Il 16 novembre è uscito in tutti i più importanti negozi digitali Trentatré, primo cd del cantautore pugliese Nicola Giuliani e vero proprio concept album dedicato al Gargano, splendido sperone d’Italia interamente circondato dal Mare Adriatico. Nei testi Giuliani presenta luoghi e personaggi di spicco della sua terra: ne nasce così un vero e proprio viaggio tra bracconieri, registi truffatori e animali “che prendono magicamente forma nel teatro dei sentimenti e della fantasia”. Il lavoro è coprodotto da Edgardo Caputo, la distribuzione è a cura di L.M. European Music. Sul sito trovate anche una breve recensione e il link diretto ad iTunes.
Qual è stato l’input iniziale che l’ha spinta a creare un progetto riguardante il Gargano?
Questo disco nasce da un’idea di Angelo Cavallo, un artista di Foggia che ha deciso di raccontare un viaggio che ha fatto da ragazzo lungo il Gargano. L’obiettivo era illustrare il territorio dove viviamo: per questo parliamo degli abitanti del Gargano, degli animali del Gargano e di tutte quelle storie che da sempre sono nell’immaginario collettivo della “nostra” gente. Da questo progetto è nato poi uno spettacolo teatrale che è durato quasi due anni: un’estate intera, l’inverno e parte dell’estate successiva.
Com’era strutturato lo spettacolo teatrale?
La storia era raccontata in chiave di monologo da un attore, che faceva delle vere e proprie letture, una sorta di briefing musicale. Il monologo era intervallato da tutte le canzoni che hanno poi composto il disco. Era la storia di un viaggio durato una settimana e ogni tappa faceva riferimento a qualche posto in particolare o a personaggi che venivano citati nei brani cantati. La produzione artistica era curata dallo stesso Angelo Cavallo. Io ero in scena coi miei musicisti, gli stessi che suonano nel cd, ed Edgardo Caputo, che ha anche coprodotto il lavoro e ne ha realizzato gli arrangiamenti.
Ci racconta alcune storie dei personaggi e dei posti di cui parlano i suoi testi?
Trentatré è un bracconiere di Foggia esperto nella caccia alla selvaggina della Laguna Rossa di Margherita di Savoia. Era talmente esperto che dava lezioni anche agli altri cacciatori. E’ stato braccato per anni dalla polizia del posto ma non è stato mai catturato. Mi aveva incuriosito e ne ho voluto parlare, anche se è una figura negativa. Il regista è invece la storia di un signore che è passato per Manfredonia, la città del Carnevale, ha finto di dover girare un film, si è fatto pagare dall’amministrazione una serie di vantaggi, compresa una macchina, e poi ha imbrogliato tutti. Sempre a Manfredonia, oltre al Regista, è vissuto per un lungo periodo anche Il delfino Filippo; poi è stato ucciso, si diceva mangiasse troppo pesce dei pescatori. Infine ne Lo scoglio parlo delle isole Tremiti, queste isole bellissime che stanno molto vicino al Gargano, dove circa 100 anni fa sono stati deportati i Libici, segregati insieme agli omosessuali per volontà del governo di quei tempi. Pare siano ancora sepolti lì in 500.
Tra tutte le storie raccontate nei brani quale preferisce?
Quella che mi tocca di più e mi fa riflettere è sicuramente la storia raccontata in Cieco come un sordo. Mi è capitato di visitare l’Abbazia di Pulsano, che si trova tra Monte Sant’Angelo e Manfredonia: è un posto molto particolare e interessante da un punto di vista naturale; nella roccia infatti sono scavate delle vere e proprie costruzioni, gli eremi. Qui è nata la riflessione legata all’idea del cieco che non vede ma comunque riesce ad amare e a provare emozioni. Questo tema in qualche modo accompagna anche la mia personalità. E’ un’esperienza che mi ha colpito e ho voluto raccontarla.
Il progetto riguardante il cd Trentatré sarà accompagnato anche da pubblicazioni di altro genere, per esempio libri?
