Quando devo accostarmi alle storie di vampiri ammetto che mi tremano un po’ i polsi; quando mi si dice per di più che le suddette creature presentano caratteristiche assai diverse da quelle a cui gli stereotipi ci hanno abituato è anche peggio.
Non mi ritengo una purista delle categorie: sono capace di leggere a mente aperta anche quelle che molti appassionati di fantasy considererebbero orripilanti aberrazioni (vedi “Twilight” di Stephenie Meyer). In generale ritengo sia piuttosto ingiusto bollare come assurdità delle innovazioni solo perchè una determinata categoria di creature è sempre stata presentata in un unico modo nel corso del tempo.
Ciononostante, poiché i vampiri sono forse i soggetti più famosi, trattati, descritti ed utilizzati in tutto il mondo fantasy leggere dei libri a loro dedicati è sempre un po’ un azzardo; ultimamente pare che la moda sia non tanto cercarne nuovi lati e possibilità, quanto stravolgerli completamente.
A volte è bastato il risvolto di copertina per far inorridire perfino me.
Nel caso de “le storie di Anita Blake” ho dato retta a due amiche che erano completamente impazzite per questi libri, e poiché ritengo entrambe ottime lettrici ho deciso di dar loro fiducia: ammetto senza alcun remora di aver letteralmente divorato i primi sette a tempo di record.
Tuttavia i libri usciti finora in Italia sono dieci (quelli effettivamente pubblicati invece sono diciassette, l’ultimo nel 2010 e non è chiaro se la saga sia effettivamente terminata) e questo lascia – evidentemente – uno scarto di tre volumi.
Anita Blake è una tipa piuttosto tosta: il suo lavoro consiste nel resuscitare i morti affinché possano essere interrogati in casi legali irrisolti o difficoltosi. Ma è anche una cacciatrice ed una sterminatrice di vampiri, purché abbiano ucciso esseri umani, autorizzata con licenza in ben tre Stati oltre al suo, il Missouri.
Di fisico minuto ma decisamente ben allenato, ha cicatrici ovunque a testimonianza della pericolosità del suo lavoro. Stringere amicizia con le creature che caccia non fa parte dei suoi piani e quando Jean-Claude, il Master della Città, cerca di incontrarla per chiedere il suo aiuto, lei non accoglie la notizia con favore. Ma il vampiro conosce la chiave per ottenere ciò che vuole: il ricatto.
Anita nei primi libri è decisamente simpatica: finalmente un’eroina degna di questo nome, a volte mascolina, non si vergogna a trattare argomenti di solito riservati ai personaggi maschili (vedi sesso ed armi) e vive incertezze emotive e morali che la rendono un personaggio in cui soprattutto le lettrici possono riconoscersi.
Jean-Claude è un buon prototipo di vampiro: potente senza eccessi, debitamente innervosito dai suoi simili più antichi, cauto fino ad essere quasi vigliacco, totalmente egoista ed egocentrico.
Lo svolgersi della storia è un crescendo dell’intreccio tra i due, che si acuisce con la comparsa degli (onnipresenti in quasi ogni fantasy con vampiri) antagonisti mannari.
La narrazione è cruda e lineare, spesso grezza nella forma verbale dei personaggi, e per questo accattivante.
Perchè dunque solo fino al settimo?
Perchè arriva un momento in cui Anita diventa semplicemente troppo.
Tutto ruota attorno a lei: qualunque potere, qualunque creatura, qualunque avvenimento. E’ l’unica in grado di risolvere sempre tutto; l’unica ad avere le forze, i mezzi, le conoscenze per sventare le minacce; l’unica che riesce ad imporsi ed a far inchinare perfino creature che spaventano ben più di una fanciulla umana.
E quel sesso di cui scrivevo poco fa diventa perfino grottesco, surreale: non esagero dichiarando che “Narcissus”, il decimo libro, potrebbe essere per metà della sua lunghezza tranquillamente considerato un porno.
Poiché il settimo libro, “Dono di Cenere”, contiene una sorta di conclusione accettabile di quello che si potrebbe considerare il primo ciclo, il mio suggerimento è di leggere fino a quel volume; qualora foste poi incuriositi dallo svolgersi in chiave “eccesso” degli eventi, avrete sempre gli altri tre libri ad attendervi.
Dal canto mio andrò di sicuro avanti nella lettura quando usciranno i nuovi volumi, non fosse altro per capire se potrà esserci un recupero o solo nuovi abissi di insensatezza.
In ogni caso, tratterò i singoli libri in post successivi per darvi modo di verificare voi stessi la validità delle affermazioni di cui sopra.
“Il mio nome è Anita Blake. I vampiri mi chiamano la Sterminatrice, ma è meglio che non vi dica come io chiamo loro…”