Ormai è evidente: stiamo assistendo a una “nuova ondata” del fantastico italiano. È rilevante la parte di autori italiani, più o meno affermati, che intingono la penna nel calamaio del fantastico. E sta avvenendo in una generazione trasversale di autori, anagraficamente anche molto distanti gli uni dagli altri. Il genere si sta progressivamente affermando presso i lettori, nonostante la storica diffidenza verso gli autori nostrani.
La costante: una scrittura sempre di alto livello. Come quella di Daniele Picciuti, che con Racconti del sangue e dell’acqua (Bel-Ami edizioni) narra tredici storie inquietanti, da pelle d’oca, di dolore che trasuda dalle pareti, voci che sussurrano nella testa, ricordi pericolosi appiccicati a post-it in un angolo remoto di una casa di bambole, creature demoniache dal nome impronunciabile e impronunciabili orrori quotidiani. Citazionista senza mai essere emulativo, abile descrittore di scaglie perturbanti che emergono dalle sinapsi, Picciuti cala i suoi personaggi in una perfetta e goticissima ambientazione nostrana, a suo agio tra i suoi anfratti come un demone nell’abisso.
L’introduzione al volume è scritta da un maestro del genere, Danilo Arona, scrittore prolifico e autore di quel L’estate di Montebuio (Gargoyle) a cui è ispirato lo spin-off Malapunta (Edizioni XII), il romanzo perduto di Morgan Perdinka.
Qualcuno dice che gli zombie sono i nuovi vampiri, destinati a un intensivo sfruttamento da parte della narrativa commerciale. Per orientarsi tra le sfaccettature di questo archetipo, Arona si è affiancato a Selene Pascarella e a Giuliano Santoro per dare vita al volume L’alba degli zombie (Gargoyle), con cui analizza il cinema di uno dei registi più visionari dei nostri tempi: George Romero. Un libro che non può mancare nella libreria di qualunque appassionato del regista che ha riscritto l’immaginario del morto vivente, cercando la carne in decomposizione nelle pieghe della società civile.
E a proposito di archetipi, merita la lettura il saggio su “Vampirismo e licantropia nella storia e nel mito”: Alla luce del crepuscolo (Psiche 2) di Milena Rao. Tra letteratura, leggende popolari, vrykolakas e nachtzehrers, il libro contiene anche un’appendice a colori con illustrazioni della stessa autrice.
Feroci, implacabili, simili agli zombie sono i vampiri di Claudio Vergnani, che con il volume L’ora più buia (Gargoyle) conclude la trilogia iniziata con Il 18° vampiro. Scanzonati, sbandati e dal turpiloquio facile, i cacciatori di vampiri di Vergnani danno vita a un capitolo finale cruento e ricco di colpi di scena, ambientato tra i sotterranei della città di Modena e le sconfinate campagne della bassa, che non deluderà nessuno dei (tanti) appassionati alla serie.
E per una trilogia che si conclude, una continua la sua corsa con il secondo volume: si tratta di Amon II – La fine del sentiero (Casini) di Paola Boni. Posizionato in libreria tra i romanzi young adults, la saga di Amon è un autentico ricettacolo di nefandezze demoniache e non, con elementi splatter da far impallidire i lettori più smaliziati.
In quanto a splatter non si fa mancare nulla Vloody Mary (Coniglio) di Paolo di Orazio, definito in quarta di copertina “una disturbante opera necro-romantica, splatter, burlesque, tra L word, il tenente Colombo e La notte dei morti viventi”, il romanzo è un tributo al Grand Guignol e alla scuola degli Z movies della Troma come di Lucio Fulci, di Yuzna e di Gordon, e trae linfa da una rifondazione in chiave vintage dell’horror anni Ottanta.
Fiabesco e crudele Dark circus (Cut up) di Stefano Fantelli, antologia di racconti accompagnati dalle splendide illustrazioni di Stefano Fanfulli. Durante la lettura delle storie, ci si imbatte in bambine cattive, una Morte con le mutandine rosa, l’odore dolciastro e nauseante degli alieni. Scrive Carlo Lucarelli nell’introduzione: “c’è tutta la meravigliosa capacità di stupire con estrema libertà”. Non è questo, forse, che chiediamo alla narrativa fantastica?
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