E’ qualcosa che in qualche modo stiamo cercando di programmare, per adesso resta un’idea. Probabilmente scriverò un piccolo racconto da inserire, per spiegare meglio il contenuto dei pezzi.
Ci sarà un tour?
Da spettacolo teatrale il disco deve diventare concerto quindi c’è bisogno di fare un lavoro a monte per riformulare il progetto. In sostanza, prima c’era un attore che recitava, ora dovrei essere io a raccontare lo spettacolo a cenni e poi proseguire con le canzoni. Si pensa di fare un lavoro invernale.
Facciamo un passo indietro. Nicola Giuliani come musicista: la formazione musicale che ha alle spalle.
Come formazione musicale non ho studiato al conservatorio, ho fatto lezioni private con alcuni maestri. Sono essenzialmente un cantautore, uno che racconta storie. Sono appassionato di poesia e ho letto tantissimo. A 16 anni circa ho scoperto la chitarra e ho cominciato a musicare quei testi che già scrivevo. La chitarra con i suoi accordi è per me lo strumento semplice che in qualche modo armonizza le mie idee.
Sul suo Myspace si può ascoltare il brano Maredentro, antecedente a questo cd. In cosa si distacca rispetto ai brani contenuti in Trentatré?
Maredentro è una canzone che nasce 5/6 anni fa, dedicata ad un caro amico che ha avuto un periodo difficile. E’ un brano abbastanza intimo che sento molto vicino a me e racconta una storia importante. Poi, come diceva Neruda, è l’esperienza diretta delle emozioni che può spiegare la poesia ad un animo disposto a comprenderla. Lascio quindi a chi ascolta l’interpretazione.
Come scrive canzoni? Ha un metodo particolare?
Il mio modo di scrivere canzoni è abbastanza variegato. Sono fondamentalmente un autore e ogni brano rappresenta un mio modo di essere in un particolare periodo storico. La musica, per come la vedo io, è sempre nel testo, non nasce da sé. Per questo tiro fuori le musiche dai testi e le scolpisco dal pezzo di marmo.
Come potrebbe definire musicalmente le sue canzoni? Su che stile si orienta? A cosa si ispira?
Una delle cose che so fare di meno è definire il mio stile: è abbastanza ibrido, nasce dalla fusione di più generi, per esempio la musica d’autore influenzata dal latino americano e dal jazz. Se dovessi realmente definire chi sono io come artista, direi che sono uno che racconta delle storie in tutti i modi possibili come meglio gli viene, senza un preciso programma musicale.
So che ha lavorato con alcuni teatri. Ci può parlare di queste collaborazioni?
Ho lavorato con alcune compagnie e con il Museo del Cinema. Salvo alcuni casi in cui ho cantato in scena, per la maggior parte ho scritto canzoni: per esempio testi su Romeo e Giulietta di Shakespeare e molti brani sui briganti. Nell’insieme ho partecipato a parecchi spettacoli teatrali.
Altri progetti futuri?
C’è voglia di fare, progetti ce ne sono e anche tanto materiale da elaborare, cose che ho scritto negli anni passati. Per ora però mi concentro su Trentatré.
Concludiamo con una curiosità: pratica e insegna arti marziali. Che cos’hanno in comune le arti marziali e il far musica?
La ricerca filosofica accomuna molto questo genere di esperienze. Anche nelle arti marziali bisogna andare in fondo a se stessi per comprendere tante cose che spesso sono sconosciute. Si differenziano però nel modo di esprimere il concetto: con le arti marziali tiriamo fuori il nostro io attraverso un movimento corporeo, nella musica questo accade invece attraverso la creazione di canzoni e testi ma a monte c’è in realtà sempre una ricerca interiore. Ritengo che le arti marziali nella mia formazione musicale abbiano in qualche modo influito particolarmente, anche da un punto di vista puramente fisico con una migliore gestione del diaframma. In tutte le cose che ho fatto ho ritrovato le arti marziali come aspetto fondamentale del mio modo di essere. E’ un’esperienza che fa parte di me.