È in uscita oggi per Lite Editions la mia traduzione di L’apostolo, primo romanzo dell’inglese Richard Godwin; per festeggiare, visto che in nessun modo mi riuscirebbe di recensire un libro che ho tradotto io, ho deciso di regalarvi un’intervista all’autore. Eccola qui. Signor Godwin, l’Apostolo è il suo primo romanzo. Può raccontarci come è nato? Insomma, lei aveva giù scritto qualcosa prima? Aveva già pubblicato? Certo, scrivevo già da molti anni, ma parallelamente al mio lavoro. Insegnavo letteratura inglese e americana alla London University. Avevo già scritto un altro romanzo, ma L‘Apostolo è stato il primo per cui mi è stato offerto un contratto. A parte questo, avevo giù pubblicato racconti in svariate riviste. Vuole raccontarci qualcosa di Castle e Stone, I due protagonisti del suo romanzo? Frank Castle è un uomo la cui carriera è stata quasi distrutta dal fallimento delle indagini sugli Omicidi di Woodland, un caso vecchio di ventotto anni, e dalla conseguente campagna negativa della stampa. Ora si trova di fronte ad un imitatore, e il suo vecchio antagonista, Karl Black, sembra essere di nuovo al centro della vicenda. Black, principale sospettato per i vecchi delitti, oggi gestisce un’oscura setta, della quale si serve per provocare la polizia. Stone è la partner di Castle nelle indagini. Si fida di lui e lo ammira. È dura e intelligente. È sposata, ma il marito la tradisce, e Black, che sembra sapere molto di lei e della sua vita personale, comincia a provocarla fin dal loro primo incontro. Inuitle dire che nel corso delle indagini, entrambi gli investigatori cambieranno, e molto. L’apostolo innesta sul tronco dellaclassica trama da romanzo sui serial killer degli ottimi brani introspettivi, che scavano nella psicologia dell’assassino e degli inquirenti per osservarne la lenta deriva esistenziale. Come è riuscito a conciliare I due aspetti? Tecniche investigative e psicologia? Aveva delle conoscenze specifiche in uno dei due campi? Ho letto molto su entrambi gli argomenti, e alla fine la cosa è venuta da sé. Credo che i due aspetti siano strettamente legati: l’elemento psicologico è essenziale per capire i moventi dell’assassino e fermarlo. Nel romanzo c’è anche un profiler, Tom Spinner. I due investigatori lo coinvolgono fin dal principio, e Spinner si fa subito un’idea, ma l’assassino è troppo intelligente anche per lui… Il suo stile narrativo mostra un’alternanza di momenti lenti e descrittivi e rapide sequenze che spingono la trama bruscamente in avanti. Quanto c’è di controllato in questo? È stato tutto studiato fin dal principio? Ha pianificato tutto, o le cose sono venute fuori così? in altre parole, che genere di scrittore è lei? Pianifica molto, o si butta sulla pagina e lascia che siano i personaggi a parlare, per poi vedere cosa viene fuori? Ovviamente un po’ di pianificazione ci vuole, ma in genere lascio che sia lo stile a trasportare l’azione. Non sono uno di quelli che programmano tutto fino all’ultimo dettaglio, e anche se stendo una scaletta, non la seguo mai per filo e per segno. Credo che una storia debba svilupparsi da sé, un po’ come i suoi personaggi. Elmore Leonard cominciava proprio dando la parola ai personaggi, e il più delle volte basta questo. Personalmente, in ogni capitolo, cambio sempre qualcosa rispetto alla scaletta: mi piace che il racconto mi sorprenda man mano che i personaggi prendono consistenza. Fin qui abbiamo parlato di lei come scrittore. Ora mi dica qualcosa di lei come lettore; ha qualche modello letterario? Qualcuno che considera un maestro? Le influenze letterarie sono difficile da determinare. Al limite potrei citare alcuni autori che amo e che hanno cambiato la mia visione della letteratura: autori come William Shakespeare, Ben Jonson, Fyodor Dostoyevsky, Charles Dickens, Graham Green, Cormac McCarthy, Elmore Leonard e James Lee Burke. Ancora riguardo ai suoi modelli, che ci dice del cinema? Io trovo che il suo romanzo sia molto cinematografico. Senti di aver contratto qualche debito particolare in quel campo? Mi piacciono I film noir. Penso che Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen sia un classico moderno, un geniale adattamento di un grande romanzo. Mi piacerebbe che il mio secondo romanzo, Mr. Glamour, che è un giallo (parla di un gruppo di persone ricche, amanti dell’abbigliamento di lusso, che vengono prese di mira da un killer con l’ossessione delle marche) arrivasse al cinema diretto da Dario Argento. Mr. Glamour è Hannibal Lecter rivestito da Gucci. Mi piacciono i film che fanno riflettere senza preoccuparsi del lieto fine; quello è oppio per gli spettatori, un basso strumento di ingegneria sociale. Dal suo romanzo emergono elementi importanti sulla situazione politica in Inghilterra; il suo assassino uccide soprattutto politici, e anche se i protagonisti si mantengono quasi sempre dal lato giusto della legge, alcuni personaggi “secondari” (per così dire) mettono in dubbio l’operato della polizia sulla base di recenti abusi e incidenti (per esempio il caso di Jean Charles de Menezes, un turista brasiliano erroneamente sospettato di terrorismo e ucciso dagli agenti in base al “Protocollo Kratos”); che cosa ne pensa, lei? In Inghilterra gli abusi di polizia sono frequenti? Uccidendo i politici, il serial killer de L’apostolo conquista i cuori e le menti di milioni di