"Le luci di Atlantide", Marion Zimmer Bradley

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Marion Zimmer Bradley è un po’ un’istituzione nel mondo del fantasy. Moltissime persone, io compresa, hanno avuto il loro “battesimo” nel campo con i suoi libri, siano essi della “saga” di Avalon o di quella di Darkover. Ho trovato alcuni dei miei libri preferiti in assoluto nella schiera dei suoi scritti, volumi che mi piace leggere e rileggere, in grado di darmi sempre qualcosa.

La scelta di “Le luci di Atlantide” non è casuale. Dopo molti anni e molti suoi scritti ho trovato un filo conduttore tra diversi volumi, un filo non sufficientemente grosso da creare una saga propriamente detta (ed ecco il perchè delle virgolette all’inizio di questo articolo) ma innegabilmente presente in poche frasi, piccoli riferimenti, dettagli su cui si potrebbe sorvolare come parti di fantasia nella fantasia. Ma non c’è niente di casuale nei libri di Marion Zimmer Bradley, nelle storie che si svolgono tra miti e fatti realmente avvenuti, personaggi esistiti e spettri creati dalla sua mente.
Ecco, “Le luci di Atlantide” rappresenta l’Alfa di questo percorso: ogni riferimento, ogni mezza frase, ogni parola apparentemente non immediatamente riconducibili alle storie trattate nei successivi libri proviene da qui, da quell’isola che ancora affascina, che rende le persone curiose o scettiche, ma innegabilmente costrette a rapportarsi – anche per un solo momento nella loro vita – alla possibilità che sia esistita ed al mistero della sua scomparsa.

Contrariamente ai miei soliti post, non dirò nulla della trama o dei personaggi che prendono vita nella Città del Serpente Ricurvo. Lascerò che la curiosità verso Atlantide, se così dovrà essere, venga solleticata dalle sagge parole lasciate negli insegnamenti di Rajasta il Mago.

“Ogni evento non è che la conseguenza di cause ad esso precedenti, chiaramente viste ma non percepite in maniera distinta. Quando la corda vibra, perfino l’ascoltatore più ignaro sa che il suono culminerà nella nota-chiave, pur non sapendo in che modo la successione delle strofe condurrà all’accordo conclusivo. La legge del karma è la forza che conduce tutti gli accordi alla nota-chiave, come la forza di un sassolino che increspa l’acqua dello stagno, finché l’ondata di marea sommerge il continente molto dopo che la pietra è affondata, scomparsa ormai alla vista, dimenticata.
Questa è la storia di uno di quei sassolini, lanciato nello stagno d’un mondo sommerso molto prima che i Faraoni d’Egitto iniziassero a porre una pietra sull’altra.”

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