L’importante è iniziare (bene)

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Una delle cose che mi piace di più della lettura è quel pizzicore, quasi un piacevole solletico, che prende quando si sta per iniziare un nuovo libro. Quel senso di attesa sorridente e non-pesante, quel friccicore diffuso che ti avvolge quando, dopo attenta valutazione dell’abbinamento libro da giorno/libro da notte, esauriti i calcoli su momenti della giornata e angoli della casa propizi all’ingollamento di quel romanzo, stabilita con puntiglio la tabella di marcia giusta – che ci sono libri che devono essere sorbiti lentamente ed altri che possono essere apprezzati solo a lunghi sorsi – finalmente decidi che ok, perfetto, si comincia. C’è un mix di perplessità e fiducia, di sicurezza e timore, di ottimismo e scetticismo nel decidere di dedicare tempo ed energie mentali e sogni a un nuovo romanzo: un’espressione simile a quella di un professore delle medie che chiama un alunno medio-bravo alla cattedra, e si aspetta e si augura che risponda bene ma sa che potrebbe anche uscirsene con un ‘Manzoni? Boh, e chi era?’, così, senza battere ciglio.
Pochi elementi di un romanzo contano, per me, quanto l’inizio: mi annoio facilmente, ho bisogno di qualcosa che attiri presto la mia attenzione, che mi sbatta sotto il naso che vale la pena di leggerlo, quel libro, accidenti. Ci sono incipit che ricordo ancora a memoria, per quanto mi hanno compito: il primo è sicuramente il famosissimo Barrabás arrivò in famiglia per via mare, che di quella storia è l’inizio e la fine, e molto di più. Un altro esordio che amo è quel A volte penso sia stata la luna a partorirmi tra spasmi di cosce pallide sapientemente allargate tra le stelle proprio in alto. Così appesa sopra un concerto di David Bowie lei si apriva lasciandomi cadere. Io sono Demon e la luna è mia madre, che ti lascia capire tutto senza svelare niente, o quasi. Ci sono incipit famosi universalmente, quello di Lolita o di Anna Karenina o di Cent’anni di solitudine, ad esempio; ce ne sono altri che sono meno noti, ma non troppo: Nella mia casa paterna, quand’ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: – Non fate malagrazie!. Ce ne sono alcuni che non smetterò mai di ammirare, come un gioco di prestigio ben riuscito, un coniglio che salta via dal cilindro con un hop preciso:
«Allora, cara» dice Brandy. «Cosa è successo al tuo viso?»
Gli uccelli.
Scrivo:
uccelli. Gli uccelli hanno mangiato il mio viso.
Ci sono autori che hanno giocato molto sugli incipit ad effetto: Palahniuk, ad esempio; altri, che non lo hanno fatto: il primo che mi viene in mente è De Carlo. Ci sono scrittori che lo hanno fatto con naturalezza, ed altri che hanno lasciato trasparire artificiosità, voglia di stupire, insicurezza. Infine, ci sono quelli come questo: Gli ho detto: - Dimmi la verità,  – e ha detto: – Quale verità, – e disegnava in fretta qualcosa nel suo taccuino e mha mostrato cos’era, era un treno lungo lungo con una grossa nuvola di fumo nero e lui che si sporgeva dal finestrino e salutava col fazzoletto.
Gli ho sparato negli occhi.  
Il primo post dell’anno non poteva non parlare di inizi; oggi, però, è il centenario della nascita di Giorgio Caproni: vi lascio un pezzetto di lui, da assaporare con calma:
Di conseguenza, o proverbio dell’egoista
Morto io,
Morto Dio.

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5 Responses to L’importante è iniziare (bene)

  1. matelda pavanello says:

    qualcuno ne ho riconosciuto, qualcuno no. qualcuno so che l’ ho letto, come l’ ultimo, ma non mi ricordo quale libro. avresti potuto mettere, magari in caratteri piccolissimi il titolo, così da permettere anche ai quasi lettori, di andarlo a vedere. te lo consiglio io, un libro stavolta, posso? 2001 incipit. divisi per sezioni, divertente, tragico, allucinato. io l’ ho trovato su una bancarella di remainders. ne ho regalato sei o sette (costava una miseria) e tutti l’ hanno apprezzato. ce n’ è anche uno dei miei amati fruttero e lucentini, quest’ ultimo a quiz. la soluzione è nelle ultime pagine. anche questo divertente, quasi come leggere un libro “vero”. dai, mandami le soluzioni!

    • maria says:

      oh, mate, le soluzioni ci sono: sono i tag del post! e poi, il grande google in questi casi è d’aiuto. comunque, eccoli, in ordine di apparizione: la casa degli spiriti, luminal, lessico famigliare, invisible monsters, è stato così. infine, la poesia è tratta da ‘versicoli del controcaproni’
      2001 incipit? lo voglio, lo voglio! in libreriasi trova? sulle bancarelle non l’ho mai trovato, altrimenti lo avrei preso di sicuro. adoro questo genere di libri. grazie per la dritta, mate! bacio

  2. matelda pavanello says:

    tre li avevo presi. ma mi dimentico sempre di google. o forse faccio ancora troppo affidamento sulla mia ormai pochissima memoria. oggi il gp e arrivato tutto contento. lo sai – mi ha detto – che già a quarantacinque anni la memoria comincia a vacillare? ci aspetta una vecchiaia demenziale!

    • maria says:

      ma che dici, sciocchina? haimolta più memroria di quanto pensi… dimmi, quali ti erano sfuggiti?

      • matelda pavanello says:

        quelli che non avevo letto. luminal, invisible monsters ce l’ ho sul comodino a casa ma non ho ancora avuto il coraggio di cominciarlo. non riesco a leggere due libri in “contemporanea” la mia memoria di quasi sessantenne me lo impedisce… ma provvederò.

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