Chi è Licia Troisi? Chi si nasconde dietro il personaggio pubblico?
Scrittrice che ha fatto parlare tanto la rete perché si odia o si ama, mamma e astrofisica. Oggi, su Scritture barbariche incontriamo proprio lei, la creatrice del Mondo emerso, autrice da milioni di copie ed esponente di spicco del fantasy italiano: Licia Troisi.
Benvenuta su Scritture barbariche, Licia. Dal tuo esordio nel 2004 a oggi, com’è cambiata Licia Troisi personalmente e professionalmente?
Non so se sono cambiata io, ma di certo è cambiata la mia vita; quando uscì Nihal della Terra del Vento ero una studentessa universitaria che stava lavorando alla tesi e che viveva ancora coi genitori. Oggi sono sposata, ho una figlia e ho il dottorato di ricerca. Su tante cose però credo di essere rimasta più o meno la stessa: continuo a entusiasmarmi facilmente, a vivere con grande intensità le varie esperienze che mi capitano e ad appassionarmi profondamente a tutto quanto è cultura pop.
E come pensi si sia evoluto il panorama del fantasy in Italia e all’estero?
Rispetto ai miei esordi, è in parte uscito dal ghetto: oggi quasi in tutte le librerie ci sono sezioni fantasy ben fornite, e molti libri del genere a volte vengono messi direttamente nello scaffale novità. C’è stata una proliferazioni positiva di autori italiani, e questo ha portato ad una grande diversificazione circa il modo in cui il genere viene declinato. Ormai ho smesso di contare il numero di sottogeneri in cui il contenitore fantasy è diviso. Il cammino di affrancamento, comunque, è ancora lungo: presso il grosso pubblico, il fantasy viene ancora percepito come qualcosa “da bambini” o comunque poco serio e con scarsissima dignità.
Appassionata di manga, ma anche studiosa delle costellazioni. Quali sono le tue fonti di ispirazione per creare gli universi fantasy dei tuoi romanzi?
Qualsiasi cosa nella mia vita mi colpisca: può trattarsi di un libro, una canzone, un panorama, un film, un fumetto o un’esperienza di vita. Se ha toccato in me corde profonde, finisce in quel che scrivo. Per altro, quando inizio a scrivere un libro non ho mai completamente chiare tutte le tematiche che sto affrontando e il perché stia trattando di quelle e non di altro: sento solo che quella è la storia che in quel momento ho voglia di raccontare. Quando poi il libro è finito, tutto torna, e riesco a ritrovare tutte le ossessioni che avevo in testa mentre scrivevo e che, per così dire, lavoravano sotto traccia nella mia testa.
Il 29 ottobre è uscito l’ultimo volume della trilogia I regni di Nashira. Come ti senti quando scrivi la parola fine a una saga che ti ha accompagnata e impegnata per anni? Prevale la malinconia o la felicità?
In verità la saga non è ancora finita: Nashira conterà in tutto quattro libri. Comunque, Nashira 3 è stato un po’ il punto fermo nello sviluppo della storia. Dopo un primo libro più che altro di presentazione del mondo e dei personaggi, il secondo tomo e soprattutto questo terzo entrano davvero nel vivo. Ho sentito molto questa storia, l’ho vissuta con estrema passione, come non mi succedeva da quando presi per la prima volta in mano la penna e iniziai a prendere appunti per le Cronache. Arrivata alla conclusione, in realtà avevo voglia di andare avanti, e continuare a scrivere anche il quarto libro. Non l’ho fatto perché so che certe idee vanno fatte decantare perché diano il meglio di sé, e quindi mi sono frenata e dedicata ad un altro progetto, per il bene della saga, soprattutto.
Amata e venerata dai lettori, ma anche criticata violentemente dagli oppositori. Come riesci ad affrontare tutto questo? Leggi le critiche o preferisci ignorarle?
