Anche volendo non riesce facile trovare delle note negative sul romanzo noir “La mano sinistra del Diavolo” scritto da Paolo Roversi e pubblicato in edizione economica da Mursia nel 2009. Un romanzo perfetto, asciutto – malgrado l’afa di calore e di umidità che lo avvolge e lo incornicia in uno spazio e tempo ritagliati dal resto del mondo e finiti in prima pagina per gli efferati delitti che scandiscono le giornate noiose e sempre uguali di un paese qualunque della Bassa.
Uno zoo di insetti e animali di variegate specie accompagnano le indagini a tutto campo portate avanti dalla Arma dei Carabinieri, con le puntate del Ris e la sapiente anche se inconscia regia del giornalista, sfigato in amore e con il cellulare, Radeschi. Perfetto l’andirivieni delle indagini, delle prove raccolte che parlano forse troppo poco; perfetta la minuzia del dettaglio e la affascinante descrizione di morti ammazzati e amputati, fra il ghiaccio che scotta in questa estate senza fine giù nella Bassa.
Le scene si snodano davanti agli occhi del lettore con scorrevolezza e agilità al punto di trasformarlo da semplice lettore a spettatore di un film che viene proiettato davanti agli occhi della sua mente. Passione e professionalità del giornalista Radeschi nei panni dell’investigatore, che dirige e agevola lo svolgimento dei fatti, dando una mano allo svolgere delle indagini con carta e penna e all’occorrenza con le innovazioni tecnologiche. I personaggi che lo circondano, che gli tengono testa e compagnia nelle divagazioni di pesca, durante barbecue di cucina alternativa o nelle bevute da sottobanco post tradimento. Personaggi vivi nella peculiarità dei loro difetti e caratterialmente tipicizzati; trascinati nella corrente dei media e pronti a dare una svolta all’epilogo finale degli assassinii estivi, tra un Monte al caffè e una cicca asfissiante.
Nella stasi e fissità di quell’ambiente, animato dal volteggiare di zanzare, fra le chiacchiere del bar o del Nippon sushi Roversi ingegna una storia allucinante e sconvolgente nella perfezione del leitmotiv che guida la mano sinistra del Diavolo, lasciando davvero senza fiato e stanco colui che segue da vicino le indagini e pregusta il ritrovamento dell’assassino.
Il giusto intrecciarsi delle vite private e reali dei personaggi , una rosa di diverse culture e razze a cui appartengono gli uomini e le donne del Diavolo, quel dispiegarsi di nomi e cognomi di un qualunque morto ammazzato, il lento e azzardatamente repentino svolgere delle indagini portano a sciogliere il caso di un serial killer che argutamente scampato alle tirannie del passato, ricicla pezzi umani per vendicare eventi e ricordi di infanzia.
Bravo il giovane Roversi, che appassiona con il suo gusto per la storia, per la perfezione dei particolari dettagliati, per la scaltra conoscenza del le innovazioni tecnologiche e le genuine vicende di uomini, in divisa e non, che si muovono in un pezzo di terra che rimane vivo nel cuore e nella memoria dello scrittore. Un noir diabolicamente perfetto. Chissà se l’Autore è mancino? Occhio alla dedica.
Interpretato da LuciaCucciolotti (Spolverando e interpretando libri)
22aprile2009