Ci sono fasi della vita in cui fai una scorpacciata di qualcosa, e ti sembra non ti basti mai. Mele verdi o kiwi quasi acerbi o pomodori secchi o yogurt all’albicocca o pizza surgelata da scaldare nel tostapane che improvvisamente diventano la base della tua alimentazione, gorgonzola salame piccante tonno in scatola peperoni rossogialloverdi piselli freschi che ad un tratto sono indispensabili alla tua vita. Non puoi farne a meno, e poi un giorno ti svegli e ti danno la nausea, e magari ne avevi fatto una grossa scorta e tenti di convincere il semi-labrador ad aiutarti a smaltirla, e annegate cucchiaino e lingua canina nel barattolino bianco-brutto dello yogurtcompattoallafragolaefruttodellapassione pensando porca miseria mai più mi lascerò attrarre dal banco dei prodotti in sconto, e invece passano due giorni e ti trovi a saltellare sulle punte per recuperare il quarto pacchetto di biscotti ai cereali e fibre dallo scaffale più in alto del supermercato e sai che sta iniziando una nuova fase.
Anche con i libri, purtroppo, ho questo rapporto discontinuo e sbilanciato, tutto grandi rincorse e brusche frenate, amore e repulsione, passioni e fastidio e noia, voglia di scagliarli via con gesto plateale; pesco un autore che mi piace e a un tratto non posso più farne a meno, e mi dimeno per avere tutti i suoi libri, che magari non si trovano o sono esauriti o semplicemente la libreria dove li cerco non li ha. Allora mi avvilisco e mi lamento e compiango e costringo il semi-labrador ad interminabili giri, per poi far fuori l’intero bottino in pochi giorni, se non semplicemente nel tratto fino a casa e poi durante la cena e la notte e la mattina dopo e. Dopo li ripongo, e magari li rileggo o sfoglio o carezzo con lo sguardo, e passa qualche settimana e di quell’autore non ne posso più. Mi sembra noioso o arrogante o ripetitivo, non mi stimola, quasi mi arrabbio con lui che mi ha illusa per poi deludermi così. È un po’ l’effetto che mi hanno fatto i romanzi di Amélie Nothomb, una scrittrice che a freddo giudico piena di originalità e con uno stile particolare, barocco e ricercato e insieme asciutto ed essenziale, ma che non riesco più a leggere. La conoscevo da tempo, da quando una rivista pubblicava gli estratti dei suoi romanzi in uscita, uno l’anno, sempre nello stesso periodo; avevo letto per intero uno solo dei suoi libri, e mi era piaciuto abbastanza ma non troppo, c’era un che di inafferrabile e lontano e amaro; era Biografia della fame, forse il suo romanzo più malinconico e inquieto, mesto, pieno di cibo e infelicità. Poi sono andata a far la spesa e ho trovato, tra spaghetti e rigatoni, Né di Eva né di Adamo, e l’ho preso e dopo due giorni giravo per la città masticando imprecazioni contro i librai che non ordinano i libri Voland. Ne ho mandati giù tanti, e mi sono piaciuti in maniera travolgente ed esagerata, soprattutto i cinque che compongono, non-in-ordine, la sua biografia. Li ho trovati geniali ed eccentrici e scritti in maniera superba, ho ammirato la capacità di Amélie di guardare le cose dalla prospettiva meno scontata, quella del neonato o di dio, o di entrambi. Ho dato in escandescenze per Metafisica dei tubi, ho preteso che chiunque mi stesse accanto lo leggesse, e dopo decine di libri e commenti e sorrisi non ne ho potuto più. L’ho sostituita con altri autori, e questi con altri ancora e così via. Fasi, mode, manie, periodi. Forse la leggerò di nuovo. Forse no.
è proprio così…non lo avrei potuto dire meglio.
grazie… #^__^#
sempre bellissimo leggerti, sei molto brava a scrivere, davvero
grazie angi, davvero, anche se non penso sia proprio così… comunque grazie, di cuore
Ho letto “Metafisica dei tubi”, anzi ai tempi l’ho divorato. Mi è molto piaciuto e ricordo ancora alcuni passi, come “cercherò di darti in un anno l’amore che avrei potuto darti in una vita intera” o qualcosa del genere. Non ho più letto, però, nient’altro della stessa autrice. Sarò forse poco bulimica.
P.S. Mi piace molto il tuo modo di scrivere.
grazie… ‘metafisica dei tubi’ è forse il più geniale e brillante, ma è molto bello, anche, ‘sabotaggio d’amore’, ed è, in ordine di tempo, il tassello successivo della biografia della Nothomb. Perché non provi a leggerlo?
a me è successo con Banana Yoshimoto!
Mmmh, sì, anche a me… forse la Yoshimoto e particolarmente adatta agli attacchi di bulimia letteraria
“la metafisica dei tubi” l’ho comperato proprio ieri….ricordavo che qualcuno ne aveva parlato con toni molto più che incoraggianti.
comunque è vero: ci sono “innamoramenti” che non puoi non assecondare, vivere in maniera assoluta, anche se l’esperienza ti dice che ciò ti porterà ad una “separazione consensuale” (a volte “per colpa”). a me capitava sempre. ora mi regolo con la legge della’alternanza..
Ooooh, leggilo subito, vorrei proprio sapere che ne pensi! è un libro strano, scoppiettante all’inizio, un po’ più lento a metà, in maniera coerente con la trama; una lentezza fondata e sensata, quasi estenuata. Sulla legge dell’alternanza, hai ragione, sarebbe il modo giusto di affrontare le cose, e invece per ora faccio incetta di Saramago. Grrr.
ho appena iniziato “molto forte oncredibilmente vicino”, poi andrò subito a “la metafisica..”.
l’alternanza funziona ma ha dei lati negativi: spesso rimani con la testa all’autore precedente. allora ti chiedi se non valeva la pena rimanere in quelle atmosfere. inoltre si crea un ingorgo di libri tale che prima di tornare all’autore più amato, ne scopri altri altrettanto magnifici…il che é anche bello!
io di solito in questo caso ovvio al problema con la lettura abbinata, libro da giorno/libro da notte. mantengo come libro da notte (riflessivo e di più lento assorbimento) quello che ho in corso, e aggiungo come libro da giorno (di rapida lettura, una sorta di fast food cartaceo) il libro dell’autore da cui non riesco a staccarmi. come soluzione per tamponare una situazione critica (ho abbandonato l’autore-amore-del-momento, ne sento la mancanza, non posso aspettare di finire il libro con cui lo avevo malauguratamente sosituito) spesso funziona…