Delle mie solite cinque lettrici, due non vivono a Palermo e una ci torna solo saltuariamente: mi scuso con loro, perché probabilmente questo post le annoierà; ma io abito qui da quando sono nata, e per ora non c’è luogo – banchetto di stigghiole, antibagno di ristorante, fila alla posta – in cui si parli di altro che del tram, della ztl, dei pass, dei nuovi percorsi dei bus. E io, schiumante rabbia, non posso esimermi dall’esprimere il mio ininfluente punto di vista.
Abito qui, dicevo, da quando sono nata; ho sempre vissuto in periferia: fino a un anno e mezzo fa, abitavo in un piccolo condominio al confine tra i quartieri Cruillas e Uditore; una zona residenziale, borghesuccia, di impiegati del catasto, bar per operai in pausa pranzo, mercerie zeppe di rocchetti di filo e lunghi viali alberati. Quando ho cambiato casa, mi sono trasferita a 800 metri da qui: di fatto cambiando quartiere, ma ritrovandomi sempre in mezzo ad automobili sfreccianti, larghe aiuole che canenando disprezza, pizzerie da asporto. È stata una mia scelta, non lo nego: avrei potuto, se avessi voluto, trasferirmi in pieno centro, nelle stradine tortuose e col basolato sconnesso in cui lavoro; ho deciso di non farlo: per mille motivi, più o meno personali, ma che non sfidano il codice penale, e per i quali non vedo perché dovrei essere penalizzata.
A Palermo i mezzi pubblici sono sempre stati poco fruibili: gli autobus sono pochi e le linee servono bene solo le zone ricche-e-centrali; non esiste una vera metropolitana, ma ci sono otto fermate raggiunte dal treno ogni mezz’ora. Esatto, ogni mezz’ora. Da pochi giorni, poi, c’è il tram: pomposamente denominato Genio, che segue quattro linee, di cui una dislocata nella periferia opposta a quella dove abito, e due il cui percorso, tolte due fermate, coincide. Vista, quindi, la straordinaria quantità e modernità di mezzi pubblici, il Comune ha previsto di costituire la zona a traffico limitato più grande d’Europa: un immenso quadrilatero, comprendente non solo il centro storico, per varcare il quale bisognerà pagare. Si ipotizza che il costo del pass ammonterà a 100 euro per chi, buzzurro di periferia, ha la pessima idea di voler andare in centro a lavorare o, perché no, mangiare un panepanelle con la sua bella, di sabato sera. Per gli abitanti del centro il pass avrà un prezzo più ragionevole, e le zone blu saranno gratuite; si potrà anche scegliere di non pagare, e quindi di non andare mai più in centro in auto: che sicuramente è una scelta perseguibile per chi, come me, vive a otto chilometri di strada dall’ufficio. Potrei andare in bici, per esempio, con buona pace del mio colesterolo: avrei splendidi quadricipiti tonici, glutei da urlo, e dovrei lasciare in casa editrice un accappatoio per fare una bella doccia appena arrivata, ma tant’è, il capo è una persona di cuore e probabilmente non avrebbe molto da ridire. Oppure potrei andare al lavoro in autobus: dovrei fare un tratto in macchina – ma si sa, noi della periferia siamo di bocca buona, quindi il problema smog non ci tocca: altrimenti perché non disincentivare l’uso delle auto anche qui? – e poi proseguire con i mezzi pubblici, cambiando a metà strada e facendo una ventina di minuti a piedi, che sotto la pioggia è un piacere. Oppure potrei prendere il tram, anche se alla fermata, che dista molto da casa mia, non c’è parcheggio; dovrei quindi prendere la macchina, trovare posto, prendere un tram, poi il treno-metropolitana – sì, quello che passa ogni mezz’ora, da orario fornito dal gestore – e poi fare i venti minuti a piedi di cui sopra. Potrei chiedere al capo di farmi lavorare da casa, oppure potrei affittare un piccolo aereo privato e farmi paracadutare sul tetto della chiesa di San Francesco d’Assisi. Oppure potrei licenziarmi e rimanere in buon ordine in periferia, come comunque dovrei fare la sera, che non se ne parla proprio di aspettare un treno per mezz’ora alla stazione, di notte, col panepanelle nella pancia. In fondo, il piano-traffico di Palermo è chiaro: ognuno stia nella sua zona e non disturbi, che questa cosa che l’operaio vuole il figlio dottore è da sempre uno scempio.
Inizio il nuovo anno con Vish Puri e il caso della domestica scomparsa di Tarquin Hall, che ho ricevuto per Natale. Sono alle primissime pagine ma sembra simpatico.