Una volta, un bel po’ di tempo fa ed ero ancora bambino, mi è capitato di entrare in una grotta. Era una grotta antica. E su una parete, con una selce prima e poi con un ripasso fatto con un qualche pigmento rosso era stato inciso, da una mano ignota, una serie di segni. Dopo un esame attento, già allora mi piaceva osservare bene le cose, mi resi conto che quella era un’immagine, l’immagine d’un uomo che ne uccideva un altro.
Sulla pietra calcarea, bianca e nuda, una mano antica aveva deciso di fissare un appunto che ricordasse un evento, un fatto drammatico e tragico come la morte di un uomo. C’erano due figure: una di esse aveva una specie di segno sul capo ed era quella che brandiva la lancia che colpiva l’altro uomo. Un’aggressione? Una esecuzione? Uno scontro armato? Un agguato? Il graffito non lo dice, eppure su quell’antico taccuino di pietra è stata fissata, forse per l’eternità, la notizia di quell’evento che ha coinvolto, dapprima, i due sconosciuti e poi tutti coloro che l’han visto quel graffito. Non sappiamo e, quasi sicuramente, non sapremo mai chi fossero i due e perché l’uno abbia ucciso l’altro, però sappiamo che in un giorno lontano, da quelle parti, ci fu un evento che risultò nella morte d’un uomo. E questa è una testimonianza storica notevole. Così, quel giorno, nacque in me l’idea che fosse importante affidare ad un taccuino le notizie che riguardano la vita degli uomini. Nacque così il mio interesse per la storia e che si tratti di historia minor (quella di tutti) o di historia maior (quella dei Cesari, dei Napoleoni o di tutti gli altri grandi) non importa: vale pur sempre il ciceroniano “historia magistra vitae…”. Oggi, posso dire che in un cassetto del mio studio ci son tanti libricini con la copertina nera e pieni di appunti presi qua e là nel corso di diversi anni: su ognuno ci sono delle storie, brandelli di quella storia che è fluita nel corso del tempo. E se ci pensate quei taccuini disegnano un qualcosa di assai simile ai brandelli di libri che Adso di Melk raccolse quando tornò sulle rovine dell’abbazia del Nome della Rosa di Umberto Eco che “…era stata teatro di eventi memorabili…”.
Insieme ci interrogheremo per capire se quegli appunti possano aver un qualche significato e se c’è un qualche insegnamento da trarre. Una cosa è certa: molti hanno raccolto appunti e memorie della loro epoca e di altre. Lo fece anche Augusto Guerriero, al secolo Ricciardetto, su Epoca una rivista ormai scomparsa. Quel taccuino era detto “La memoria dell’Epoca”, il mio è solo il taccuino della storia…
Giovanni Maria De Pratti