persone. Il romanzo è in corso di traduzione in Slovenia, e dopo averlo letto l’editore ha commentato che gli pareva impossibile che nessuno ci avesse pensato prima; nel suo paese tutti odiano I politici… Per me, il problema è che la maggior parte degli elettori non prestano attenzione ai programmi. Le persone che ci governano, in genere limitandosi ad aumentare le tasse, sono incompetenti e disoneste, e pertanto, in un contesto narrativo, costituiscono un bersaglio ideale. Al di fuori della narrazione, credo che si dovrebbe indagare sui motivi per cui una persona decide di mettersi in politica. In genere, per quando si fanno una posizione, gli ideali dei politici sono belli che andati. Nel romanzo si parla anche dell’uccisione di Jean Charles de Menezes; la polizia era sulle tracce di una persona ritenuta responsabile degli attacchi esplosivi alla metropolitana di Londra. Uno di loro stava facendosi una pisciata e l’ha perso di vista. Poi de Menezes è uscito dal palazzo in cui era entrato il sospettato, e l’agente non si è reso conto di aver sbagliato persona. Gli ha svuotato un caricatore in piena testa, mentre quello era già a terra, steso sul fondo del vagone della metropolitana e con le mani in alto. All’incompetenza è seguito un tentativo di insabbiamento: i responsabili hanno cominciato con le false dichiarazioni fin da quando la notizia è trapelata. Persino l’allora capo della polizia ha mentito. Al momento dell’elezione, Boris Jonson, l’attuale Sindaco di Londra, ha scritto una lettera al capo dicendogli che non aveva fiducia in lui e che gli sarebbe stato col fiato sul collo, e in questo modo lo ha costretto a rassegnare le dimissioni. Penso che il vero problema sia che molti delitti restano irrisolti. È per questo che i poliziotti, anche nel romanzo, vengono spesso accusati di perdere tempo dietro agli automobilisti. Ne L’apostolo, gli investigatori non sono corrotti, ma vengono spinti all’estremo dal caso, tanto che il profiler Tom Spinner è costretto a studiare anche la condizione di Castle, per chiarire se il detective sia ancora in grado di condurre le indagini. Frank Castle sembra equiparare il fervore religioso all’intolleranza. Lei che ne pensa? Penso che la religione sia un affare privato. Non credo che debba o possa essere imposta. Certo, l’estremismo è un’altra storia: è cieco e pericoloso, risponde a scarsa cultura, alla ricerca di risposte semplici a domande difficili, e al bisogno di annullare le responsabilità personali. Parliamo un po’ di lei. È mai stato in Italia? Molte volte. Amo l’Italia, la storia, la gente, l’arte, il calcio, I vini e il cibo. Adoro l’Italia. E mi spiace non parlare l’italiano: certo, a scuola ho studiato latino, e me la cavavo bene; forse per questo lo capisco abbastanza, però non lo parlo. Un terzo dei prodotti dell’intera storia dell’arte viene dall’Italia. Il Rinascimento ha dato alla luce un capolavoro dopo l’altro. Uno degli artisti che preferisco è Caravaggio, un vero genio iconoclasta. Per finire: vuole parlarci dei suoi altri romanzi? Quali sono I suoi progetti? Sta già lavorando a qualcosa? E le avventure di Castle e Stone, vedranno mai un seguito? Il mio terzo romanzo, One Lost Summer, è un noir psicologico. Narra la storia di Rex Allen, un amante delle belle donne che si trasferisce in un nuovo appartamento (con se non ha molto di più di un paio di foto della figlia morta), e lì incontra la vicina di casa, la splendida Evangeline Glass. Invitato a uno dei suoi numerosi party, Rex ha modo di conoscere il marito Harry e i suoi amici. Stranamente, gli sembra di conoscerla benissimo, Evangeline, così comincia a spiarla e si convince che lei non sia chi dice di essere. Così scopre che ha un amante, e comincia a ricattarla, coinvolgendola in un pericoloso gioco delle parti. E poi c’è il mio ultimo romanzo, Noir City, pubblicato in inglese dalla collana Atlantis di Lite Editions. Racconta di Paris Tongue, un gigolo, che dopo aver sedotto la moglie di un boss mafioso si da alla fuga per l’Europa, inseguito da una serie di sicari. Ovviamente, questo mi ha dato modo di raccontare la vita delle città che Paris attraversa, Londra, Parigi, Roma, Madrid, Dusseldorf, e le loro culture sessuali. Prima di incontrare la nipote illegittima di Georges Battaille e scoprire che in realtà vive nell’eterna città erotica di “Noir City”, dovrà penetrare nei lati più oscuri delle capitali europee, seducendo una quantità di bellissime donne. Questo romanzo uscirà anche in italiano. Poi c’è il mio quinto romanzo, Confessions Of A Hit Man, un thriller ad altissima velocità che racconta la storia di Jack, ex marine della Royal Navy che si ricicla come killer a contratto e se la passa anche bene, finché non scopre che il governo sta vendendo plutonio a dei possibili terroristi; Confessions of a Hit Man è in uscita questo mese per MeMe publishing, sia in inglese che in italiano. Intanto, L’apostolo è già stato tradotto e pubblicato da Alexandra, la maggiore casa editrice ungherese, ed è in corso di traduzione in Slovenia, dove uscirà per Artizan Press. Mr. Glamour è in corso di traduzione in francese e italiano per MeMe. E poi ho già scritto il seguito de L’apostolo, e spero di vederlo pubblicato anche in Italia…
Volete saperne di più? Visitate il sito dell’autore; per il resto, ci si vede in libreria o su tutti gli store online…