Dicevamo poc’anzi che assai difficilmente i “non conti”, che dunque in questa ipotesi “conterebbero assai poco”, possono dedicarsi alla politica, se non altro, perché hanno mezzi di sostentamento a prescindere e dunque possono svolgere attività senza doversi preoccupare della remunerazione della stessa. Questa visione è quella, come pure si diceva sempre poco prima, che ha spinto a dare un controvalore all’attività pubblica di modo che tutti, indistintamente, potessero parteciparvi attivamente e potessero assumere cariche a prescindere dalle origini e dal censo. Tornando per un istante all’epoca dei Gracchi, si può dire che fino ad allora, a parte la secessione dell’Aventino ai tempi di Menenio Agrippa, le cariche politiche erano state appannaggio dei Claudii, dei Fabii, dei Cedicii, dei Titii, dei Servilii, dei Sulpicii e via dicendo. Molti di essi erano nobili così come sosteneva il vero padre del Conte Tacchia e cioè che “…un nobile è solo uno che sa che er’ nonno, d’er’ nonno, d’er nonno, d’er’ nonno era uno qualunque…” e di fatti così era! In effetti, il primo dei Claudii era stato probabilmente uno di quei mezzi banditi da strada che vivevano negli anfratti sulle rive del Tevere e che poi con Romolo avevano fondato la Città divenendone patrizi. Una sorta di nobiltà feudale così come lo sarebbe stata quella degli scherani di Carlo Magno che, assurti a Paladini, sarebbero diventati i padri di non pochi casati famosi. I patrizi detenevano il potere in forza di censo e tradizione e, in un’epoca in cui l’esercito era armato a spese dei singoli e solo in parte dello Stato, anche se uno avesse voluto promuoversi attraverso il servizio militare era anche difficile farlo perché l’equipaggiamento andava di pari passo col grado. Così, il partito dei populares doveva sempre appoggiarsi a qualche gens o familia un po’, come dire, scalcagnata che, dovendo rifarsi, aveva bisogno di sostenitori per tornare al potere e quindi riabilitarsi e risistemarsi… Sarà una inquadratura un po’ cinica della questione ma, come sarebbe stato detto più avanti (e non sempre vero) “sanza dinari non si cantamessa“. Ovviamente, molti (a parte Catilina) erano autentici progressisti e quindi, alla fine, il partito era degnamente rappresentato. Ma, scusate, qui sta il bello della storia romana, e cioè che ti prende e cominci a uscire dal binario senza neanche accorgertene! Pertanto, facciamo una bella conversione di rotta e torniamo a politica e danari… Che è poi la ragione di questo scritto! Orbene, Caius Luigius dei nostri tempi vorrebbe che il finanziamento pubblico dei partiti fosse rivisto e corretto ma, in realtà, se fosse rivisto e corretto nel modo ipotizzato, e cioè con solo una piccola parte statale ed il resto dei sostenitori, sarebbe di fatto penalizzante per chi non è già figlio d’arte o, comunque, legato a carri o gens titolate. Infatti, ve lo immaginate con la scarsa pecunia che c’è oggi chiedere ai cittadini datemi fino a 2.000 sesterzi (di cui il 95% potrebbe essere decurtato dalle tasse) per finanziare il vostro partito? Probabilmente, finirebbe come con Totò e col tenente tedesco dei “Due Marescialli”… Ciò dimostra che la “politica odierna” è sostanzialmente legata al sistema, per così dire, “plutocratico”! Infatti, Caius Silvius è ricco possidente ed impresario di potenti scuole circensi, Caius Joannes Francus possiede le case nella Gallia Transalpina, Caius Marius ha una ricca rendita bocconiana (ovviamente non facciamo riferimento al rivale di Silla!), Caius Luigius non ci sembra una lepre in viaggio (con omaggio al detto di Guareschi!) e anche il nuovo Agitator di piazze non semrba aver bisogno di danari per campare alla giornata. Ed infatti, ciascuno di costoro continua a pensare ad una politica finanziata sempre a spese di patrimoni privati e dunque a vantaggio di interessi privati altrimenti non proporrebbe cose che il popolo non può fare. Scusate la volgarità: ma se uno ha 2.000 sesterzi li usa magari per far studiare i figli e non per finanziare gente che poi alla prima occasione (e non mi dite che non è così!) passa armi e bagagli sul carro dell’aristocrazia senatoria! No, Caie Luigie: prima di toccare il finanziamento pubblico ai partiti va corretta la retribuzione dei politici, in senso diminutivo ovviamente, e tale da garantire la incorruttibilità, nel senso che il corrotto va cacciato come facevano i Romani senza tanti complimenti… poi si passa alla trasparenza dei fondi e poi si rifà la legge. La nostra è una democrazia giovane e, purtroppo, assai imperfetta. Negli USA la questione del finanziamento della politica fu risolta alla WASP way (alla maniera dei bianchi americani e protestanti) sin dagli albori della Dichiarazione di Indipendenza e, d’altra parte, non poteva essere diversamente visto che ci si stava ribellando ai Tory d’Inghilterra buttando a mare balle di té nel porto di Boston! Anche se la raccolta dei fondi negli USA è privata, però c’è tanto di controllo e di mezzi per indagare ove necessario. Grisham nel “Rapporto Pelikan” ci dà un esempio di questi fatti e poi c’è sempre Watergate ed Irangate a ricordare come vadano effettivamente le cose mentre qui, da noi, ancora non sappiamo perché è morto Calvi oppure perché Sindona bevve un caffé alquanto adulterato… Se si volesse davvero ricondurre la politica a sobrietà, austerità e autentico servizio si dovrebbe riparlare di motivazione al servizio e di comportamenti assolutamente più consoni alla cosa pubblica. Dopo l’ubriacatura della fine della I Repubblica, alla quale mai successe una Seconda, dovuta al potere della Magistratura che pensionò una intera classe politica e dirigente (non sempre colpevole tuttavia), dopo quel che è stato chiamato berlusconismo, evidentemente non ancora finito, sarebbe inopportuno il bersanismo così come lo è stato il prodismo ed il dalemismo… Occorre, una nuova classe politica, magari ripartendo da Menenio Agrippa o dai Gracchi e da un finanziamento della politica che sia misurato e commisurato ai tempi ma, soprattutto abbiamo bisogno di una Politica che pensi agli interessi della collettività che l’ha eletta e che deve essere amministrata e governata. Le corse sulla riviera monegasca lasciamole fare a Jack Robie, al secolo Il Gatto, e Jessie Stevens come ci ha mostrato Alfred Hitchkock in Caccia al Ladro e mettiamo ordine in casa prima che Alarico o Attila discendano da oltre le frontiere dove risiedono le German Tribes, a far man bassa di tutto come stan già provando a fare, magari stavolta il generale Ezio dei Campi Catalaunici potrebbe non esser disponibile… (fine)
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Mi chiedo se qualcun altro abbia compiuto una riflessione così ampia sul tema. Indubbiamente, il finanziamento, trasparente e chiaro, delle attività politiche è presupposto per una corretta azione di accesso di tutti alle stesse. Non credo possa piacere a nessuno sapere che solo i “ricchi” o i “potenti” possono accedere alla politica…