Il giorno in cui la ragazza accompagnò la fidanzata di un suo ex a comprare le scarpe da sposa

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La ragazza ricorderà questo giorno come il giorno in cui accompagnò la fidanzata di un suo ex a comprare le scarpe da sposa. E che cosa più di questo può dare il senso del tempo e del come talvolta le cose sanno andare bene da sé?

Nelle strade arroventate di Brera in una vigilia di solstizio che è già piena estate, due ragazze se ne vanno di vetrina in vetrina. Come dentro a una scatola di variopinti Ladurée, ragazza e amica appiccicano gli occhi a tacchi multicolore, ma poi si concentrano sul bianco color ghiaccio o color panna o color latte delle scarpe da sposa.

La commessa numero 1 è cordiale, il negozio raffinato, tra il raso e la pelle si preferisce la pelle. E il decolleté spuntato.

La commessa numero 2 è logorroica e un po’ svampita, il negozio retrò, tra il raso e la pelle si preferisce il raso. Tappezzato di Swarovski.

Amica “Anche no”

Ragazza “Anche se…”

Amica “Certo che a questo prezzo… quasi quasi… un paio di Jimmy Choo…”

La commessa numero 3 è inesperta, il negozio commerciale e affollato, tra il raso e la pelle non si preferisce nulla.

La commessa numero 4 è alla mano, il negozio modaiolo ma non troppo, tra il raso e la pelle si preferisce la pelle. E il tacco 10. E il modello Chanel spuntato.

Il commesso numero 5 è un uomo, uno di quelli che le future spose le riconosce dal loro ingresso nel negozio, e che consiglia di indossare un paio di autoreggenti sotto il vestito per la cerimonia. L’amica si rimira nello specchio indecisa tra pelle e raso, ma potrebbe andare all’altare a piedi nudi alta e bella com’è.  Le spose nel negozio sono tre, tutte innamorate dello stesso paio di scarpe della stessa misura, e tutte indecise.

Commesso “Ma perché vi sposate tutte?”

Amica “Oh no il cellulare… L’ho dimenticato nel negozio numero 2…”

Ragazza “Allora il tuo inconscio voleva gli swarovski!”

Amica “Pure questa… Domani voglio un post su MilanoTrenta!”

Commesso “Cioè?”

Amica “Sai, la mia amica è una scrittrice…”

Ragazza “Ma vaaa… E’ un gioco…”

Commesso “E tu, MilanoTrenta, non ti sposi?”

Ragazza “E perché? Vuoi vendere anche a me un paio di scarpette di raso?”

Amica “Eh sì, prima o poi… guarda, al matrimonio ti presentiamo…”

Ragazza “Ma no! Ma cos’è in questi giorni, una gara? Vogliono tutti trovarmi un fidanzato, ma io quello che cerco non è un fidanzato…”

Commesso “Ah sì? E che cos’è?”

Ragazza “Non lo so ancora. O forse sì. Qualcuno con cui sia bello ogni giorno parlare e camminare e ridere e giocare e cucinare e viaggiare e dormire e… Con passione, si intende”

Commesso “mmm molto difficile… molto più facile un tradizionale fidanzato!”

Ragazza “Lo so, c’è ancora da camminare…”

Amica “E allora anche per te un nuovo paio di scarpe!”

Commesso “Ma sì, e nel frattempo, di che ti preoccupi? Milano è di noi single”

A ciascuno le sue scarpe. A ciascuno il suo desiderio.

Camminando verso l’aperitivo del Jamaica, l’amica ha due paia di scarpe da sposa, praticamente identiche, con qualche centimetro di tacco e un’apertura sul tallone di differenza. “Così scelgo con calma…”

Anche la ragazza ha un paio di scarpe nuove. Con tacco medioalto ma comodo, per camminare a lungo nella metropoli, e con plateau sfizioso ma stabile, per non inciampare agli incroci della vita dopo uno Sbagliato di troppo.

Dicevamo.

A ciascuno le sue scarpe. A ciascuno il suo destino.

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