Quando ero giovane e inesperta leggevo tutto e ci rimanevo malissimo, anche perché i pareri positivi mi fanno stare bene per un’ora, sui pareri negativi rimugino all’infinito. Poi, un po’ ho smesso, un po’ ho capito che la rete è un mare magnum in cui si trova davvero di tutto, che andar dietro a ogni parere come fosse oro colato non ha senso e che la cosa più importante, nella scrittura, è lavorare su se stessi, sullo stile, sulle trame, con l’aiuto del proprio editor. Questo non significa che non vada più a leggermi le recensioni in giro: lo faccio, ma le prendo per quel che sono, pareri di lettori dai quali poi è pressoché impossibile tirare fuori un’”opinione media”, o qualcosa del genere.
Le tue copertine sono tutte firmate dall’artista Paolo Barbieri che ha anche dato vita all’immaginario fantasy del Mondo Emerso da te creato con una serie di libri illustrati. Com’è nata questa collaborazione? Che emozione provi vedendo dare un volto ai tuoi personaggi? Sono proprio come li avevi immaginati?
L’incontro con Paolo è stato favorito dalla Mondadori, che lo scelse come illustratore per la copertina di Nihal della Terra del Vento. Fisicamente non ci siamo conosciuti prima dell’anno successivo, alla Fiera di Bologna, per l’uscita del Talismano del Potere. Ho capito fin da subito che c’era un qualche legame, una specie di affinità di fondo, tra quel che scrivevo e quel che disegnava lui; l’ho capito già vedendo la prima versione di Nihal, un’illustrazione un po’ rara da trovare, in cui la protagnista è senza elmo. Probabilmente questo è dovuto al fatto che abbiamo avuto una formazione simile e adesso ci piacciono un po’ le stesse cose. Comunque, non è tanto che Paolo disegna i personaggi come li ho in mente io: è che, pur essendo inequivocabilmente la sua versione dei miei personaggi, dentro hanno comunque qualcosa che mi appartiene. È un mezzo miracolo, che credo sia alla base del successo che le copertine e le illustrazioni hanno sempre avuto presso il pubblico.
Vuoi regalare ai tuoi lettori tre canzoni come colonna sonora che accompagni la lettura del tuo ultimo romanzo Il Sacrificio?
Non saprei, non c’ho mai pensato…ma un po’ di tempo fa ne ho riletto alcune parti, tra cui quelle che ritengo più intense, sentendo la colonna sonora di un anime che ho molto amato, e devo dire che mi ha fatto un effetto piuttosto forte, quindi forse quella è la colonna sonora giusta: si tratta della soundtrack di Kenshin Samurai Vagabondo: Memorie dal Passato, una serie di quattro OAV tratti dal manga omonimo. Tra l’altro li consiglio, sono veramente meravigliosi.
E per finire, qual’è il tuo motto nella vita?
Una frase tratta dal mio manga preferito, Berserk: nella vita, ovunque si vada, ciò che ci attende è sempre un campo di battaglia. Le mie protagoniste sono guerriere perché la vita è una continua lotta, principalmente contro se stessi. È faticoso, ma l’esperienza mi dice che ne vale sempre la pena.
Per saperne di più il sito di Licia Troisi è: http://www.liciatroisi.it/
Le illustrazioni che corredano l’articolo sono di Paolo Barbieri.
La Triosi ha una grande immaginazione, anche se astrofisica ha dato il suo contributo al fantasy italiano. Finora, tutto bene. Niente in contrario.
Quando si diventa famosi e ricchi grazie alla famosa “botta di fortuna” è inutile, ci sarnno sempre gli oppositori.
Io non sono tra questi, anzi, mi fa piacere che una scrittrice no strana venda così tanto e che abbia i suoi estimatori, per carità. Ricordiamo però che la cara Licia è saltata alla ribalta in un momento in cui il fantasy italiano non era proprio ricco!
Dunque, ha avuto semplicemente fortuna di esser capitata con la casa editrice giusta nel momento giusto.
Non volerne a male, signora Troisi, ma le cose stanno così.
Ciao