Tutti abbiamo bisogno di conforto. Una delusione, una caduta reale o metaforica, febbre mal di gola storta alla caviglia, cuore in frantumi, lavoro in fumo, auto in officina, sonno in fuga. Tutti abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia sentire bene, un sorriso, un bacio, coccole canine da parte del labrador di casa, un turbine di pelo e bava che ci rincorra festante scodinzolante slittante giù per il corridoio e sul letto, zampe infangate sul piumone e lappata assicurata. Serve a tutti. Una parola di incoraggiamento. Un premio di consolazione. Un piatto anti-lacrime. Un libro-coperta-di-Linus, di quelli che rileggi quando ti senti giù, e poi piazzi sul comodino per non rischiare di non trovarlo nel momento del bisogno, come un amico sollecito e silenzioso, presente e schivo.
È universale, il bisogno di conforto; è mutevole e variegato il modo in cui lo troviamo. Non c’è un piatto che necessariamente, per chiunque, assolva a questo compito. Un dolce al cioccolato, direte; una scodella di brodo, sfilaccetti di pollo e aromi e sedanocarotacipolla tritati e pastina, un tocco di parmiggiano grattuggiato, forse. Forse, ecco. Per me, sarebbero cibi da punizione, da a-letto-senza-cena-era-meglio.
Se dovessi scegliere così, su due piedi, un piatto-carezza, una pietanza-pacca-sulla-spalla, opterei per una minestra tradizionale siciliana, estiva e leggera, semplice e saporita: cucuzzalunga e tenerumi, ovvero una zuppa preparata con zucchina lunga e foglie e germogli della stessa. Ogni casa palermitana ne ha una ricetta personale, c’è chi inizia dal soffritto e chi aggiunge pezzetti di caciocavallo, chi la insaporisce col peperoncino e chi la colora con l’estratto di pomodoro.
Per una preparazione rapida e gustosa, mondate gli ortaggi, fateli soffriggere con la cipolla tritata, bagnate con un buon brodo vegetale, aggiungete pezzetti di pomodoro pelato, salate e lasciate cuocere. Il profumo vi dirà quando è pronto.
Come per il cibo, anche per la lettura esistono romanzi-orsacchiotto, da stringere in cerca di calore; è ancora più ostico, però, indicare un nome che vada bene per tutti. È più semplice trovare un libro che sconvolga, piuttosto che uno che consoli. Un libro-schiaffo, ecco. Qualcosa di forte e intenso e poco rassicurante, un libro duro, allarmante, irritante; Invisible monsters di Chuck Palahniuk è quello di cui stiamo parlando. Una strana, anomala amicizia, una bella modella sfigurata da una misteriosa fucilata, una galleria di personaggi che, dalla Principessa Brandy Alexander in poi, non sono chi vorrebbero, o dovrebbero, essere. Un romanzo di agghiacciante completezza, sbalorditivo ed ardito nello stile come nel contenuto, una satira amara sull’America di oggi.