Quanto sei bella Roma, quanno è sera. Specie nel primo autunno: quando gli amori, figli dell’estate assumono i pacati profili di giornate più tiepide.
Le ottobrate romane, venivano anticamente festeggiate con scampagnate fuori città e le strade si riempivano di voci che intonavano tipici stornelli romani. Le osterie e le caratteristiche fraschette erano il luogo dove ci si fermava a festeggiare e ovviamente il vino, oltre all’ottima cucina casareccia, la faceva da padrone. Si proseguiva con giochi, canti e balli e, naturalmente, un ricco repertorio di stornelli per innamorati dava vita alle ottobrate romane.
Erano anche i giorni dedicati alla vendemmia e, da una vigna all’altra, riecheggiavano per la campagna le voci dei contadini che davano vita a canti e stornelli: la loro allegria si librava nei campi e così come foglie che staccandosi dai rami volteggiano nell’aria, i loro canti salivano e ricadevano lungo i filari per poi salire ancora.
Oggi delle antiche ottobrate romane rimangono le sfumate malinconie dei tramonti, le prime foglie che cadono e la vendemmia, ma non si odono più salire dai campi quegli stornelli che riempivano l’aria di un brillante vociare.