Vi racconto di Elena DT, sono infatti sicuro che non ne avete mai sentito parlare, e vi raccomando, per il futuro, di non confonderla mai con Elena DDT, qualora qualcun altro ve ne parlasse, dato che quella di Elena DDT, sua odiata cugina, è assolutamente un’altra storia.
La fanciullezza, l’infanzia e l’adolescenza di Elena DT si sono srotolate per diciassette anni e trecentosessantaquattro giorni in modo poco degno di narrazione, a meno che non si voglia digitare il remake al femminile di The Catcher in The Rye. Fu in prossimità del suo diciottesimo compleanno che Elena DT prese atto in modo fattivo della sua viscerale attrazione per il Tafferuglio e per quanto Vi Poteva Accadere. La sua idea era tanto lineare quanto inconsueta. A diciott’anni e un giorno partecipò finalmente alla sua prima manifestazione. Quel giorno, mercoledì 20 novembre 2013, a Roma era disponibile una NoTav e per l’allerta generale dato dai notiziari pareva proprio l’occasione ottimale per perdere la verginità in modo memorabile. Elena DT, favorita dalla temperatura mite garantita dall’effetto serra, decise di vestirsi il minimo indispensabile al duplice scopo di indurre meglio in tentazione e di portare a termine le manovre atte alla concupiscenza nel modo meno laborioso possibile. Facendosi largo tra la folla di manifestanti si fece breccia tra una quarantenne canuta e un ventenne mingherlino per sbocciare oltre la prima fila col suo foulard nero ad altezza eye-liner. La sua faccia era la parte più coperta del corpo e il modo repentino in cui da sola si scagliò con veemenza contro la prima linea di scudi della Celere lasciò muti e attoniti i manifestanti. A calci e pugni sfondò il fronte nemico e sparì tra i giubbotti blu dei celerini. La cosa lasciò sgomenti i manifestanti che per trenta secondi buoni non seppero se cominciare a protestare per l’inevitabile arresto o stare zitti per l’evidente proditoria provocazione della giovane. Dal canto suo Elena DT si ritrovò presto seduta su un Cellulare di fronte a un ragazzotto in tenuta anti sommossa dalla corporatura robusta e dai lineamenti indecifrabili dato che non si era tolto il casco e dalla visiera non si capivano né il colore degli occhi, né l’ampiezza del setto nasale, né la carnosità delle labbra. Era questo archetipo del guerriero che aveva sognato a partire dai quattordici anni anni Elena DT immaginando la sua prima volta. Qualcosa di movimentato e rabbioso e epico e infine insensato almeno quanto le divinità sparpagliate nell’etere o il concetto di famiglia. Elena DT fissando il celerino gli disse Come ti chiami, Fabio? Mettimelo dentro Fabio, ma prima mettiti questo disse estraendo rapida dalla borsettina nera un RitardantePerLuiStimolantePerLei. Non mi chiamo Fabio, le rispose ruvido il giovane dando segno di agitazione ormonale con l’improvviso e irrefrenabile bisogno di far sussultare il ginocchio sinistro. Se vuoi ti aiuto un poco, aggiunse Elena DT che si sentiva sicura di sé come tutte le volte che al liceo si era fatta interrogare volontaria. Stai zitta cagna! Mi piace cagna, soprattutto perché non sono una cagna. Il battibecco dal prevedibile finale vide Anteo, così disse di chiamarsi il giovane poco dopo, socchiudere la porta del Cellulare prima di piazzarsi in piedi davanti a una Elena DT seduta sulla panca lunga che percorreva gran parte della fiancata interna. Non aveva bisogno di essere aiutato ma toccare il manganello con un manganello in bocca a Elena DT piacque molto e alla fine Anteo le chiese se si voleva fidanzare con lui. Solo se sei fascista e mi prometti di essere in prima fila a tutte le prossime Manifestazioni Ove Siano Possibili Tafferugli. Anteo rimase un attimo in silenzio e poi spiegò che la posizione tattica non dipendeva da lui. È solo una linea guida generale, lo rassicurò Elena DT. Nessuno può pretendere l’affidabilità da un maschio, aggiunse Elena DT. Ok, disse Anteo prendendo il numero di cellulare di Elena DT. Subito rilasciata Elena DT tornò a casa dove raccontò di essere stata a passeggiare da sola dalle parti del Colosseo. Sua madre la informò che per cena c’era il minestrone. Con i crostini? le chiese Elena DT. Certamente, le rispose sua madre. E ora che ho diciotto anni posso fumare una sigaretta sul balcone? le chiese Elena DT. Poi prendi il vizio, replicò la madre. Il vizio, ripetè Elena DT fissando un punto oltre la ringhiera esterna e uscendo fuori dalla porta finestra del quarto piano. Nonostante l’effetto serra l’aria era rinfrescata. Occorreva mettere un golfino pensò Elena DT, ma per intanto la pelledoca su tutto il corpo le era molto gradita. Molto.
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