Con le recenti polemiche suscitate dalle dichiarazioni del sindaco di Firenze Matteo Renzi sui negozi aperti il primo Maggio, il buon rottamatore ha dato un nuovo importante contributo alla costruzione della sua leadreship sulla scena politica nazionale. Sicuramente l’accesa critica al sindacato avrà portato ulteriori punti al suo curriculum agli occhi di Silvio Berlusconi. L’affiatamento e i reciproci scambi di complimenti tra il giovane tifoso della viola e il presidente rosso nero sono ormai innumerevoli. Probabilmente se Renzi usasse la foga che lo contraddistingue per punzecchiare il suo partito, potenziali alleati o i sindacati (in particolare la Cgil) nei riguardi del premier, forse potrebbe quantomeno somigliare ad un oppositore del centro destra.
Da questi presupposti una domanda mi assilla. E se il vero erede alla successione di Berlusconi non fosse ne Alfano, ne tanto meno il temibile Tremonti, ma proprio il primo cittadino fiorentino? Scenario non fantascientifico ma possibile visti i precedenti tragicomici della politica italiana. Renzi si proporrebbe come unificatore di un nuovo centro destra più ampio post berlusconiano, magari ripetendo costantemente ai mezzi d’informazione che lui aveva provato a costruire una sinistra moderna e riformista fondata sul lavoro il primo maggio, ma che un branco di bolscevichi gli ha reso la missione impossibile.
Visto che il suo rapporto con Mediast nacque agli inizi degli anni novanta come concorrente de La ruota della fortuna di Mike Bongiorno, oggi (che Mediast e Rai vanno a braccetto) potrebbe continuare con l’eredità, non quella di Carlo Conti però.