Poco tempo fa ho finito Silent Hill: Shattered Memories. Ho deciso di aspettare un mese prima di scrivere una recensione, dovevo metabolizzare l’esperienza e mettere insieme tutti i pezzi del racconto. Ora sono pronta, quindi che dirvi se non benvenuti nella città più allucinante e perversa d’America! Prima di entrare nel vivo, lascio un avvertimento ai curiosi: sia che siate in Bachman Road o in Koontz Street o all’Alchemilla Hospital, la realtà esterna diventerà un prolungamento delle vostre menti e mi auguro che non abbiate troppi scheletri nell’armadio, perché, in quel caso, saranno tutti lì a farvi compagnia.
“Ma cosa è successo a Silent Hill? La risposta si trova nella vostra immaginazione, ed è l’unica soluzione al mistero”. (Dal sito ufficiale di Konami Japan)
Ma prima una breve introduzione al gioco.
Nel lontano 1999 un gruppo di artisti (mi piace chiamarli così) della Konami Japan creò un videogame innovativo, sulla scia di altri survival horror come Resident Evil ed Alone In The Dark, ma completamente diverso per stile, trama e musiche: Silent Hill. Studiavo al liceo e ricordo le serate insonni passate a giocare. Andavo a letto e una volta chiusi gli occhi vedevo la mappa e la nebbia, molto simile per consistenza a quella che troviamo in The Fog di John Carpenter. Si perché questo gioco è ricco di riferimenti horror letterari e cinematografici: tra gli autori più citati ci sono infatti Stephen King, H. P. Lovecraft, David Lynch (Twin Peaks) e Stanley Kubrick (Shining).
Ad una prima analisi la trama è semplice: un uomo va alla ricerca della figlia. In realtà è piuttosto un viaggio verso follia, morte e autodistruzione con risvolti psicologici notevoli, anche per il giocatore: la musica, le immagini, tutto ci porta a immedesimarci nel protagonista e amplificare le nostre paure più nascoste.
Da lì in poi sono usciti molti episodi, gli ultimi alquanto deludenti. Ma non voglio anticiparvi troppo, è un’avventura da intraprendere al buio: senza sapere nulla ve la potrete gustare ancora di più. E spegnete le luci!
Passiamo all’ultimo arrivato in casa Konami: Silent Hill: Shattered Memories, disponibile in Italia da marzo 2010. Eccovi qualche dato generale.
E’ un gioco multipiattaforma: si può trovare infatti per Playstation 2, Nintendo Wii e anche PSP. E’ stato sviluppato dallo stesso team che ha ideato Silent Hill Origins (titolo uscito qualche anno fa per la console portatile di casa Sony) e il recente Homecoming per PS3: il Climax Group. Della squadra iniziale del Silent Team (gli artisti che hanno ideato i primi 4 episodi) è rimasto solo Akira Yamaoka, curatore della musica (anche lui però ha lasciato Konami verso la fine del 2009). Proprio per questo Shattered Memories è un gioco a sé e deve essere affrontato con un altro spirito. Non è propriamente un remake, come è stato spesso erroneamente definito: la storia inizia sempre allo stesso modo, è vero, ma i meccanismi sono diversi e la trama ha risvolti nuovi. Questo, devo ammettere, ha portato fuori strada anche me.
La sceneggiatura è occidentale, Climax ha infatti sede in Inghilterra. Il gioco passa da investigazioni quasi stile avventura grafica a hide and seek alla Clock Tower nel mondo demoniaco: Harry Mason, il protagonista, non ha armi ma può solo fuggire e nascondersi dai mille mostri che popolano l’Otherworld, questa volta fatto completamente di ghiaccio e non di ruggine e putridume come nel classico Silent Hill.
La novità più importante, che rende questo titolo davvero particolare, è sicuramente la presenza di un profilo psicologico che viene compilato nel corso del gioco: a intervalli regolari ci troviamo infatti a risolvere alcuni quiz e a rispondere alle domande del Dottor Kaufmann. A seconda delle risposte date, in base alle paure e alle insicurezze dimostrate, cambiano il look dei personaggi, gli avvenimenti, i mostri e gli enigmi e alla fine ci viene proposto un vero e proprio identikit emozionale: vi posso assicurare che, se non avete barato e siete stati sinceri, Kaufmann vi dirà molte cose vere.
Inoltre, al posto della classica mappa, all’inizio del gioco si è dotati di un telefonino di ultima generazione con GPS integrato e fotocamera, utile per catturare i fantasmi, e una torcia e alcuni bengala per tenere lontani i mostri.
Lati negativi di questo titolo sono sicuramente gli enigmi, pochi e piuttosto confusionari e frammentari e una parte esplorativa che può essere a tratti noiosa e forse un po’ troppo lineare.
Le ambientazioni più inquietanti, che vi consiglio di godervi fino in fondo (almeno per gli amanti delle emozioni forti), sono il bosco, veramente spaventoso, l’abisso (poi capirete a cosa mi riferisco) e una sequenza in auto davvero terrificante.
Non mancano i soliti finali alternativi che in questo caso sono sei (e cambiano in base alle vostre scelte): non vi svelo altro, ma vi dico già che si parla anche di UFO.
In definitiva, ci troviamo di fronte ad un titolo in stile thriller/horror psicologico americano, che può piacere anche a chi non ama le trame perverse e assurde alla giapponese, sicuramente molto più bello del quarto e del quinto episodio, privi di risvolti interessanti. Lo consiglio infatti anche ai neofiti del genere, meglio se giocato su Wii.
Se poi vi interessa il tema leggetevi questo libro: Silent Hill. Il motore del terrore, di Bernard Perron, edito da Costa & Nolan.