanzatissimo mondo occidentale nel momento in cui viene isolato dal contesto in cui si trova.

Soprattutto i libri d’avventura e quelli fantastici (in special modo quelli dedicati ai ragazzi) amano utilizzare un titolo descrittivo, nel quale si inserisce il nome del protagonista e ciò che fa (o ciò che mette a rischio la sua vita). Lo Hobbit, o andata e ritorno. Harry Potter e la pietra filosofale. Altri lo esplicitano ulteriormente con un sotto-titolo: Frankenstein, o il moderno Prometeo. Il Castello di Otranto. Una storia gotica.

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