Il fantasma di Luisa Sanfelice – Napoli

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220px-Toma_Luisa_Sanfelice La figura di Luisa Sanfelice è talmente affascinante che sono stati scritti libri, dipinti quadri e girati film sul suo conto. Era una donna molto bella, vissuta alla fine del ‘700 a Napoli, nata e cresciuta in un contesto felice, nonostante il padre (un generale borbonico di origine spagnola) dispotico e violento. C’è chi la descrive come una ribelle, chi semplicemente come una donna passionale la quale venne rovinata dalle invidie di corte.

Non sono certi né la data, né il luogo di nascita di Luisa Fortunata de Molina (questo il suo nome da nubile): la leggenda vuole che sia stata  partorita a Laureana Cilento, presso il palazzo ducale dei Sanfelice e che poi (il 28 febbraio 1764) sia stata registrata a Napoli con l’atto di nascita della sorella maggiore morta poco dopo il parto. Secondo altre fonti è nata nel gennaio del 1763; c’è chi dice che andò in sposa per procura quando ancora non aveva compiuto quindici anni; chi sostiene invece che ne avesse diciassette.

In ogni caso era molto giovane quando andò in sposa al cugino, Andrea Sanfelice; secondo la leggenda, il loro fu un vero amore, intenso e invidiato. Andrea, pur essendo Duca, si dice fosse talmente assorbito dal legame con la moglie da restar tagliato fuori dagli intrighi di corte e forse fu proprio questo a rendere più facile il compito a chi tramava contro la giovane coppia di innamorati.

Complici la vita sfrenata e gli sprechi ingenti dei due, tali da portarli sull’orlo della bancarotta, nel 1794 la corte decise di dividere i due coniugi, privarli di ogni proprietà e affidare l’amministrazione dei loro beni a un incaricato designato dal Re; ma Luisa ed Andrea non resistettero a lungo e trovarono il modo di incontrarsi segretamente, fino a quando Luisa non rimase incinta e venne rinchiusa per punizione nel convento di Montecorvino Rovella.

Pochi anni dopo, nonostante i monarchi non la vedessero di buon occhio, Luisa venne riammessa a corte, ma i suoi guai non erano finiti: lo scoppiare della rivoluzione francese e il formarsi della Repubblica Partenopea costrinsero l’allora Re Ferdinando I a rifugiarsi in Sicilia per sfuggire alla congiura dei Repubblicani; uno di essi, innamorato della bella Luisa, le consegnò un salvacondotto per fare in modo che non subisse le conseguenze della congiura di cui sopra, ma la giovane incautamente consegnò il documento all’amante di allora, tale Ferdinando Ferri, il quale la tradì denunciandola.

Ferdinando I non perdonò a Luisa di aver partecipato ai complotti dei repubblicani e così, quando tornò al potere, ne ordinò l’arresto e l’esecuzione. La giovane riuscì a sfuggire a tale condanna per ben un anno, dichiarandosi incinta; tuttavia il suo inganno venne scoperto e fu così che l’11 settembre 1800 venne condotta al patibolo.

Il modo in cui la povera donna trovò la morte è straziante: l’ascia del boia non riuscì a tagliarle il collo né al primo, né al secondo, né al terzo colpo. Si racconta che allora Luisa si alzò urlando, insanguinata, sofferente e si gettò fra la folla, cercando di fuggire. Ma il boia la raggiunse, la bloccò e la sgozzò con un pugnale, ponendo fine al suo martirio.

Da allora, si narra che nella notte fra il dieci e l’undici settembre il suo fantasma vaghi fra la piazza del Mercato e i vicoli circostanti; alcuni la descrivono decapitata, grondante sangue e straziata dal dolore. Altri l’hanno vista nel pieno del suo splendore, correre incontro all’amato marito.

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