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fuori il coming-out di Tiziano Ferro. Il rapper di Senigallia parlava in un intervista al Fatto Quotidiano dell’ipocrisia di coloro che, a sua vista palesemente gay e al massimo del mainstream,non si rivelano per quello che sono. Questi artisti, pur avendo la possibilità di parlare apertamente di un tema ancora scabrosoe tabù, non usano il loro potere comunicativo per far crollare dei muri, ma continuano a cantare col lucidalabbra. Fibra sfacciatamente come nel suo stile, si scaglia contro una cultura televisiva nella quale sguazzano e proliferano esempi lampanti di omosessualità esagerata mentre nella vita reale le persone che devono affrontare di e lottare peressere “diverse”subiscono l’emarginazione sociale e talvolta il pestaggio. L’Italia è un paese ipocrita, non è una grande novità, ma accusare di omertà gli artisti gay per l’omissione di soccorso nei confronti del loro pubblico è una grande polemica, un dibattito sensato e interessante. Soprattutto adesso che il cantante di maggiorprofilo internazionale del nostro paese si è dichiarato gay si possono vedere i perché del suo nascondersi per tanto tempo.su Facebook, gogna mediatica e agorà contemporanea, si perde il conto dei link ironici che prendono i testi delle sue canzoniper sbeffeggiarlo: foto di omoni africani corredate da “adesso si spiegano le sere nere di Tiziano” riferimenti a ”perchè fa male, male, male da morire” e quant’altro. Magari l’ipocrisia non si è svelata del tutto visto che forse le sue dichiarazioni sono state fatte in vista dell’uscita della sua biografia, ma le reazioni della gente spiegano benissimol’ambiente ostile nel quale il diverso oggi deve muoversi. La socità massificata e ormai neanche più scontenta di esserlonon vedeva l’ora di urlare frocio a un famoso più che porsi delle domande sulla questione. Non è vero quello che teorizzava Fibra, anche sotto i riflettori l’omosessualità non viene accettata, anche per chi è al livello di celebrità è dura dire di essere diverso da come si ipotizza sia la normalità. Ricky Martin è stato altrettanto deriso, nessun potere comunicativo che tenga può rendere accettabile ciò che la maggioranza non reputa tale. Pur essendoci molti omossessuali nel mondo dello showbiz nella realtà la stessa condizione non acquista dignità e il potere della parola dei famosi perde tutta la sua efficacia.A mio parere questo evento dimostra come l’opinione pubblica sia impreparata ad affrontare argomenti controversi,il tabù e il bigottismo non sono indice di ignoranza ma la voce della maggioranza, pensare di innescare il dialogo tramite l’accusa polemica si è rivelato sterile: il dialogo oggi è solo riempimento, minuti di palinsesto, è argomento di conversazione nei salotti inconcludenti del pomeriggiotelevisivo nei quali l’argomento viene passato di bocca di opinionista in bocca di opinionista senza che alla finesi giunga a niente. Alla luce dei fatti non penso proprio che, come diceva Fibra, un personaggio pubblico possa aiutarequalcuno nella sua vita privata dandogli l’esempio della condizione comune in cui si trovano, anzi, penso che il gay di Roma avrà la stessa paura di essere pestato anche dopo aver saputo che Tiziano Ferro è dalla sua parte.
Una volta le superstar della musica erano costrette ad apparire, crearsi un’immagine pubblica, asservirsi a un certo dettame prestabilito, alle dure regole dello showbiz solo quando raggiungevano un livello di popolarità che implicasse l’intervento di specialisti della comunicazione. Prima del successo ogni gruppo musicale portava avanti il proprio ideale, era consapevole della posizione e dimensione della propria musica e suonava nei limiti imposti dalla gavetta fino all’eventuale cambio di schemi e prospettive, divertendosi, facendo il tutto solo per passione. Per essere superstar e seguire le regole delle superstar dovevi essere una superstar, se venivi da Bumfuck-Iowa o da Santa Croce Bigolina-Veneto sapevi di aver meno esposizione e possibilità rispetto a una band di L.A o N.Y., non ti passava per la mente di fare un volantino bello ed elaborato come quello dei grandi gruppi per un’esibizione in un bar, ti preoccupavi della bontà delle tue canzoni del fatto che ci fosse birra e figa.
Oggi invece le band si fanno un immagine a tavolino per mettere le foto sul myspace, studiano i meccanismi di marketing, elaborano loghi per mesi e pensano a fare le magliette da vendere ai concerti prima di incidere un demo. Diventa vitale il ruolo di fotografo, stilista o consulente d’immagine per fare 20/30 minuti di live alla sagra della porchetta. Spesso l’amico sfigato viene investito del fondamentale ruolo di manager per sbrigare il lavoro sporco delle telefonate per gli ingaggi e l’aggiornamento del sito. Cosa potrà mai nascere di naturale, fresco, originale o anche solo nuovo da orde di annoiati adolescenti che si atteggiano a astri musicali? Come può maturare la genialità se i requisiti per raggiungerla si perdono nella frivolezza?Il problema è che oggi non conta la qualità, la musica può essere buona o no, l’importante e renderla raggiungibile, esporla come merce su una bancarella social-network-farsi porre a critica subito ed evolversi in base a quelle critiche, basarsi sui fittizi indici di gradimento anziché portare avanti un’idea con la calma delle band locali. Il gruppetto di amici che suona a livello locale deve saper fare qualcosa di grande solo a livello musicale, non multimediale. Le local band sono limitate spazialmente di azione e visibilità da fattori che potranno mutare in grande e in meglio solo presentando roba buona e originale e facendosi il mazzo per conoscere la gente giusta. fisicamente, non on-line, ma faccia a faccia, prima o dopo il concerto vero e proprio, con tutte le variabili del caso-sudore/accento/personalità-non con foto ben fatte, registrazioni e produzioni di alta qualità pagate dal paparino in attesa di registrazioni, magari peggiori, ma etichettate da una major.
La realtà è che i componenti di un gruppo non dovrebbero saper navigare in rete e mandare messaggini ammiccanti alla ragazzina emorincoglionita che spargerà lodevole voce, ma spersi cimentare su di un palco all’altalenante benvolere del pubblico, devono imparare a distinguere le serate alcoliche da vino e cicche da quelle da birra e canne, interpretare la propria interpretazione a seconda della situazione-imparare ad assecondare la freddezza catatonica di una platea che pensa ad altro con una perfomance precisa strumentalmente e lasciare il posto all’esibizionismo e l’incitamento a serate nelle quali la festa e la presenza scenica contano più di due accordi steccati. E’ assolutamente inutile invitare 5 amici e 10 sconosciuti a battere le mani a tempo ed è altrettanto inutile lamentarsi di una sbavatura dopo un concerto di fronte a un pubblico di pari età con la schifosa birra da mezzo in bicchiere di plastica in mano.
Allora invece che pagare Mtv-trl per avere la possibilità di un’esibizione sulla tv nazionale non è meglio trovarsi delle belle date dove per i gruppi la birra è gratis?
Ho sonno

