- Pronto…
              - Ciao sono io, puoi tornare?
              - Che succede?
              - È entrato?
              - Chi?
              - Indovina…
              - Un attimo. Faccio inversione e sono lì.
- Allora che ci fai qui?
              - Ho sentito rumore da fuori…
              - Chi lo ha fatto entrare?
              - Ho aperto io la porta, mi è venuto addosso e mi ha spinta via. Mi fa ancora male il ginocchio.
              - Potevi usare il manganello.
              - Non…
              - Dunque tu avresti sentito dei rumori da fuori…
              - Nulla di grave! Chinasky e Pascal stavano litigando per la sedia vicino alla finestra.
              - Quando c’ero io queste cose non succedevano, si sentivano le urla da fuori!
              - Stavano solo discutendo.
              - Se quella era una discussione…
              - Senti ora qui le cose sono cambiate, le terapie sono state tutte dimezzate, le persone non possono passare le giornate a letto in uno stato di semi incoscienza.
              - Sono malati.
              - Sono persone.
              - A proposito Pascal e Chinaski?
              - Ho portato un’altra sedia e si sono calmati.
              - Vedi?
              - Qualcuno si poteva fare male.
              - Ma non è successo!
              - Succederà.
              - Le tue terapie erano troppo pesanti, snaturavano le premesse e le aspettative del nostro lavoro. Piuttosto che ci facevi lì fuori?
              - Passavo per caso.
              - Per caso… Sei ancora assieme a quella cataplettica che si veste da pompiere e sviene invece di dire ti amo?
              - Pompiere?
              - Porta pazienza c’è gente. Togli ere e metti nara.
              - E tu sei ancora sola, ficasecca?!
              - No, ma credo tu lo sappia bene.
              - In che senso?
              - Le voci girano, specie nel nostro ambiente.
              - Allora perché te lo avrei chiesto?
              - Per coprire la tua piccolezza.
              - In che senso?
              - Le tue invidie.
              - Non capisco.
              - Esco con parecchi uomini, mi mandano mazzi di fiori stupendi e mi scrivono lettere parecchio intriganti.
              - Tutti?
              - Periodo fortunato, a parte un topo.
              - Un topo?
              - Quello che mi hai spedito tu.
              - Io?!
              - Tu o la cataplettica, avete la stessa anima, per questo siete infelici e poi sei sempre stato abile con le trappole per topi.
              - Ce ne sono troppi vanno eliminati.
              - Come me, ma qua è tardi, fattene una ragione e lasciaci urlare, siamo vivi, cazzo, e tu sei pesante.
              - Un sacco di gente pagherà cara la tua presunzione.
              - Ne risponderò a loro e all’amministrazione e adesso, per favore, fuori dai coglioni!
              - Non hai l’autorità per sbattere fuori nessuno.
              - Infatti te l’ho chiesto per favore, torna a casa e fatti dire ti amo. Se ci riesci.

