La lavagna di Amerigo

copertina lavagna amerigo

La lettura del romanzo “La lavagna di Amerigo” di Francesco Pomponio (Diamond editrice) è una piacevolissima parentesi.

Non è un romanzo lunghissimo, e neppure abbondante di particolari messaggi o significati filosofici. In realtà, oltre alla piacevole e scorrevole lettura, che dà una sensazione di leggerezza, lasciando decantare  la storia dei personaggi qualcosa dentro di noi si muove.

Pur navigando in superficie, l’autore sonda gli strati melmosi dell’animo umano. Sia nelle normali attività del quotidiano: famiglia, lavoro, passioni come la lettura o il computer, la poesia. Sia nelle difficoltà che possono affliggere ciascuno di noi: incomprensioni, malattie o avvenimenti imprevisti e inaccettabili.

I luoghi descritti sono, pirandellianamente, uno, nessuno e centomila.

I protagonisti della storia, alla fine possiamo dirlo, siamo noi. Noi con le nostre fragilità, la nostra forza, i nostri sorrisi e le nostre lacrime. Perchè le storie raccontate sono, nel loro piccolo, perfettamente concluse, relative e quindi assolute.

Per un romanzo, direi che ce n’è abbastanza per dire: Missione compiuta. Ha assolto il suo compito di raccontare una storia, divertire, commuovere e far riflettere. Non gli si può davvero chiedere di più.

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Primavera del cuore, primavera della terra

setzu2Primavera, tempo di rinascita.

Radici

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Aprile

dominariu1

Primavera della terra. Primavera dell’anima. Rinascita dello spirito. Ricomposizione della nostra essenza. Ricordo e rinforzo delle radici.

Consapevolezza delle nostre radici, per esser consapevoli di quel che saremo domani.

Spirito degli avi, spirito della Terra. Spirito del vento e dell’acqua. Spirito delle pietre scolpite dal tempo, che racchiudono l’anima dei nostri antenati. Trasmetteteci la vostra forza. Siete nei nostri cuori. Fateci sentire la vostra presenza, fate parlare le pietre.

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Bentu estu

castello capperiGiornate primaverili. Cielo arruffato di nuvole e vento. Voglia di sole, di prender aria, anzi, di prender vento.

Vento di mare, vento pulito. Vento che pulisce il cielo e che pulisce i pensieri. Persone che camminano, persone che corrono. Gente che porta a spasso il cane.

Nessuno che ti guarda, nessuno che ti veda.

Tu non vedi nessuno. Vedi solo le nuvole, il cielo azzurro. Le antiche mura di Castello, usurate dal tempo, dal sole, dalla pioggia e dal vento. I capperi che nascono tra le crepe della roccia o dei blocchi di tufo squadrati dall’uomo.

Bello essere come un cappero. Foglie verdi, radici tenaci. Voglia di vivere in qualunque condizione. Radicare ovunque. E in nessun luogo. Fiori grandi, vistosi, insultanti nella loro semplicità. Tanto tempo per ascoltare quel che dice il vento.

Bello osservare la natura: ha tanto da dirci e insegnarci. Impariamo, e diventeremo migliori.

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Dimenticanze

note malva copertinaDentro questa piccola e sconosciuta antologia c’è un mio racconto, intitolato Note Malva.

Sono particolarmente affezionata a questo racconto. E così spero di voi. :)

Sarà la prima e ultima volta che parteciperò al concorso CartaBianca. Quindi diventerà un reperto, questo libriccino.

Buona serata a tutti.

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La prossima vita nasco cane

mayaChe fatica parlare quando non si ha voglia di comunicare. Ecco perché vorrei rinascere cane. Così quando non mi va di parlare muovo la coda. Solo un pochino, per dire se son contenta o sto male, con uno sventolio di coda… Facile, veloce e leverebbe tante discussioni inutili.

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Fine d’anno

tramonto in marmillashireAnche il 2013 sta per finire. Aspettiamo che l’anno nuovo si porti via questo vecchio, che non è stato un granché, effettivamente.

Evitiamo di promettere a destra e a manca cose che non potremo mantenere. Voliamo bassi… e limitiamoci a cercare di star bene e a non fare stare male gli altri. Stiamo nel nostro angolino, piccolo, grande, climatizzato o meno, senza andare sulle croste del nostro prossimo. Non mi azzardo a proclamare “urbi e torbidis” (come dice qualcuno…) “Volemose bene!” perché mi pare un programma un po’ esoso… ma almeno un franco e limpido “lassamose in pace!” sì!

Buon 2014 a tutti i miei, pochi, lettori, belli e brutti!

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Addio Mario, amico mio

foto mereu2Ormai è passato un mese. Ma è ancora difficile pensare che Mario Mereu non sia più tra noi. Eppure, eppure… è successo.

Muore giovane colui che al cielo è caro…

Si dice sempre così, ma non è molto consolante.

Sono certa che, visto lo stordimento e l’incredulità che ha preso noi, semplici amici o conoscenti, per la sua amata Lucia e i suoi cari deve essere ancora più difficile. Non vederlo più, non sentire più la sua voce, non vedere più il suo nome lampeggiare sul cellulare… Avere qualcosa da dirgli al rientro a casa e rendersi conto che in casa non c’è… dev’essere devastante.

A noi, che abbiamo amato il suo romanzo e i suoi racconti, restano le sue pagine. Ma per ora non riesco a rileggere nulla di Mario: ho ancora nelle orecchie la sua voce, mentre sul palco del teatro leggeva il suo racconto “Immobile”, l’ultima volta che l’ho visto.

Ciao, Mario. Il giorno del tuo funerale abbiamo fatto il pane, e il profumo del pane caldo si spandeva intorno a noi. Uno stormo di uccelli è passato sulle nostre teste, poco prima che iniziasse il tuo congedo. E sono sicura di aver udito dei campanelli tintinnare, un suono portato dal vento.

Non poteva essere diversamente. Era giusto così. Era il tuo modo di salutarci.

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Dormire, partire, soffrire… o solo sudare

dormiente paladinoOttobre, tempo di vendemmia, autunno, caldarroste… macché! Tempo di mare, aria condizionata sulle automobili inferni di lamiere ardenti. E di svaghi semplici. Passeggiate ai Giardini Pubblici, in cerca di angoli ombrosi, o di refrigerio al tramonto vicino alle vasche dove dormono il sonno del giusto I Dormienti di Mimmo Paladino.

Che invidia suprema, per quelle figure immote che dormono, dormono sempre, galleggiando sull’acqua dei due vasconi che ti accolgono proprio davanti alla Galleria Comunale d’Arte. Vorresti dormire anche tu, sull’acqua: immagini che sia più fresca del letto e delle lenzuola di lino della nonna… dove i sogni son furiosi avvoltolamenti di lenzuola, le gambe che non trovan mai requie alla calura e all’umidità opprimente.

Le figure di Paladino, invece, danno l’impressione di dormire comme il faut. Sogni tranquilli, in un tripudio di nuvole e vento, o sole al tramonto che si specchia voluttuoso sull’acqua, riflettendo le chiome scure dei patriarchi vegetali del Giardino.

Se a novembre si continua così, un altro giretto ai Giardini Pubblici ci sta proprio bene…

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Ancora trailer di Dodicidio

Promo numero due

Dodicidio… delitti perfettamente progettati. Forse…

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