«Motorini e libri, prima di tutto, restano formidabili mezzi di comunicazione» dice Cristiano Armati nell’introduzione al volume. «E se i primi servivano principalmente ad andare a trovare le ragazze, i secondi risultavano indispensabili quando si trattava di dedicare loro poesie d’amore». Nonostante l’apparenza non lo suggerisca, «Cose che gli aspiranti scrittori farebbero meglio a non fare ma che invece fanno» è un libro sull’amore. L’amore per il racconto, per la scrittura, per il mestiere dell’editoria. Non senza una buona dose di ironia, in questo libro Armati, editor ai massimi livelli da Coniglio a Newton Compton a Castelvecchi, raccoglie alcuni articoli pubblicati sulla sua pagina Facebook e rimbalzati per la rete, fino ad avere un certo eco nei quotidiani. Articoli che sono autentiche perle narrative, in cui ai consigli a chi vorrebbe entrare in editoria da autore si uniscono scorci della quotidianità di un mestiere difficile e indefinibile (quello dell’editor) e pennellate di senso comune. Una lettura stimolante anche per chi in editoria ci lavora già, o per chi non ha nessuna intenzione di proporre manoscritti, perché alla fine tutti noi siamo aspiranti scrittori, tra le pagine della nostra vita.
Ciao Cristiano, benvenuto tra le Scritture barbariche. So che l’idea di scrivere “Cose che gli aspiranti scrittori non dovrebbero fare ma che invece fanno” è nata da una rubrica molto seguita che tenevi su fb. Vuoi parlarcene?
In effetti è successo che un bel giorno, entrando in casa editrice, ho ritrovato la mia stanza completamente sommersa di manoscritti. Per raggiungere la scrivania ho dovuto farmi largo tra pile di buste e scartoffie di ogni tipo, rischiando di essere travolto da uno smottamento. Sconfortato, ho reagito con ironia. Ho tirato fuori il cellulare ed ho scattato una fotografia che ho immediatamente pubblicato su fb insieme a una breve nota. E in questo modo è nata la prima delle “Cose che gli aspiranti scrittori non dovrebbero fare ma che invece fanno”: inviare manoscritti tramite raccomandata… il post ha provocato immediatamente una miriade di commenti e reazioni non sempre composte, ma questo mi ha spinto ad andare avanti. Per qualche giorno ho continuato a pubblicare fotografie di situazioni editoriali corredate da didascalie finché, al quarto giorno, non è uscito un articolo su questa rubrica su “Il Fatto Quotidiano” e l’editore Giulio Perrone non mi ha proposto di riversare il tutto su un libro. Ho accolto l’invito e il libro ora è in libreria. Dietro tutta l’operazione, però, c’era anche una mia curiosità personale, una sorta di esperimento. Volevo capire, nel momento in cui iniziano a diffondersi gli e-boog, gli e-reader e gli i-pad, come fosse possibile produrre contenuti adatti anche per questo tipo di piattaforme, oltre che per i social network. E da questo punto di vista considero l’operazione che ha portato alla scrittura e alla pubblicazione di “Cose che gli aspiranti scrittori non dovrebbero fare ma che invece fanno” un esperimento senz’altro riuscito,
Qual’è la prima cosa che un aspirante scrittore non dovrebbe mai fare se vuole che il suo manoscritto sia almeno preso in considerazione dall’editore?
Io direi che prima di tutto dovrebbe uscire dalla stessa logica che spesso si nasconde dietro l’idea del manoscritto. La logica di uno scrittore di tipo ottocentesco che crea nella solitudine della sua stanza per poi affidare alla posta il suo capolavoro. La letteratura e la scrittura sono cose vive, da praticare all’interno della società. Quindi, piuttosto che riporre le proprie speranze a un foglio stampato, io direi che è più importante essere parte attiva nei luoghi in cui scrittura e letteratura vengono praticate quotidianamente: siti internet, blog, riviste letterarie, giornali di quartiere, centri sociali… c’è l’imbarazzo della scelta.
E, dalla tua lunga esperienza di editor, puoi regalare un consiglio agli aspiranti scrittori?
Continuare a scrivere. Sempre e comunque. Il professionismo non si raggiunge soltanto attraverso la qualità, ma anche grazie alla quantità.
Qualcuno dice che in Italia si seguono filoni e mode del momento. A tuo parere, quale sarà la prossima moda a tenere banco?
Le mode del momento tengono banco in tutto il mondo, non solo in Italia. Ma il bello di questi fenomeni è che non si prevedono, semplicemente esplodono nelle mani di chi è tanto bravo o tanto fortunato da proporre la cosa giusta nel momento giusto.
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“E’ più importante essere parte attiva nei luoghi in cui scrittura e letteratura vengono praticate quotidianamente: siti internet, blog, riviste letterari ecc…. ” Aggiungerei anche: cercare la propria nicchia e generare valore.
sono assolutamente d’accordo!
Già, farebbero meglio a non fare… ma lo fanno tutti gli scrittori.